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Il libro propone una rilettura, a 30 anni di distanza, della Carta dei diritti della famiglia, promulgata dalla Santa Sede il 22 ottobre 1983. Un documento essenziale e laico, fondato sulla legge naturale e quindi rivolto a tutti gli esseri umani: putroppo ancora largamente disatteso. Un sua rilettura mostra come oggi la strada per declinare i diritti del soggetto famiglia sia tutta in salita, ma come valga la pena, forse più di prima, battersi per rendere finalmente esigibili questi diritti

Il volume dei coniugi Francesco e Gabriella Belletti Ottonelli contiene una rilettura, a 30 anni di distanza, della Carta dei diritti della famiglia che la Santa Sede ha promulgato il 22 ottobre 1983. Un documento breve ed essenziale che si compone di una Presentazione, un Preambolo e 12 articoli. Questo documento del Pontificio Consiglio per la Famiglia è possibile leggerlo integralmente all’interno del volume grazie ad un abile accorgimento grafico che riesce a "mixare", nel corso delle pagine, paragrafi della Carta (nei riquadri in grigio) con il commento e l’attualizzazione dei coniugi Belletti. Essendosi sposati proprio il 7 maggio 1983, lo stesso anno della Carta, essi hanno dedicato questo lavoro ai loro tre figli (Filippo, Cecilia e Susanna) esattamente nel trentesimo anniversario del loro matrimonio. Per rimarcare l’autorevolezza del loro commento è opportuno ricordare che Francesco Belletti dal 2009 è Presidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari.

Nella sua “Prefazione” al volume, Mons. Vincenzo Paglia, attuale Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, afferma che "riletta oggi, la Carta non è un documento rassicurante, ma è un documento inquietante" (p.5) e che è necessario trovare le strade e i modi per declinare i diritti del soggetto famiglia. È uno scenario ancora da esplorare che potrà avere incoraggianti conseguenze per il mondo della politica, dell’economia e della cultura” (p.7).

Commentando i paragrafi di Presentazione della Carta i coniugi Belletti fanno subito osservare che si è davanti a un documento squisitamente laico, fondato sulla legge naturale, e che in questo senso i destinatari della Carta sono tutti gli esseri umani, non soltanto le famiglie cattoliche. D’altra parte la tutela della famiglia non è affatto una questione riservata ai cattolici, ma riguarda tutta la società e le sue istituzioni. Lo dimostra il fatto che la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 dedica l’art. 16 specificatamente alla famiglia, affermando che "uomini e donne in età adulta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia". Anche la Costituzione italiana all’art. 29 "riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio". Nel documento della Santa Sede si afferma testualmente che "la Carta è indirizzata prevalentemente ai “governi", a tutti coloro che condividono la responsabilità per il bene comune, essa offre "un modello e un punto di riferimento per l’elaborazione di una politica per la famiglia, e una guida per i programmi di azione".

Commentando i paragrafi del Preambolo, gli autori fanno ricorso ad un’opera del 1952 dell’antropologo francese Claude Levi-Strauss dove gli elementi costitutivi della famiglia vengono individuati nella unione di un uomo e di una donna, una unione “più o meno durevole”; una unione “socialmente approvata”; e i loro figli. Come si vede, in questa definizione del tutto laica della famiglia che, secondo Levi-Strauss, sarebbe "un fenomeno universale, reperibile in ogni e qualunque tipo di società” (citato nel volume a p. 35), ciascuno degli elementi costitutivi viene oggi messo in radicale discussione: la differenza sessuale (maschile e femminile), poiché la famiglia come puro mondo di affetti e sentimenti prevale sul mandato riproduttivo della specie; "l’unione per sempre" appare una pura chimera poiché prevale la fragilità e la separazione; anche l’approvazione sociale conta molto meno di una volta poiché le convivenze prematrimoniali sono diventate ormai molto frequenti e statisticamente normali.

Il Preambolo, dunque, ancor più se riletto alla luce di questo contesto di crisi, "costituisce una grande sfida alla responsabilità, sia per le istituzioni, sia per ogni famiglia" (p.43).

