Le principali banche americane (JP Morgan, Merill Linch, Citigrup e Lehman Brothers) che hanno fatto sapere di concordare con questa posizione hanno finalmente capito che per risolvere il problema della finanza derivata non è più possibile affidarsi all’autoregolamentazione. Proprio come per il problema di autocontrollo risolto con successo da Ulisse le maggiori banche d’affari del mondo hanno capito che è necessario vincolarsi alla regolamentazione esterna.
Gli strumenti di finanza derivata hanno un valore nozionale di 24 volte il PIL mondiale. Gli intermediari finanziari che si sono seduti al tavolo di poker sanno che questa posta è ben superiore alla loro capitalizzazione visto che sono stati autorizzati a giocare con una leva di 20/30 volte superiore alle loro disponibilità effettive (in parole semplici hanno comprato fiches che valevano 1000 dollari pagandole 50 o garantendole con un controvalore di 50).
Si va, speriamo, verso quelle regole che avevamo proposto da tempo. Bisogna avere il coraggio di intervenire drasticamente. L’unica speranza che abbiamo è che gli intermediari finanziari capiscano (sembra che l’anno capito) che con questo cerino ci si brucia ed è in gioco la loro stessa sopravvivenza oltre che quella dell’intero sistema.
Speriamo si vada sino in fondo i) trasformando il mercato over the counter dove si svolgono la grandissima parte di queste transazioni in un mercato regolamentato dove si può giocare soltanto i soldi che si hanno o poco più; ii) impedendo ai privati (e alle amministrazioni locali) l’accesso a determinati strumenti finanziari; iii) costruendo una stanza di compensazione per risolvere multilateralmente il problema dei debiti accumulati sino ad ora.
Non avendo purtroppo il bene comune abbastanza capacità di imporsi, solo in quella miracolosa congiunzione in cui le situazioni sono veramente compromesse ed interesse privato ed interesse pubblico coincidono i problemi si avviano a risoluzione.