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Quali processi virtuosi rimettere in moto dopo la pandemia, come dopo una guerra, una catastrofe, un terremoto? L’Italia e l’UE devono essere considerate a questo scopo come un’unica comunità di destino nel primo secolo del Terzo Millennio. Next Generation UE e Green New Deal sembrano la risposta adeguata. La ripresa e la ricostruzione post-pandemia devono essere le priorità per il futuro dell’Europa. Investimenti e riforme sono la strada maestra. Dobbiamo ridare speranza alle nostre comunità, ai giovani in particolare, progettando una società più equa e solidale. Dobbiamo capire cosa riformare, cosa conservare, tutto con uno sguardo utopico.

Quali processi virtuosi rimettere in moto dopo la pandemia, come dopo una guerra, una catastrofe, un terremoto? 

L’Italia e l’UE devono essere considerate a questo scopo come un’unica comunità di destino nel primo secolo del Terzo Millennio. Next Generation UE e Green New Deal sembrano la risposta adeguata. La ripresa e la ricostruzione post-pandemia devono essere le priorità per il futuro dell’Europa, ha affermato il Comitato economico e sociale (CESE), nel giugno scorso. Investimenti e riforme sono la strada maestra. Dobbiamo ridare speranza alle nostre comunità, ai giovani in particolare, progettando una società più equa e solidale. Dobbiamo capire cosa riformare, cosa conservare, tutto con uno sguardo utopico.

L’economia civile può essere la risposta, visti i bisogni e le risorse disponibili, considerata l’incapacità della teoria economica dominante di comprendere le crisi del 2008 e del 2020. L’Europa deve esprimere tutte le sue potenzialità nel mondo post-pandemia superando il deficit democratico e rafforzando istituzioni e partiti europei. Si tratta di ricostruire la fiducia nel dibattito pubblico mettendo al centro la sanità, la scuola, l’università, la ricerca scientifica, le riforme costituzionali puntuali. Il tutto deve avvenire entro il 2030 – 2050 come transizione ecologica e digitale nell’emergenza climatica. L’economia civile e la politica devono, in sostanza, immaginare l’Italia in Europa unita oltre la pandemia.

Ricostruire dopo la pandemia è un atto squisitamente politico che implica lungimiranza, scelta di un nuovo modello di sviluppo equo e sostenibile, capace di liberare tutta la biodiversità dell’economia civile e circolare. Occorre poi accelerare alcuni processi di riforma del welfare sanitario e del prelievo fiscale. La ricostruzione è necessaria all’Italia per una Europa unita con il supporto straordinario del PNRR.  La crisi finanziaria del 2008 e quella pandemica del 2020 hanno comportato profonde innovazioni di politica economica. È impensabile affrontare il nuovo secolo senza una adeguata cassetta di attrezzi teorici. Manca ancora una risposta adeguata alla crisi da parte della teoria economica dominante.

Quale ruolo poi potrà svolgere l’UE dopo la pandemia? Nel secondo Dopoguerra ha garantito livelli mai visti di ricchezza e di diritti umani e sociali. Dagli anni Novanta il modello sociale europeo è stato osteggiato dalla teoria economica dell’austerità e dai processi di globalizzazione. Tuttavia l’Europa ha risposto alla pandemia con politiche espansive, comuni, innovative come Next Generation EU. Bisogna vedere se nei prossimi anni prevarrà la linea di politiche di tipo keynesiano o se si tornerà a politiche restrittive dell’ortodossia di bilancio. La collaborazione con l’Amministrazione Biden rende possibile una politica di sviluppo sostenibile ed inclusivo.

Nella crisi italiana in particolare, vanno ricostruite le infrastrutture immateriali come leggi, fiducia, coesione sociale. Il declino italiano infatti dipende in buona misura dal ritardo nell’adeguare il sistema al proprio sviluppo ed alla rivoluzione digitale. Deve pertanto crescere la responsabilità politica e la capacità dei partiti di elaborare visioni di cambiamento. Vediamo la possibilità di uscire dalla crisi ma abbiamo sul tavolo da risolvere molti problemi già apparsi nel 1994. I partiti vanno rafforzati, la discussione pubblica va alimentata per uscire dalla lunga transizione del sistema politico. 

La ” ricostruzione dell’Europa” dopo la pandemia implica il superamento del deficit democratico agendo sulla revisione dei rapporti tra istituzioni, partiti, nel quadro di una visione del futuro dell’UE nel mondo. Vanno resettati i circuiti democratici in modo più agile e trasparente. Occorre ridefinire i poteri di Parlamento europeo, Commissione europea, Consiglio dei Capi di Stato e di Governo. Molto dipende dalla riconfigurazione europea dei partiti dei singoli Paesi in schieramenti omogenei e dalla capacità di usare bene ed in modo trasparente i notevoli fondi di Next Generation EU. Serve un modello più avanzato di rapporto tra classe dirigente e cittadinanza per far crescere dialogo e corresponsabilità.

Molto importante sarà ricostruire la fiducia nel dibattito pubblico in materia di sanità. Si tratta di rendere disponibili vaccini e farmaci utili anti Covid 19 in tempi rapidi, di alimentare credibilità di scienza, ricerca e istituzioni. Bisogna lavorare molto sul piano dell’educazione civica e della comunicazione. Le ferite inferte dal virus sono profonde. Non sarà facile ricostruire tessuto sociale e comunità politica. Per affrontare il cambiamento climatico ed il rischio di pandemie future è necessario passare dall’economia politica ottocentesca all’economia civile ormai consolidata.

Si tratta di trasformare l’economia. La diffusione di nuove pandemie, se il termometro della Terra supererà il grado in mezzo in più entro il 2050, ha un costo decisamente più alto delle politiche pubbliche necessarie oggi per riconvertire l’economia uscita dalle illusioni del neoliberismo degli anni Settanta. È possibile conciliare lotta al cambiamento climatico con sviluppo equo e sostenibile. È ciò che propone l’economia civile e sociale da decenni.

In particolare in Italia dobbiamo ricostruire in fretta con un cambiamento radicale della politica e della Pubblica Amministrazione in termini di prevenzione, di tempestività nella prevenzione di grandi rischi pandemici, idrogeologici e sismici. L’Italia può farcela se si rinnova con una classe dirigente giovane e competente a tutti i livelli: amministrativo, politico, imprenditoriale, intellettuale, con ricerca scientifica e tecnologie avanzate, con ottimismo nell’ immaginare il futuro. Questo, in una Italia saldamente integrata in Europa, va di pari passo con una società civile dinamica e consapevole.

Non dobbiamo tornare infatti ad una normalità pre-Covid ma trasformare economia, relazioni sociali, istituzioni democratiche, gerarchia di valori. In un contesto di iperconnettivita’ e di interdipendenza occorre ripensare la politica mondiale orientandola verso la fraternità planetaria, verso una globalizzazione diversa e più prudente.

Ad esempio, va ripensata la distribuzione della ricchezza. Troppe persone nel mondo vivono in estrema povertà. Per tutelare la salute globale occorre ridurre entro il 2030 le enormi disuguaglianze di reddito e di accesso a cure, vaccini e istruzione. Gli sforzi da fare per raggiungere questi obiettivi sono paragonabili alla Ricostruzione dopo il disastro della Seconda Guerra mondiale.  In Europa soltanto è previsto infatti uno stanziamento totale di 1800 miliardi.

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