Dopo aver commentato la Presentazione e il Preambolo, a ciascuno dei 12 articoli della Carta viene dedicato un capitolo del volume con l’intento di attualizzarli facendo riferimento ogni volta a specifiche esigenze di responsabilità per la famiglia, per la Chiesa, per la società e per la politica. Nello specifico i diversi articoli parlano:
– l’art. 1 della famiglia come progetto di libertà;
– l’art. 2 del matrimonio come progetto di coppia;
– l’art. 3 della responsabilità di generare e accogliere la vita;
l’art. 4 del diritto alla vita come sfida di umanità;
l’art.5 del diritto di educare i figli come responsabilità condivisa tra famiglia e società,
l’art.6 del diritto come famiglia di esistere e di progredire come contributo al bene comune;
l’art.7 del diritto alla libertà religiosa per le famiglie;
l’art. 8 del diritto delle famiglie di associarsi tra loro per esercitare una funzione sociale e politica nella costruzione della società;
l’art. 9 del diritto delle famiglie di poter fare assegnamento su adeguate politiche familiari nell’ambito giuridico, economico, sociale e fiscale, senza discriminazione alcuna;
l’art. 10 del diritto della famiglia ad un ordine sociale ed economico in cui l’organizzazione del lavoro permetta ai membri di vivere insieme, e non ostacoli l’unità, il benessere, la salute e la stabilità della famiglia, offrendo anche la possibilità di sana ricreazione;
l’art. 11 del diritto alla casa come spazio di relazioni proporzionato al numero dei membri;
l’art.12 delle famiglie dei migranti le quali hanno diritto al rispetto per la propria cultura e ricevere sostegno e assistenza per la loro integrazione nella comunità alla quale danno il proprio contributo.

Nelle "conclusioni" i due sociologi non nascondono la loro delusione nel denunciare che oggi sia davvero difficile poter sostenere che la situazione sia migliore per la famiglia e i suoi diritti rispetto a 30 anni fa. A loro avviso la famiglia negli ultimi decenni è stata attaccata al cuore al punto che non si parla più di famiglia al singolare, ma di "famiglie"; di modelli familiari profondamente diversi dal passato. Come non dare loro ragione?

Francesco Belletti, Gabriella Ottonelli, I diritti della famiglia. Solo sulla Carta?, Paoline, Milano 2013.

Citazioni

“I diritti della famiglia sono oggi seriamente minacciati in molti modi, in tutte le parti del pianeta. Vecchie e nuove fragilità interne si combinano con attacchi che provengono dall’esterno: povertà, miseria, movimenti migratori, precarietà del lavoro, persecuzioni religiose rendono la vita familiare particolarmente difficile” ( p. 17).

"Oggi si parla spesso di altre agenzie educative. Esiste il rapporto famiglia-scuola, la presenza dell’associazionismo, che tanto fa in termini educativi sugli adolescenti e anche sui bambini, il ruolo dei mass media e delle nuove tecnologie nella comunicazione" ( p. 71).

"La società individualistica e consumistica post moderna preferisce famiglie con relazioni deboli, fragili, liquide, in cui ogni individuo sia esposto direttamente e in solitudine a stimoli, pressioni, proposte valoriali e consigli per gli acquisti, senza filtri o mediazioni educative" (p.80).

"Anche in Italia, sebbene sia uno dei Paesi europei con il tasso di divorzi più basso, si assiste a una vertiginosa escalation di divorzi e separazioni, mentre i matrimoni sono sempre meno numerosi (e spesso sono secondi matrimoni)" (p.85).

"È urgente un fisco a misura di famiglia in grado di garantire un’autentica equità fiscale, riconoscendo finalmente il ruolo insostituibile della famiglia quale primo luogo di sviluppo della persona" (p.106).

"I piani urbanistici devono essere radicalmente ripensati "a misura di famiglia", offrendo spazi, servizi, e percorsi per la socializzazione e per la vita quotidiana di tutte le persone, compresi bambini, disabili e anziani" (p. 123).

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