Domenica scorsa mi sono soffermato a osservare una ‘contingente trimurti’ costituita dai ritratti affiancati di Bob Marley, Che Guevara e Padre Pio. Mi è subito venuto da pensare quale destino avessero avuto le ‘rivoluzioni’ evocate dai tre personaggi..

La Domenica pomeriggio mi piace andare a messa alla Scala Santa, di fronte a San Giovanni in Laterano. E’ a un quarto d’ora a piedi da casa mia e soprattutto è una messa veramente romana, quindi cattolica, dove siedono fianco a fianco ragazze filippine e indiane, vecchi abitanti del quartiere, giovani lievemente esaltati, turisti di ogni paese. I padri passionisti sono concentrati e nelle loro brevi omelie si astengono dai noiosi riferimenti all’attualità politica che infestano molta omiletica contemporanea. La santità del luogo elimina naturalmente curiosi e tiepidi…insomma una bellezza.

Sotto gli archi Porta San Giovanni staziona sempre un venditore di croste, sapete quei quadri orribili del genere ‘vecchio ubriaco’, ‘ragazza spagnola’ o ‘clown con la lacrima’ che infestano il mondo? Ecco, proprio quelli ..solo che ai vecchietti e ai clown da qualche tempo si affiancano (sempre nello stesso stile pittorico) dei ritratti di ‘grandi dei nostri tempi’ (con una certa prevalenza per i papi visto il luogo).

Domenica scorsa mi sono soffermato a osservare una ‘contingente trimurti’ costituita dai ritratti affiancati di Bob Marley (con cannone d’ordinanza), Che Guevara (basco-munito) e Padre Pio (versione allegra con rosario tra le dita). Mi è subito venuto da pensare quale destino avessero avuto le ‘rivoluzioni’ evocate dai tre personaggi.

Bob Marley, poveretto, è quello finito peggio, la via della liberazione attraverso la cannabis o, più generalmente la chimica, è ormai un ferro (anche un po’ abusato) dei potenti dei paesi ricchi per rintontire definitivamente una massa di futuri disoccupati. Insomma pura reazione, il contrario esatto del futuro di liberazione.

Che Guevara, anche se di sicuro il più fotogenico dei tre, ha scritto pagine sinceramente imbarazzanti in cui esaltava l’odio, predicava il passare per le armi qualsiasi oppositore a partire dai quindici anni di età e altre amenità del genere … tutto mentre lavorava attivamente come torturatore di avversari politici e omosessuali. Insomma verrebbe da dire che, grattando sotto l’iconografia un poco stinta di vecchi nostalgici e giovanotti un po’ tonti, ci sia ben poco e quel poco piuttosto ripugnante. Come che sia anche la sua rivoluzione non abita più tra noi.

Chi resiste, alla lunga, è proprio Padre Pio che, attraversando il disprezzo di tanti cristiani colti e moderni, la derisione delle elite laiche e la generale posizione di sufficienza del mondo (elementi questi che fanno sicuramente curriculum per un rivoluzionario che si rispetti) ha offerto una prospettiva di cultura ‘altra’ ai diseredati. Un mondo spirituale in cui chi aveva letto un solo libro non si sentiva inferiore a chi ne avesse letto un milione, una vera, spirituale e sacra ‘psicoanalisi del popolo’ nelle sue lunghe confessioni, una prospettiva di orgoglio e dignità per gli ‘esclusi dalla modernità’. Mica male direi, pensateci quando noterete la sua immagine dietro alla cassa del pizzicagnolo o al banco della frutta al mercato, con buona probabilità state interagendo con un vero ribelle.

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