Il libro è oramai un bestseller mondiale. L’autore è un economista francese che ha studiato a Parigi, ha frequentato la London School of Economics e il MIT a Boston e ora dirige la Ecole des hautes etudes de sciences sociales a Parigi. Sul sito piketty.pse.ens.fr/capital21c si può trovare l’introduzione, l’indice, i grafici e le tabelle pubblicati e gli annessi metodologici utilizzati, oltre al curriculum di Piketty.Lo stesso Piketty, che non è un ingenuo pensatore, ma ha partecipato alla campagna politica di Segolene Royal per le primarie del partito socialista nel 2007, è consapevole che nonostante il passato ci possa aiutare a capire il futuro, la storia tuttavia non è mai un processo lineare e spesso ci sorprende in bene e in male.
La novità di questo saggio è l’avere provato a descrivere cosa è successo fino ad ora ad alcuni indici statistici che servono per comprendere l’andamento del capitalismo occidentale prima e mondiale ora. Con l’avvertenza metodologica che per molti di essi non si hanno dati affidabili per calcolarli, ma stime medie che difficilmente permettono una precisa comparazione tra epoche diverse. Per esempio una bicicletta del 1914 è molto diversa da una bicicletta moderna e paragonarne il valore non è facile.
La differenza la fanno vari fattori. Uno è la taglia del capitale posseduto. Più è grande più si hanno mezzi a disposizione per ottenere migliori rendimenti. Lo studio fatto sui capitali delle università americane, possibile perché i dati sono pubblici, mostra come le tre più grandi università (Yale, Harvard e Princeton) hanno avuto nel periodo 1980-2010 un rendimento medio annuale del loro patrimonio (che si aggira sui 30 miliardi di dollari) del 10,2%, mentre per le università con un patrimonio inferiore ai 100 milioni di dollari, il rendimento medio annuo è stato “solo” del 6,2%. Questo perché pur spendendo solo lo 0,3% per la gestione dei loro patrimoni per le grosse università questo significa circa 100 milioni di dollari, mentre per le piccole solo 300.000 dollari, che non permettono di pagare fior di consulenti per la ricerca dei migliori rendimenti possibili. Questo esempio aiuta a comprendere le dinamiche complessive che fanno aumentare le disuguaglianze.
In una fase di sostanziale stagnazione della crescita, ciò che più conta è il patrimonio ereditato, mentre in una fase di crescita economica accentuata (dal 2% in su) conta di più l’intrapresa perché l’aumento della crescita è dato dalle novità tecnologiche, e altri fattori simili che permettono l’accumulo di nuovi capitali. L’esempio tipico sono le nuove tecnologie con Bill Gates e Steve Jobs come icone dei nuovi capitalisti.
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Un altro fattore da tenere in considerazione è l’inflazione. Con alta inflazione c’è una redistribuzione del reddito, con una bassa c’è un aumento delle disuguaglianze.
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Citazionirn
“Di fatto, la questione della distribuzione delle ricchezze è troppo importante per essere lasciata ai soli economisti, sociologi, storci, filosofi. E’ una questione che interessa tutti, ed è meglio che sia così. La realtà concreta e fisica della disuguaglianza è ben visibile a tutti coloro che vivono, e suscita naturalmente giudizi politici netti e contradditori” (p. 13).
“Oggi è più urgente che mai rimettere la questione delle disuguaglianze al centro dell’analisi economica e tornare a porre le domande lasciate senza adeguata risposta nel XIX secolo. Per troppo tempo il problema della distribuzione delle ricchezze è stato trascurato dagli economisti. (…) Per rimettere la questione della distribuzione al centro dell’analisi, bisogna cominciare con il raccogliere il massimo numero di dati storci, in modo da capire meglio gli sviluppi del passato e le tendenze del presente” (pp. 34-35).

