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Persona e bene comune, politica come vocazione esigente, democrazia partecipativa e sussidiarietà circolare: questi alcuni dei temi che la SPES ha posto al centro del dibattito nei primi appuntamenti del suo cammino. E il 17 aprile abbiamo percorso un altro tratto di strada, in compagnia di Leonardo Becchetti, rinforzando la nostra convinzione della necessità di riattivare una circolarità virtuosa tra politica, etica ed economia.

La speranza al pari della fiducia sono, oggi più che mai, merce rara, soprattutto se declinate sul terreno della politica. Ma senza la fiducia e la speranza in un domani migliore, senza la persuasione forte e coraggiosa che sia possibile superare le difficoltà del tempo presente e che sia sensato lottare per dare corpo a obiettivi ambiziosi, tanto il singolo quanto il corpo sociale si precludono ogni possibilità di crescita. Non basta, infatti, limitarsi a desiderare un futuro diverso e migliore rispetto a ciò che, del presente, non ci soddisfa o non ci piace; occorre credere che quel meglio rappresenti, davvero, un obiettivo possibile ed è necessario essere disposti ad impegnarsi concretamente per conseguirlo.

Rispetto a questi temi l’ambito sportivo rappresenta una efficace metafora e una preziosa risorsa metodologica. La psicologia dello sport ci insegna infatti quanto sia cruciale lavorare sulla motivazione degli atleti, soprattutto sulla motivazione intrinseca. Non solo. Tale disciplina pone in evidenza l’importanza di focalizzare obiettivi ardui ma possibili, capaci di stimolare il gusto della sfida e di giustificare l’impegno profuso per conseguirli. Ancora, questi studi evidenziano il ruolo di quanti si affiancano al lavoro dell’atleta, sostenendo e incoraggiando il suo lavoro; aiutandolo a focalizzare le sfide possibili e a impiegare al meglio i propri mezzi per raggiungerle. La fiducia e la speranza vanno infatti sostenute, incoraggiate. Questo nello sport, ma direi anche in politica.

È prezioso, infatti, incoraggiare la vocazione di quanti vogliono mettersi al servizio della propria comunità. È importante sostenere quella scelta valorizzando le motivazioni intrinseche che spingono all’impegno (essere amministratori competenti, seri, affidabili), piuttosto che motivazioni estrinseche (essere riconosciuti, ammirati, temuti). È essenziale indirizzare quella passione verso obiettivi ambiziosi, ardui ma possibili: contribuire alla vita buona delle proprie comunità, mettere la persona al centro della propria azione quotidiana e non solo della propria retorica elettorale, favorire una reale partecipazione democratica, evitando di confondere la responsabilità della decisione con l’auto referenzialità del decisore.

La Scuola di politica ed Etica Sociale (SPES) promossa dall’Arcidiocesi di Udine è nata proprio dal desiderio di raccogliere questa sfida e lo ha fatto creando uno spazio di amicizia civica dove le differenze, pur restando tali, imparano a riconoscersi e a collaborare. Lo ha fatto cercando di alimentare la speranza nella buona politica – non a caso SPES, speranza, è l’acronimo della Scuola – e dando fiducia a una nuova generazione di donne e di uomini cha hanno scelto di impegnarsi concretamente in ambito socio-politico, soprattutto a livello amministrativo locale.

Persona e bene comune, politica come vocazione esigente, democrazia partecipativa e sussidiarietà circolare, sono questi alcuni dei temi, ardui ma possibili, che la SPES ha posto al centro del dibattito nei primi appuntamenti del suo cammino. Un cammino impegnativo, questo è certo, ma la difficoltà dell’itinerario non rappresenta un problema quando la meta promette di ricompensare adeguatamente la fatica. Le difficoltà rendono anzi affascinante la sfida.

Il tratto di strada che abbiamo percorso nel mese di aprile, appare particolarmente arduo: riattivare una circolarità virtuosa tra politica, etica ed economia. L’immaginario, nutrito da tanti film e tante esperienze concrete, tende a tracciare confini netti tra il regno dell’egoismo auto-interessato e la dimensione comunitaria. Le strategie con le quali si persegue il successo economico paiono infatti insofferenti ad ogni interferenza del politico e tanto più dell’etico. Ma gli esiti di tale divorzio li sperimentiamo quotidianamente da anni.

Serve allora ritrovare il coraggio per ricucire ciò che è stato lacerato, scommettendo con fiducia sulla possibilità di fare dell’economico (e del finanziario) dei veicoli di crescita comunitaria non solo sotto il profilo materiale ma anche sotto il profilo delle virtù civili. Da questo punto di vista la SPES crede nella realizzabilità di un’economia civile edificata dalle scelte concrete e quotidiane degli amministratori, degli imprenditori, dei diversi attori sociali che animano i nostri territori.

Proprio per contribuire a promuovere un’economia al servizio della persona, la SPES ha “ingaggiando” bravi allenatori – tra i quali segnaliamo i “nostri” Bruni e Becchetti – che sanno aiutare a pensare in grande e, nello stesso tempo, aiutano a mettere a fuoco obiettivi concreti e praticabili: slotmob, cashmob etici, appalti responsabili, ecc.

Tutto questo, sia chiaro, non è la soluzione al problema, ma un contributo ad essa. Un primo passo lungo un cammino arduo tutt’altro che agevole, il cui esito positivo è legato, anche, alla capacità di ampliare il numero di quanti decidono di intraprenderlo con sano entusiasmo.

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