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Proponiamo un’intervista realizzata al teolgo musulmano Adnane Mokrani, docente di Lingua araba e Islamistica presso il Pontifico Istituto di Studi Ararabi e d’Islamistica (PISAI)

1. In diverse occasioni ha espresso la sua condanna degli attentati terroristici di Parigi invitando i leader religiosi musulmani a prendere posizione. Come interpreta ciò che sta accadendo? Perché si fa appello ad una religione per giustificare simili atti? Perché si continua a fare confusione tra Islam e terrorismo?

Si fa appello alla religione per giustificare la violenza ed il terrorismo per due motivi principali. In primo luogo per l’esigenza di giustificare quello che è ingiustificabile. L’essere umano nella sua violenza ha bisogno di appellarsi a ideali religiosi o laici per far passare la violenza come atto giustificabile. In sostanza si ricorre a un meccanismo di questo tipo perché umanamente non si può accettare una simile brutalità, una simile disumanità. Questo meccanismo lo abbiamo visto nella storia agire sotto diversi nomi: civilizzazione del mondo, giustificazione del colonialismo, esportazione della democrazia, “guerra preventiva”.

Il secondo motivo a che vedere con un processo di manipolazione e di abuso delle coscienze dei giovani più ignoranti, più sprovveduti sul piano culturale. In sostanza si opera un lavaggio del cervello dei giovani più deboli, privi di conoscenza, che più facilmente possono cadere nella trappola del fondamentalismo che li manipola, portandoli alla morte. Questo crea una grande confusione tra Islam e terrorismo soprattutto in chi non conosce l’Islam, in chi ha una conoscenza superficiale spesso veicolata dai mass media. L’identificazione tra Islam e terrorismo ferisce, colpisce l’immagine pubblica dei musulmani, la fama dell’Islam. Ogni musulmano finisce così per essere visto come un potenziale terrorista. In questo modo si fa il gioco stesso del terrorismo che ha come progetto quello di contrapporre Islam e Occidente.

2. Le chiedo di aiutarci a comprendere il rapporto tra Islam, religione e politica. Che cosa sta accadendo nel mondo arabo? Che origini ha la minaccia fondamentalista oggi espressa dall’Isis? In che misura rappresenta la fede islamica?

L’Isis e la sue idee non rappresentano in nessun modo la religione islamica. E’ una deriva scellerata, ideologica e criminale. Venendo al rapporto tra Islam e politica bisogna richiamare l’esperienza della Primavera araba che ha portato la speranza di un cambiamento serio perché ha toccato i problemi veri dei Paesi islamici: la democrazia, la libertà, il lavoro, la prosperità, la dignità, i diritti umani. Questi rappresentano ancora i problemi e le sfide che il mondo arabo ha oggi di fronte. Purtroppo la Primavera araba, iniziata in modo pacifico, è diventata guerra civile. La parte più fondamentalista ha approfittato del caos per un progetto opposto a quello della Primavera araba. Ha preso corpo un progetto terroristico dittatoriale di oppressione che non rappresenta certo un orizzonte di futuro. Può ingannare i giovani più ignoranti ma non può portare ad una vita dignitosa. Il terrorismo conferma la dittatura, la sua priorità è quella della sicurezza; le richieste del popolo vengono lasciate da parte. Nel Corano non troviamo una teoria politica, un sistema politico a cui ispirarsi. Troviamo invece valori etici che hanno una dimensione politica come la giustizia, la solidarietà e la pace, che sono valori umani universali espressi nelle modalità islamiche. I regimi che troviamo nella storia sono stati inventati di volta in volta dai musulmani che hanno imitato altri modelli di organizzazione politica. Il Califfato non è un istituzione religiosa. Vi sono stati dei re che hanno portato avanti questo modello politico che non ha a che fare con la religione. L’ultima esperienza storica di Califfato è stata quella del Califfato Ottomano che è evidentemente un’esperienza storica superata.


3. Si utilizza spesso, in modo inappropriato, il termine jihād identificandolo con quello di guerra santa. Ma quale è il significato autentico di questa espressione nella tradizione coranica? Il ricorso alla guerra è contemplato Corano? Con quali significati?

La jihād è lo sforzo che il credente realizza nella ricerca di Dio, è una via umana che porta a Dio anche attraverso il servizio all’altro, al prossimo. Nel Corano troviamo accenni alla guerra, al combattimento ma in accezione molto chiara: l’unica guerra legittima è quella difensiva. Solo in caso di attacco i cittadini hanno il diritto di difendersi. Purtroppo non sempre questo dettato è stato osservato dai musulmani. Il termine guerra santa non si trova nel Corano. Il termine jihād può anche far riferimento ad un aspetto bellico ma solo nell’accezione della difesa contro le minacce subite dalla comunità islamica nascente. Dopo la morte il Profeta Muhammad, i Califfi e i re hanno fatto scelte diverse.

4. Quali sono i pilastri della fede islamica? Quali sono gli elementi che accomunano la fede musulmana e quella cristiana?

