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Lo scontro di civiltà è inevitabile oppure ci sono altre vie percorribili? I contributi proposti da giovani di diversa appartenenza religiosa impegnati nella ricerca accademica cercano di dare una risposta a questo interrogativo proponendo idee ed azioni capaci di prefigurare un futuro di dialogo e di incontro tra religioni e culture diverse.

Questo libro, curato da Francesco Severio Tommasi ed inserito nella collana promossa dalla Fondazione Achille Grandi per il Bene Comune, non si propone di descrivere quale sia la geografia delle cosiddette “guerre di religione” né tanto meno di presentare un approfondimento accademico o teorico sul tema quanto piuttosto di indicare possibili piste di azione per costruire un futuro che si muova nella direzione opposta rispetto all’inevitabile scenario della violenza descritto dai mass-media.
Per realizzare questo obiettivo il volume propone contributi di giovani provenienti da molti Paesi europei e di diversa appartenenza religiosa (cristiani, ebrei e musulmani), impegnati nella ricerca accademica in vari ambiti (filosofico, teologico, sociologico, delle scienze politiche, della comunicazione, della storia e della giurisprudenza) o sul campo, in associazioni e movimenti, che sono accomunati da un unico obiettivo: dimostrare come lo scontro di civiltà non sia inevitabile né tanto meno l’unica via percorribile.

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I diversi contributi evidenziano la necessità di fare un opera di conoscenza per smascherare i pregiudizi e le visioni, spesso parziali, che si hanno sulle singole religioni, per poi proporre nuove idee ed azioni. Infatti quando si analizza un fenomeno religioso vanno tenute presenti molteplici prospettive per rintracciare in primo luogo i presupposti teorici che potenzialmente possono generare le guerre per poi procedere ad un opera di progressivo scardinamento senza intaccare per questo il contenuto delle singole convinzioni e pratiche religiose. Viene dimostrato, ad esempio, come le idee di verità assoluta e di rivelazione divina infatti non siano intrinsecamente violente.

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Il libro offre quindi una preziosa testimonianza, interconfessionale, interculturale ed interdisciplinare di come sia possibile mettersi insieme, incontrarsi e confrontarsi per indicare azioni concrete capaci di promuovere sviluppo e convivenza pacifica. Si tratta di un seme gettato dai giovani, di un gesto di buona volontà per il futuro. Ma anche di un messaggio di consapevolezza della complessità dello scenario, che richiede punti di vista articolati. In queste pagine si respira il sogno di pace religiosa di questi giovani ma anche tutta la consapevolezza delle difficoltà. Ci viene consegnata un utopia concreta che invita tutti, soprattutto chi riveste responsabilità politiche, a fare i conti con la possibilità di un diverso scenario: quello dell’incontro di civiltà.

Francesco Valerio Tommasi (a cura), Incontro di civiltà, Rubettino, Soveria Mannelli (CZ) 2012.

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Citazioni

"Si deve essere consapevoli di come e quanto siano proprio un prodotto della modernità, e, ancora prima, un prodotto della concezione e del linguaggio cristiano e/o occidentale in senso lato le nozioni di “religione”, ma anche di “guerra”, così come oggi siamo abituati a pensarle" (Francesco Valerio Tommasi).
"In che misura dunque gli schemi religiosi dipendono da altri dispositivi più originari, e quanto invece a loro volta sono generatori di strutture, cultura e linguaggio? Infatti se i problemi che causano le guerre sono sempre molteplici, e quindi anche nei conflitti religiosi è difficile setacciare le motivazioni sociali e politiche da quelle autenticamente religiose (ma esiste un motivo veramente religioso per una guerra? Non si tratta di una contraddizione in termini?), la stessa idea di religione non è mai, come si inizia a dire, aliena dalla cultura" (Francesco Valerio Tommasi).

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"Questo l’intento, espresso senza remore, che anima i contributi qui raccolti. Mettere fine alla violenza, progettare convivenze pacifiche e il rispetto tra comunità e identità diverse. Operare affinché la religione non sia più occasione o pretesto di violenza" (Francesco Valerio Tommasi).

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