|

La storia, l’economia, il progresso o il regresso sociale si fanno nel micro o nel macro ? Dall’alto o dal basso ? La storia siamo noi o sono “loro” ? Per contribuire a farla basta vendere o acquistare un prodotto equosolidale in una bottega o bisogna necessariamente andare a cena con Putin? Maggiore la fatica nel portare avanti tanti piccoli percorsi di progresso e di speranza per l’umanità, maggiore il rovello attorno a queste domande di coloro che “spingono avanti il mondo” seminando incessantemente nel quotidiano.

Il paradosso e la grandezza della storia umana (che rende più gratuito, e dunque sublime, lo sforzo) è che altri raccoglieranno quello che abbiamo seminato e, se si è fortunati, può capitare talvolta di raccogliere quello che altri hanno seminato prima di noi.

Voglio rispondere a queste preoccupazioni. Credo la cosa più utile a tal proposito sia quella di illuminare i legami, spesso invisibili e nascosti, tra l’azione dal basso e le scelte dall’alto.

Primo, i “grandi” non sono fonte originaria di produzione di idee. La loro vita è ingombra di necessarie ed estenuanti mediazioni, si snoda attorno a percorsi decisionali spesso tortuosi e ai tentativi di gestazione di accordi e decisioni collettive. Non c’è molto tempo per fare altro. Tutte le idee di cui hanno bisogno le apprendono dal confronto con la comunità scientifica e con la società civile. Dunque ogni buona prassi nata dal basso diventa fertile seme per analoghe modalità d’intervento applicate su scala più ampia, o in nuovi contesti, dalla classe di governo.

rn

C’è di più.

rn

Le crescenti difficoltà del bilancio pubblico e il conseguente snellimento dello stato nelle economie moderne hanno reso sempre più attuale e vincente il principio di sussidiarietà. Dunque dall’alto non solo si “succhia avidamente” tutto ciò che di nuovo nasce nella società. Ma, il più delle volte, non si decide nemmeno di replicare in proprio le esperienze di successo, limitandosi saggiamente a finanziare, creare convenzioni ed appoggiare con risorse pubbliche le migliori iniziative dei privati e delle associazioni. Tutti sappiamo che dietro questo fattore importante di cambiamento il rischio è quello non tanto di ignorare la società civile quanto di caricarla di pesi eccessivi approfittando del principio di sussidiarietà per ridurre in maniera decisa e non sostenibile il proprio impegno finanziario relativo alla prestazione di un determinato servizio sociale.

rn

 

rn

Qualche esempio (il lettore perdonerà il fatto che vengono dagli ambiti di mia maggiore esperienza).

Il microcredito moderno nasce come un piccolo seme qualche decina di anni fa e germoglia fino a creare oggi un’immensa pianta con più di tremila organizzazioni che servono quasi cento milioni di clienti non bancabili nel mondo. La classe politica arriva soltanto dopo. Verifica il successo dell’iniziativa e la promuove e la sponsorizza nei più diversi ambiti. Nel nostro piccolo il Ministero degli Esteri e la Protezione Civile scoprono attraverso l’esperienza del finanziamento delle istituzioni di microfinanza in Sri Lanka in crisi per lo tsunami portata avanti da Banca Etica ed Etimos che il microcredito è un efficace strumento di intervento post-emergenziale che evita una serie di danni collaterali e che massimizza l’utilizzo delle risorse finanziarie per l’aiuto.

Il commercio equosolidale è stato inventato decine di anni fa da un ex missionario olandese, Frans Van der Hoff nella regione di Oaxaca del Messico per emancipare gruppi di produttori di caffè sotto la soglia di povertà dal monopolio asfissiante degli intermediari locali. Non è stato certo facile e alcuni produttori sono stati uccisi vittime di chi si opponeva a questo cambiamento. Chissà quante volte l’ex missionario avrà pensato che il suo sforzo rischiava di essere vano, o si sarà preoccupato che le congiunture politiche messicane avrebbero potuto soffocare il suo seme.

Il bello della società globale è però che i semi gettati nel locale viaggiano subito a livello virtuale e possono dare frutti in tutti gli angoli del mondo. Anche questo seme ha dato origine ad una grande pianta in territori molto diversi da quello originario del Messico con migliaia di progetti che incidono sulle vite di milioni di produttori. E con un enorme seguito di imitazioni da parte di grandi imprese multinazionali, e di interventi di cofinanziamento e di compartecipazione o di finanziamenti alla formazione da parte di amministrazioni locali o nazionali. L’ultimo frutto di questo seme è la notizia di qualche giorno fa del debutto di WorldofGood.com, il nuovo sito di e-commerce equo e solidale voluto da eBay in partnership con World of Good, una start-up specializzata nel portare le pratiche del commercio equo nella grande distribuzione.

Nel comunicato stampa si afferma che “Il sito (per ora solo per utenti americani, ma è già previsto uno sbarco in Europa) è rivolto a tutti coloro che intendono fare uno shopping socialmente responsabile in linea con i principi etici di salvaguardia del pianeta e di supporto al lavoro artigianale nei paesi in via di sviluppo in modo da poter garantire ai produttori un minimo guadagno senza essere schiacciati nelle crudeli morse del mercato globale.”

E si ammette candidamente che l’iniziativa è soprattutto un buon business perché “WorldofGood, oltre alla forte connotazione etica, rappresenta soprattutto un notevole bacino di utenti per eBay: si stima che negli States il giro d’affari dei prodotti " ecosostenbili" raggiunga i 206 miliardi di dollari all’anno.”

Comprendo le perplessità dei seminatori della prima ora che non gradiscono la retorica (ma, ammettiamolo, anche forse l’entusiasmo neofita) degli ultimi arrivati che si trovano il terreno già pronto e che seguono semplicemente una moda redditizia. Ma non bisogna dimenticare che anche questi sono alcuni tra i molti frutti di quei semi gettati. Per loro sarà forse il segno che bisogna spostare in avanti la frontiera e cominciare a cercare altrove il sublime dell’oltre (del magis) che supera ma non nega lo stato di avanzamento delle convenzioni sociali della generazione corrente.

Su una cosa spero di avervi convinto.Nel micro o nel macro ? Dall’alto o dal basso ? La storia siamo noi o sono “loro” ? La storia siamo prima di tutto noi.

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!

FACEBOOK

© 2008 - 2024 | Bene Comune - Logo | Powered by MEDIAERA

Log in with your credentials

Forgot your details?