Prima di tutto l’idea del Dio unico. L’Islam, come il Cristianesimo e l’Ebraismo, sono religioni monoteistiche. L’Islam si fonda, ha fede in valori come la compassione, la misericordia, la solidarietà, l’aiuto dei poveri, la famiglia, la vita umana. E’ una religione etica che chiama i fedeli ad un impegno per la pace e la giustizia. L’Islam crede nella vita dopo la morte e nel giudizio finale. Gesù e Maria sono figure venerate. Gesù non è considerato un profeta qualsiasi; è un grande profeta con caratteristiche eccezionali. Viene nominato molte volte, più dello stesso Muhammad che è un po’ nascosto nel Corano. Maria è venerata come la madre di Gesù e considerata simbolo di purezza, di santità e quindi è un modello da imitare. Sono molti santuari mariani che vengono visitati dai fedeli musulmani.

5. Islam significa sottomissione a Dio nella pace. Che posto ha nell’esperienza religiosa musulmana l’impegno per la pace ed il dialogo interreligioso? Cosa serve oggi per superare le paure e aprirsi a un confronto che rispetti e valorizzi le diversità religiose e culturali?

Per rispondere questa domanda è necessario chiedersi che cosa è la religione e a cosa serve. Bisogna fare chiarezza e riscoprire la missione religiosa della religione. Purtroppo oggi la religione è usata in modo improprio, demagogico e strumentale per coprire specifici interessi politici ed economici. La missione delle religioni è quella di educare l’essere umano per liberarlo dall’egoismo e aprilo a Dio e al prossimo. L’educazione religiosa è attenzione alla pace. In questa prospettiva non ci deve essere separazione ma solidarietà, collaborazione, unità tra gli uomini di diverse fedi che sono chiamati a lavorare insieme per il bene comune dell’umanità, a servire tutti senza distinzione. Non si può essere solidali sono con chi è come noi. Bisogna superare i confini dottrinali ed incontrarsi. Oggi il terrorismo, il razzismo e il populismo sono delle gravi minacce per la civiltà umana nel suo complesso. In particolare il terrorismo crea paura, conferma e sostiene i comportamenti xenofobi, la paura dell’altro, colpendo il cuore della democrazia, dello sviluppo politico. Il rischio è quello di reagire con la violenza ma così perdiamo tutti. E’ un gioco a somma zero dove non ci sono né vinti né vincitori.


6. Nel messaggio per la giornata mondiale della pace del 2016 dal titolo “Vinci l’indifferenza e conquista la pace” Papa Francesco ha sottolineato come la pace sia minacciata dall’indifferenza globalizzata. Un invito che ci spinge ad assumerci la nostra responsabilità. Cosa pensa al riguardo?

L’indifferenza è un problema serio del nostro tempo. Faccio un esempio per esplicitare il ragionamento. Oggi il popolo siriano è abbandonato a se stesso in una lotta pacifica contro un regime dittatoriale. La comunità internazionale non ha fatto niente. E in questo vuoto è cresciuto il male. L’indifferenza fa aumentare i problemi e manifesta una mancanza di comprensione, di misericordia, una fallimento dei valori umani e religiosi. L’indifferenza ci porta a considerare i drammi umani come lontani da noi; ma presto o tardi questi drammi arrivano fino a noi, toccano le nostre vite. L’indifferenza uccide l’anima dell’esperienza religiosa e crea un vuoto di umanità. L’indifferenza non può quindi essere più tollerata e dobbiamo tutti essere responsabili e consapevoli dei drammi che il mondo sta vivendo.


7. Infine una domanda su Papa Francesco e il Giubileo della Misericordia. Come valuta il mondo musulmano l’operato di Francesco? Come giudica la scelta di indire un giubileo della misericordia? Che significato ha nell’attuale situazione sociale, politica e culturale? Il tema della misericordia che posto ha nella tradizione coranica?

La proposta del giubileo ha visto sin dall’inizio una partecipazione spontanea di tanti musulmani. Questo per tati motivi. La misericordia rappresenta un valore essenziale per la fede islamica. Un valore molto sentito. La misericordia è il cuore della missione del profeta Muhammad e questa misericordia e rivolta a tutti gli esseri umani. Il terrorismo e la guerre mostrano una mancanza di misericordia, un mondo dove si è perso il riferimento a questo grande valore. Quindi, per i musulmani, la misericordia in questo tempo è una necessità vitale per tutta l’umanità e per questo aderiscono in modo concreto a questa proposta.

Il Papa rappresenta la salvezza e la credibilità della religione nel modo contemporaneo. Francesco ha saputo recuperare i valori di base del cristianesimo redendo la religione più umana, più vicina alla gente, più compassionevole, più semplice. Questo farà bene alla causa delle religioni nel mondo moderno. Siamo di fronte ad un bivio: o la religione è destinata a diventare un oggetto da museo oppure è possibile riscoprire i valori fondamentali dell’esperienza religiosa e tradurli nell’esperienza concreta di vita in un orizzonte di apertura. Tutta l’umanità può godere dell’azione che papa Francesco sta portando avanti.

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