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Chi ignora il realismo della dimensione sociale del Vangelo non professa la fede nella sua interezza. Professa un Cristo puramente spirituale, senza carne, senza impegno con e per gli altri. Questo processo di secolarizzazione, che tende a relegare la fede nell’ambito privato, va contrastato con decisione mostrando la negatività dell’individualismo postmoderno

Questo libro approfondisce il tema dell’evangelizzazione del sociale alla luce della «Caritas in veritate» di Benedetto XVI e della «Evangelii gaudium» di Papa Francesco.

Nella prefazione l’autore ricorda che nell’Evangelii gaudium la dimensione sociale è parte integrante della fede ed evidenzia il realismo dell’evangelizzazione dall’incarnazione di Gesù Cristo.
Elemento essenziale di questa evangelizzazione è la Dottrina Sociale della Chiesa che può aiutare i laici credenti a operare nella vita sociale, in modo che sia rispettata e promossa la dignità di ogni persona, a partire dai più deboli e dai più poveri.

Monsignor Toso chiarisce innanzitutto il nesso tra evangelizzazione e Dottrina Sociale della Chiesa. La fede non è un semplice prodotto della mente dell’uomo, ma è  il frutto dell’incontro con Cristo, è partecipare alla sua opera di salvezza. In Cristo, Redentore di tutti gli uomini senza distinzione alcuna, si realizza la misura perfetta dell’umanità fraterna, relazionale, sociale e solidale. L’opera di evangelizzazione della Chiesa comprende l’evangelizzazione del sociale e trova uno strumento nella Dottrina Sociale della Chiesa che sollecita una fede vissuta come servizio alla persona e alla società nei vari ambiti: comunità ecclesiale, famiglia, scuola, imprese, amministrazione pubblica, politica a tutti i livelli.

La Caritas in veritate, che si può considerare il manifesto della nuova evangelizzazione del sociale, è dettata, secondo l’autore, dalla consapevolezza da parte di Benedetto XVI dell’urgenza di un nuovo umanesimo per orientare l’attuale processo di globalizzazione verso il bene di tutti gli uomini. Papa Francesco, dal canto suo, pone a fondamento dell’evangelizzazione del sociale il fatto che il contenuto del Vangelo è sociale, contiene infatti l’invito ad aiutare il prossimo come fratello e sorella, in quanto figlio dello stesso Padre e prolungamento dell’Incarnazione. Pertanto la Chiesa deve essere «in uscita», in stato permanente di missione in tutti i campi, anche nel sociale.

Dopo aver affermato la necessità che tutti, singoli e comunità, si facciano portatori dell’amore trasfigurante di Cristo, in un mondo sempre più secolarizzato e segnato dall’egoismo e dal relativismo, Monsignor Toso passa a considerare alcuni ambiti dell’evangelizzazione del sociale: antropologia, sviluppo, lavoro, economia e finanza, salvaguardia del creato e democrazia.

In ambito antropologico si sostiene come la concezione dell’uomo deve essere aperta alla trascendenza, non limitata alla dimensione terrena. L’uomo è costituito dall’unità di  spirito e corpo, pertanto i diritti che gli spettano non sono divisibili, ma devono essere promossi insieme, a partire da quello alla vita.

A proposito dello sviluppo l’autore sostiene che l’attuale contesto della globalizzazione, improntato al materialismo, crea ingiustizie sociali. Bisogna mirare, secondo Toso, a uno sviluppo plenario, comunitario, sostenibile e inclusivo, raggiungibile solo se si adotta una corretta scala di valori e se si considera Dio come bene e fine ultimo.

Passando al tema del lavoro, tra le cause della disoccupazione ne include anche una di ordine antropologico e culturale, cioè una mentalità economicistica e mercantilisitca che ha fatto scomparire dal centro dell’economia il lavoro e il bene comune, sostituendoli con il denaro, per il raggiungimento del profitto a brevissimo termine. Il lavoro è un diritto imprescindibile, pertanto devono essere elaborate politiche di lavoro per tutti, con particolare attenzione per le donne e i giovani.

