L’idea è che ‘l’impiego in banca’ sia sinonimo di grigiore esistenziale e annullamento dello spirito vitale, il corrispettivo della sepoltura dei talenti che ci sono stati donati dal Signore con il rischio di dannazione, è un luogo comune di derivazione post-sessantottina molto diffuso

Due belle canzoni italiane: Quattro amici al bar di Gino Paoli e Compagno di Scuola di Antonello Venditti (in due versi paradigmatici ‘destinati  a qualcosa in più che a una donna e a un impiego in banca’ nel caso del genovese e ‘ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu’ nel caso romano) sono solo due esempi di un luogo comune di derivazione post-sessantottina molto diffuso. L’idea è che ‘l’impiego in banca’ sia sinonimo di grigiore esistenziale e annullamento dello spirito vitale, il corrispettivo della sepoltura dei talenti che ci sono stati donati dal Signore con il conseguente rischio di dannazione (notare l’opposizione tra ‘salvezza’ e ‘impiego in banca’ nella canzone di Venditti).

Non varrebbe certo la pena di soffermarsi su questo ‘super-omismo’ da Nietzsche di provincia se la rivoluzione sessantottina (a tutti gli effetti riuscita e vittoriosa) non avesse tolto al lavoro il carattere di luogo della realizzazione umana. A un’etica fondata sul lavoro succede un mondo basato sulle relazioni sociali, in cui le qualità richieste sono adattabilità, flessibilità, polivalenza e di conseguenza un sostanziale sradicamento.  I pensatori cristiani (tra i moderni Chiara Lubich e Jose Escrivà ma la genealogia risale all’orgoglio di san Paolo per il suo mestiere di provetto costruttore di tende) hanno sempre insistito sul valore santificante del lavoro umano (…‘frutto della vite e del lavoro dell’uomo’): qualsiasi lavoro fatto bene e con amore è una preghiera, anche il lavoro del bancario.

Se fino a una ventina di anni fa, il maramaldeggiare su una vita ‘senza orario e senza bandiera’ era sostenuto da una certa disponibilità di impiego, di questi tempi il ‘lavoro in banca’ più che un ripiego appare ai nostri giovani come un sogno. Tralascio considerazioni al di fuori delle mie competenze sulla progressiva distruzione della classe media e sulla crescente inutilità di una borghesia produttiva per il capitale finanziario e mi concentro sull’istituzionalizzazione dello sradicamento (altro che opposizione alla società, si tratta ormai del conformismo più puro) contrabbandato subdolamente a partire dalla scuola (come mai non si fanno più gite scolastiche in Italia e si preferisce una città francamente brutta come Berlino a Venezia o Siena ?) proseguito dal ‘crisma di modernità’ conferito dalla partecipazione al progetto Erasmus (Ma non si è più concentrati a studiare a casa propria ? Se si tratta di vacanze allora va bene ma lo studio..).

Provate a pensare a quanto sia invece realmente anticonformista un bancario onesto e meticoloso che magari metta in guardia i correntisti da investimenti rischiosi …. aspettiamo ancora le canzoni per questa mutata situazione.

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