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Creare organizzazioni in cui le persone oltre che ispirarsi ad astratte regole siano in grado di far crescere la spiritualità in se stessi e negli altri. Sarebbe un grande progresso. Ecco perché coltivare la pazienza conviene non solo al benessere organizzativo ma anche a quello individuale e da un impulso ad una nuova spiritualità..

Distruggere sistematicamente la speranza di migliorare le cose. Creare sfiducia per demotivare le persone. Attaccare gli altri senza apparenti ragioni. Questa è la leadership tossica che distrugge le relazioni umane e porta le organizzazioni verso il baratro. Tutto diverso dai manuali delle migliori scuole di management. Altro che pensiero positivo. La parola d’ordine è seminare a piene mani emozioni negative : sfiducia, rabbia e quanto di peggio. Riconoscere le potenzialità e le perfomance degli altri? Anzi diminuirle e svalutarle. Sembra impossibile ma questa è la realtà. Un po’ un inferno per chi ci si trova immerso. Una situazione frequente, ma taciuta e sofferta in silenzio.

Che fare? per chi ha opportunità ed una professionalità spendibile lasciare la barca, salutare cortesemente e andare da qualche altra parte. Salute, benessere psico-fisico almeno per un po’ saranno protetti. Cambiare la situazione è troppo dispendioso dal punto di vista delle energie psichiche e i risultati non sono per niente certi. Se poi non si è schierati contro chi comanda l’esperienza si può trasformare in un incubo. Se invece avete la pazienza di aspettare e la forza per combattere potete rimanere. Ma chiedetevi sempre se ne vale la pena. Soluzioni come change management, coaching ed altre tecniche innovative non è escluso che possano funzionare dipende da chi le usa e come. Un minimo errore può essere fatale e produrre situazioni ancora più frustanti.

Se non avete molte alternative coltivate la pazienza perché sarà una virtù indispensabile nei molti momenti bui che dovrete affrontare. La pazienza è la virtù dei forti perché richiede una ferrea disciplina spirituale. Non la si apprende in breve tempo. E soprattutto ci vuole allenamento. E’ come un muscolo. Più lo si utilizza più cresce e diventa forte. Se vi trovate nella situazione su descritta, immaginate che state iniziando l’allenamento. Quando tutto finirà, sarete più forti e capaci di sopportate ben di peggio. Insomma non è tempo sprecato.

Questo è solo un esempio di come un management spirituale sia sempre più necessario. Spiritualità vuol dire saper gestire se stessi in situazioni estreme, in cui le emozioni negative prevalgono dentro e fuori di noi e si può essere travolti. Non c’è nessuno che ti motiva, anzi, tutti intorno hai persone che operano perché la tua motivazione scenda sotto zero. A questo punto o possiedi qualche residua energia e riesci a tirarti fuori dai guai o altrimenti non ci sono molte vie di uscita.

Solo il convincimento che si può imparare in queste situazioni genera la forza per farci trovare la via d’uscita. Occorre una grande consapevolezza e una grande disponibilità ad affrontare situazioni complesse in cui deve venire fuori la nostra vera spiritualità, cioè la capacità di superare la negatività e generare invece situazioni positive. Questa è la nuova prospettiva del management. Ancora siamo lontani da tutto questo, però se si vogliono creare organizzazioni che siano più umane questo è il percorso da compiere. Creare organizzazioni in cui le persone oltre che ispirarsi ad astratte regole siano in grado di far crescere la spiritualità in se stessi e negli altri. Sarebbe un grande progresso. Ecco perché coltivare la pazienza conviene non solo al benessere organizzativo ma anche a quello individuale e da un impulso ad una nuova spiritualità.

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