La scelta di Papa Benedetto XVI di non partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico all’Università “La Sapienza” di Roma sta occupando in questi giorni, com’era del resto era prevedibile, le prime pagine dei maggiori quotidiani italiani.

I commentatori naturalmente si sono esercitati sui temi della libertà di parola, dell’autonomia degli scienziati, delle ingerenze della chiesa e delle sue colpe storiche, dell’oscurantismo culturale et similia.

L’invito del rettore dell’Università romana al Papa era stato criticato già nel novembre scorso in una lettera del fisico Marcello Cini apparsa sul Manifesto, nella quale l’invito del Papa veniva definito una “incredibile violazione della tradizionale autonomia delle università (…) improvvida e lesiva dell’immagine del La Sapienza nel mondo”. Le posizioni di Cini sono successivamente state sottoscritte in un appello presentato al rettore da altri 67 docenti della stessa università. L’appello non ha “nulla da aggiunge agli argomenti di Cini, salvo un particolare”. Questo particolare è una colpevole citazione di un discorso del 1990 nel quale l’allora card. Ratzinger, riprendeva una frase del filosofo austriaco Paul K. Feyerabend il quale scrive: “All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto”. Paul Feyerabend! Capite, il futuro Papa che cita Feyerabend… Questa sì che è la vera notizia, altro che appelli o lettere indignate. Il futuro Papa che attacca Galileo servendosi di qualche studioso compromesso? Tutt’altro. Il futuro papa che cita l’enfant terrible della filosofia post-popperiana, come lo definisce Hans Küng. Il filosofo bastian-contrario per antonomasia, colui che attaccò l’ortodossia popperiana con un saggio intitolato Contro il Metodo: abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza e rispose ai suoi critici con un altro saggio intitolato Scienza in una società libera, un pensatoreil cui motto era “anything goes”, “tutto va bene”… Cosa abbiamo dunque? Un campione del “relativismo” sulle cui tesi il campione dell’antirelativismo fonda i suoi giudizi! Questo sì che è una notizia, perché che il Papa citi Feyerabend ci mostra l’insospettata indole culturale e la passione intellettuale di Joseph Ratzinger. Qualche anno fa scrissi un saggio in difesa dell’anarchismo epistemologico di Feyerabend. Il saggio venne pubblicato sullo stesso numero della stessa rivista in cui appare anche un intervento del card. Ratzinger. La cosa mi parve irriverente e divertente allo stesso tempo. Ed ora cosa si scopre? Che lo stesso cardinale cita lo stesso filosofo non contro il povero Galileo, come alcune interpretazioni superficiali e decontestualizzate hanno voluto indicare, ma contro ogni forma di dogmatismo, appartenga alla Chiesa o appartenga agli scienziati. Ecco il particolare trascurato di tutta questa vicenda. La vera notizia nella notizia! Una specie di autogol, una gaffe ed un errore strategico imperdonabile, nella quale sono incorsi i 67 indignati de La Sapienza: nel tentativo di screditare il Papa ricordandone la frequentazione con Feyerabend non fanno altro che metterne in luce, involontariamente sia chiaro, il pluralismo e l’ampiezza, se non di vedute, almeno di letture ed interessi culturali.  

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