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Nel progetto di manovra finanziaria italiana appare la tassa sulle transazioni finanziarie. Qualcosa di simile alla Tobin tax ovvero un fissato bollato del 15 per mille sugli acquisti di azioni e obbligazioni, titoli di stato esclusi. Più una tassa del 35 percento sugli utili delle banche per trading speculativo con la quale si stima di raccogliere fino a 4 miliardi. Meglio sarebbe la Volcker rule ovvero la separazione tra la banca che fa depositi e crediti (e non deve fare trading proprietario con questi soldi) e i fondi speculativi, ma in mancanza di una regolamentazione adeguata è giusto penalizzare le banche che mescolano le due attività (bancaria tradizionale e trading speculativo). Non è solo l’Italia ad andare in questa direzione.

Sulla spinta di Francia e Germania l’Unione Europea, dopo aver votato per la seconda volta a favore, si propone di introdurre la tassa sulle trandazioni finanziarie dai prossimi anni per raccogliere risorse per il proprio bilancio e finanziari beni pubblici.
Stiamo vincendo una battaglia di civiltà.

L’opinione pubblica e i politici si sono svegliati dopo la crisi finanziaria. Una crisi che ha distrutto le finanze pubbliche in tutti quei paesi in cui le speculazioni delle banche hanno creato attivi senza valore in proporzioni elevate rispetto al PIL nazionale. L’Islanda, dove questo indicatore aveva assunto proporzioni altissime, è fallita; l’Irlanda ha visto aumentare il rapporto deficit PIL al 30 percento per i salvataggi bancari (10 volte la soglia di Maastricht per l’accesso all’euro). Il Regno Unito ha speso o accantonato il 44 percento del Pil per iniezioni di capitale o salvataggi diretti delle banche dopo la crisi. Perché mai il settore pubblico e i più deboli devono pagare tutto il costo di una crisi di cui non sono responsabili?
Come abbiamo sostenuto nell’appello dei 150 economisti italiani (confluito poi in quello dei 1000 economisti mondiali) se la finanza speculativa “inquina” ovvero crea esternalità negative (effetti negativi su terzi) deve essere tassata proprio come accade per le emissioni inquinanti.
Su alcuni quotidiani si commenta che l’introduzione della Tobin tax potrebbe voler dire la fine del trading a brevissimo termine (lo scalping) quasi come se dovessimo dispiacerci della cosa. Era proprio questo uno degli obiettivi. Chiunque è libero di scommettere se ha questa passione. Ma come per il lotto e le scommesse sportive deve contribuire al bene comune accettando di essere tassato. E non deve alterare rispetto ai fondamentali i valori di grandezze importanti e sensibili come ad esempio le materie prime agricole il valore delle assicurazioni sul debito pubblico nazionale. Nessuno nega che gli strumenti derivati possano svolgere importanti compiti di copertura dal rischio. Ma una cosa è l’assicurazione e un’altra è la compravendita maniacale delle polizze assicurative sul mercato secondario o fenomeni come quelli di credit default swap (assicurazioni sul rischio di default) di obbligazioni di società private che non hanno emesso alcuna obbligazione ma potrebbero emetterla in futuro.

La campagna 005 aveva fatto proposte leggermente diverse rispetto a quelle presenti in finanziaria. La nostra tassa era tre volte più bassa. Non erano previste esclusioni per i titoli di stato tenendo in conto che proprio su questi titoli c’è molta speculazione. Le due cose si compensavano perché il costo per i piccoli risparmiatori che acquistano titoli di stato era compensato dal fatto che l’aliquota prevista era di molto inferiore.
L’utilizzo della tassa proposta in finanziaria è evidentemente per la quadratura del bilancio pubblico. E’ importante che queste risorse non siano sprecate per non perdere un’occasione e per non dare voce ai detrattori dell’idea che non vedono l’ora di poter dire che tutte le tasse sono inutili e che l’economia deve solo essere far west e compassione dei ricchi verso i poveri.

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