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Ricordiamoci che gli italiani sono stati “migranti economici” e che 24 milioni di italiani sono andati all’estero per cercare da vivere, ed hanno contribuito all’edificazione dei Paesi di destinazione. Anche loro erano osteggiati, discriminati, e talvolta massacrati perché “rubavano il lavoro”…

Il crollo demografico prossimo venturo

Nel 2017 in Italia sono morte 150.000 (dati Istat) persone più di quelle che sono nate (si stima che fra 5 anni saranno 200.000, fra 20 anni 300.000, per doppiare poi il numero dei nati) e anche tra gli immigrati le nascite diminuiscono continuamente. Proiezioni molto attendibili ci dicono che nel 2050 in Italia la popolazione sarà tra i 45 e i 50 milioni; come si vede dalla tavola che segue, la stima Eurostat spera in una stabilizzazione del tasso di natalità, mentre Massimo Livi Bacci prevede il declino continuo del tasso di natalità. Le stime al 2050 sono analoghe per la popolazione anziana (tutti oggi già nati e con tassi di mortalità abbastanza prevedibili), ma differiscono per quanto riguarda la fascia in età lavorativa. Bisogna inoltre considerare i circa 100.000 giovani (Dossier Statistico Immigrazione 2017), sovente qualificati e su cui abbiamo investito molto, che lasciano ogni anno il Paese.

Popolazione 2015 (000) Popolazione 2050 (000) Variazioni (000) %
Eurostat
totale 60.795 51.500 -9.295 –15
di cui 0-59 anni 43.832 33.000 -10.832 -23
di cui 60 anni e più 16.963 18.500 1.537 +9
Massimo Livi Bacci (Università di Verona, 10 ottobre 2016) 60.795 46.123 -14.670 -24
di cui 0-59 anni 43.832 27.388 -16.444 -24
di cui 60 anni e più 16.963 18.735 1.774 +10

Il problema è che avremo circa 12 milioni di persone in età lavorativa in meno e due milioni di pensionati in più. Nicola Cacace, nella sua relazione al convegno su “Meriti e bisogni” (Milano 26 novembre 2016) ricorda che «un paese ad alta densità abitativa come l’Italia potrebbe vivere benissimo con 10 milioni di abitanti in meno, ma non con 12 milioni di giovani in meno e 2 milioni di anziani in più». L’età media, ricorda Cacace, passerebbe dagli attuali 45 anni a 53, con il tracollo di una economia già oggi stressata per l’anzianità della popolazione.

Un declino economico irreversibile? Gli stranieri ci portano ricchezza, lavoro ed occupazione!

Il Pil è fatto per l’80% di consumi, e, come ben noto, i consumi degli anziani sono molto più bassi della media, quasi zero per le abitazioni, il 20% della media per turismo e viaggi, il 50% per alimentari, etc. Anche gli investimenti seguono le prospettive di crescita, ed infatti da anni in Italia sono in calo. E poi c’è il crollo della forza lavoro.

In Europa i paesi a più alto tasso di occupazione sono i paesi con la più alta presenza di immigrati, e continua Cacace, tutti i dati indicano come una presenza significativa di stranieri – che tendono ad occupare posti non coperti dai locali, o per disagio/pericolosità e/o per basso salario – renda possibile mantenere in vita attività ed imprese “tradizionali”, che altrimenti scomparirebbero.

Dunque, gli stranieri salvano lavoro italiano? Molte attività caratteristiche del made in Italy esistono ancora, crescono, e danno lavoro agli italiani grazie al lavoro degli stranieri:

  • nelle concerie, permettendo così di continuare a produrre scarpe e borse;
  • nell’agricoltura e nell’allevamento – mantenuti in vita dagli immigrati – che consentono la crescita delle produzioni alimentari così apprezzate sui mercati internazionali;
  • nel turismo, ove molti alberghi, ristoranti e negozi non potrebbero vivere senza la manodopera straniera.

Ed inoltre:

  • nel Centro Nord molte altre industrie – con lavori usuranti – sopravvivono grazie agli stranieri: fonderie, abbigliamento, imprese di pulizie, case di cura, etc.
  • quasi due milioni di badanti e colf stranieri consentono il lavoro familiare ad altrettante persone;
  • localmente alcuni distretti non occuperebbero italiani senza i migranti; ad esempio in Sicilia senza il lavoro di migliaia di tunisini la più grossa flotta di pesca d’altura del Mediterraneo resterebbe in porto e migliaia di siciliani, comandanti, motoristi, venditori di pesce resterebbero senza lavoro.

Tutto questo genera un indotto che consente molti altri posti di lavoro, e, tramite i contributi sociali, consente di continuare a pagare le pensioni ad un numero crescente di anziani.

Infatti, gli immigrati danno un contributo economico netto rilevante al nostro Paese e ci costano molto meno di quanto contribuiscono al bilancio del nostro Stato.

Ma allora perché questa battaglia contro i migranti?

Perché questo razzismo e questo odio verso il diverso, se non ci conviene, anzi ci danneggia, e danneggia i più poveri e senza opportunità?

Ricordiamoci che siamo stati “migranti economici” e che 24 milioni di italiani sono andati all’estero per cercare da vivere, ed hanno contribuito all’edificazione dei Paesi di destinazione. Anche loro erano osteggiati, discriminati, e talvolta massacrati perché “rubavano il lavoro”; ricordiamo i massacri di italiani a Tandil in Argentina (1872), Aigues Mortes in Francia (1893), Tallulah (1899) e New Orleans (1891) negli Stati Uniti, Kalgoorlie in Australia (1934) (nella foto linciaggio degli italiani a New Orleans).

Guardiamo come erano visti gli italiani in America secondo la stampa locale: le vignette che seguono sono state pubblicate sul giornale “The Mascot” di New Orleans nel 1888, e sostengono che gli italiani intralcino e deturpino le strade, si rifugino in miserrimi dormitori, passino il tempo libero ad accoltellarsi, e dunque il trattamento migliore proposto è affogarli (oggi diremmo che, a differenza della plastica, sono bio-degradabili, come i morti nel Mediterraneo! Anche qui prima gli italiani!) ed imprigionarli con la violenza. Co ricorda qualcosa? vi do la mia lettura.

 

I piccoli imprenditori, i professionisti, i lavoratori autonomi, i negozianti italiani che vogliono pagare meno tasse e non amano la progressività sono gli elettori della Lega. Ecco allora la promessa della flat tax. Ma ci sono due problemi: è incostituzionale e comunque comporterà una riduzione del gettito fiscale (chi non vuol pagare, continuerà a cercare di non pagare). Questo provocherà la riduzione dei servizi pubblici e delle già magre provvidenze per i poveri. Insomma, togliere ai poveri per dare ai ricchi, che è giusto aiutare a stare ancora meglio!

Però, come compensare i poveri italiani arrabbiati e disperati, che votano? Spiegando che le loro disgrazie derivano dai più poveri ancora, dagli immigrati disperati e dai rom, che non votano. E così si scatenano i penultimi contro gli ultimissimi, con discorsi incendiari e passionali che non hanno bisogno di giustificazione, ed azioni dimostrative molto visibili. Un percorso pericolosissimo e divisivo, che invece di chiedere tutela e diritti e far maturare le persone, toglie loro la ragione.

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