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Un uomo solo al comando della Francia e un solo uomo alla Lega; tutte grandi battaglie vinte con uno strepitoso genio militate e politico, ma che nascondevano anche un malcelato senso di onnipotenza del capo, ma nel giro di un anno, dopo la Russia, Napoleone (quello vero) sconfitto a Lipsia e confinato all’Elba; già sono passati sei mesi dal Papeete per il Napoleone nostrano…

All’apice del consenso Salvini ha subito la prima battuta di arresto, ma il ricordo va alla battaglia di Borodino della campagna di Russia di Napoleone, anticipatrice della disfatta.

La Storia non si ripete ma con le elezioni regionali ed in particole in Emilia Romagna, si è creato un curioso parallelo tra Napoleone e Salvini. Un uomo solo al comando in tutte e due i casi; folle osannanti ad ogni vittoria; decisioni rapide ed efficaci capaci di spiazzare il nemico e annientarlo. In meno di 5 anni Salvini ha fatto della Lega il maggior partito italiano, almeno fino alle Europee del 2019.

Poi, inebriato dalla “immancabile vittoria”, l’autogol del Papeete e la caduta del governo nella convinzione di andare subito alle elezioni, invece si è formato il governo giallo-rosso e lui all’opposizione dietro la lavagna. Lo zar Alessandro I venne meno al blocco navale delle merci inglesi concordato in precedenza con Napoleone e questi decise di invadere la Russia nel Giugno 1812.

La battaglia che avrebbe dovuto dare la spallata finale al questo governo doveva essere l’Emilia Romagna, dove, numeri alla mano, i leghisti con tutto il centro destra avevano già la maggioranza pure confortata fino al giorno prima delle elezioni da molti sondaggi. Borodino, a pochi chilometri prima di Mosca, doveva essere la battaglia decisiva per la distruzione completa dell’esercito russo.

Purtroppo per Salvini, ha vinto Bonaccini con uno scarto notevole di ben 8 punti anche se il suo partito mantiene sempre una considerevole consistenza di oltre il 30%. L’esercito russo di Alessandro I riuscì a sganciarsi in modo ordinato e non fu distrutto anche se lasciò libera la strada per Mosca ma che si rivelò una trappola per Napoleone, facendogli perdere del tempo prezioso prima dell’inverno.

 

Non solo a Salvini non è riuscita la spallata emiliana, ma ha perso pure in Calabria dove si è imposta Forza Italia, suo alleato di governo, dimostrando che la Lega è e rimane un partito del Nord. Durante la ritirata da Mosca, Napoleone abbandonò il suo esercito per correre subito a Parigi dove cominciavano a manifestarsi molti dissensi e un fallito colpo di Stato.

Già si sentono, a microfoni spenti, i primi distinguo e le critiche da parte di esponenti della Lega alla gestione del partito. Per ora nulla di irreparabile, ma non c’è più quell’entusiasmo unanime all’indomani delle grandi vittorie di Marengo, Iena e Austerlitz. Al suo ritorno a Parigi, Salvini dovrà affrontare i giudici sul caso delle presunte tangenti russe sul petrolio, e se è sfuggito una volta al Parlamento, non potrà sfuggire a qualche giudice di Milano.

Tra qualche mese ci sono le elezioni in Toscana, dove gli accordi sottobanco sono già stati fatti e lui non è destinato a vincere, solo a partecipare. In Puglia la partita è aperta, ma nel Sud potrebbe essere dura.

Un uomo solo al comando della Francia e un solo uomo alla Lega; tutte grandi battaglie vinte con uno strepitoso genio militate e politico, ma che nascondevano anche un malcelato senso di onnipotenza del capo, ma nel giro di un anno, dopo la Russia, Napoleone (quello vero) sconfitto a Lipsia e confinato all’Elba; già sono passati sei mesi dal Papeete per il Napoleone nostrano.

Sconfitti entrambi dalle armi o dalle urne? No, quello è l’effetto, non la causa. I francesi dell’800 come gli italiani di oggi, dopo l’esaltazione delle vittorie, avevano e hanno una gran voglia di ritornare alla normalità; basta spendere per le guerre Napoleoniche con 1,5 milioni di morti, e basta vagheggiare l’uscita dall’euro o riscuotere con i mini Bot, basta odio e violenza, basta nemici immaginari da combattere, basta Papi chiamati a Parigi per l’auto incoronazione o Crocifissi ostentati ai comizi.

Tutti vogliono tornare alla normalità, dove ognuno faccia il proprio mestiere in silenzio e porti i frutti del proprio lavoro senza disertare le 22 riunioni europee per gli immigrati. Si riscopre la vita tranquilla della laboriosità quotidiana senza citofonare alle case chiedendo se sei uno spacciatore. Si va al mare per riposarsi e divertirsi, non per far cadere governi dal bar in riva al mare. Del futuro non c’è vecchio che si ricordi, diceva mia nonna, ma L’Elba potrebbe essere assai vicina e poi c’è Sant’Elena.

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