Nel campo dell’economia e della finanza l’evangelizzazione del sociale deve combattere le ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria senza limiti e anche quegli orientamenti che negano agli stati il diritto di controllo sull’economia. Condivide la convinzione espressa da Benedetto XVI della necessità di un’autorità politica mondiale che riporti il sistema finanziario e monetario alla sua funzione principale, quella di concedere il credito ai lavoratori, alle famiglie, alle imprese e alle comunità locali.

A proposito della salvaguardia del creato, ci si sofferma sull’agricoltura, campo che non può essere ignorato dalla nuova evangelizzazione del sociale. E’ necessario infatti un nuovo modello di sviluppo per la difesa della sicurezza ambientale e alimentare, messe a repentaglio dagli attuali meccanismi che mirano solo alla ricerca del profitto.

L’ultimo ambito che viene analizzato è quello della democrazia. Qui l’obiettivo da realizzare è una democrazia “ad alta intensità”,cioè più partecipativa, “samaritana”, che cioè non escluda nessuno e sostenga i deboli. E’ la fraternità, definita da papa Francesco “principio architettonico del sociale”, a spingere in questa direzione. Oggi invece in molti paesi la democrazia è contrassegnata da populismo e oligarchie politiche che ignorano le esigenze della società civile e creano un distacco tra classi dirigenti e popolazione.

In conclusione l’autore mostra un atteggiamento ottimistico di fronte alle sfide del mondo attuale. Ritiene che le speranze possano realizzarsi attraverso la formazione di nuove generazioni di cattolici impegnati in politica. Sarà necessario però che le comunità ecclesiali prendano coscienza della dimensione sociale della fede e conseguentemente riformino la pastorale e la formazione.

Mario Toso, Nuova Evangelizzazione del Sociale, Benedetto XVI e Francesco, Libreria Editrice Vaticana 2014.


Citazioni

“Chi ignora il realismo della dimensione sociale del Vangelo non professa la fede nel suo volume totale. Professa un Cristo puramente spirituale, senza carne, senza impegno con gli altri, per gli altri”.

“Occorre contrastare quel processo di secolarizzazione che tende a relegare la fede e la Chiesa nell’ambito privato ed intimo. Va mostrata la negatività dell’individualismo postmoderno e globalizzato. Vanno abbattute le nuove ideologie del consumismo materialista, del mercantilismo e della tecnocrazia. Si è chiamati, in particolare, a combattere contro il falso primato della finanza, che ha aperto una caccia accanita per accaparrarsi ogni angolo della natura e della società che sia convertibile in denaro”.

“In un contesto di crisi del pensiero e di sintesi culturale, tali da provocare una catastrofe antropologica, l’enciclica sociale di Benedetto XVI prospetta la rinascita dell’umano nei vari ambienti vitali, nelle molteplici attività: un umano non autarchico, non ripiegato su se stesso”.

“Una nuova evangelizzazione del lavoro, per conseguenza, contribuirà a vincere gli attuali disorientamenti ideologici circa la sua valenza antropologica e sociale, nonché a superare le incertezze nell’elaborazione di nuove coraggiose politiche di lavoro per tutti, specie per le donne e i giovani”.

“(…) ridare centralità, oltre che alla persona dei lavoratori, alla società e al bene comune: il primo capitale da salvaguardare e valorizzare – rammenta Benedetto XVI – è la persona nella sua integrità (cf CIV n. 25). Diventa, allora, fondamentale passare dalla supremazia del mercato, del capitale, della tecnica, del profitto, del benessere materiale alla centralità dell’uomo, del bene comune, dello sviluppo integrale di tutti i popoli”

“In breve, la nuova evangelizzazione in questo campo non domanda la soppressione dell’economia e della finanza – il che sarebbe assurdo –, bensì la loro umanizzazione e finalizzazione al bene comune della famiglia umana. Tra le condizioni di realizzazione del bene comune sono da porre mercati finanziari e monetari liberi, stabili, trasparenti, democratici (non oligarchici), etici, funzionali all’economia reale, ai lavoratori, alle famiglie, alle imprese, alle comunità locali”.

“Di un nuovo modello di sviluppo, abbisognano anche le attuali politiche mondiali ed europee. Queste, pressate da problemi di attacchi speculativi, di risanamento dei loro deficit e debiti, nonché di rilancio della produttività, appaiono concentrate su prospettive prettamente economiche, finanziarie e tecniche, che mortificano il progresso sociale, la solidarietà e la partecipazione democratica”.

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