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Il piccolo passo di Neil Armostrong segnò una nuova era. Qualcuno dei miei lettori si chiederà che c’entra la Luna con la manovra finanziaria. Incredibile a dirsi ma c’è un nesso ben stretto….

Il piccolo passo di Neil Armostrong segnò una nuova era.  Qualcuno dei miei lettori si chiederà che c’entra la Luna con la manovra finanziaria. Incredibile a dirsi ma c’è un nesso ben stretto.

Luglio 1969, sul “il Giorno” (ancora dell’Eni) Enzo Forcella racconta che al momento del decollo dalla Luna, Neil Armostrong si accorge che la leva dell’accensione dei motori del Lem è rotta. E’ la sola operazione che può fare, senza quella piccola levetta, i motori non si accendono e gli astronauti rischiano di rimanere lassù per sempre. Non esiste altra possibilità che quella “maledetta” levetta. Armostrong ci infila una penna biro, spinge la leva e riparte.

Forcella commenta che la tecnologia moderna si sta avviando verso un processo in cui il fattore decisionale umano in futuro sarà sempre più trascurabile e soprattutto non potremo che fare una e una cosa soltanto senza alcuna possibilità di scelta.  Francamente allora mi sembrò un articolo di fantascienza, anche se ne rimasi colpito perché pensai subito alla differente discrezionalità che c’era tra Colombo che scopre l’America e Armostrong che mette piede sulla Luna. Ebbene, devo dire che Enzo Forcella fu un grande precursore dei tempi, quasi un “profeta”.

A distanza di 50 anni scopriamo che chi vende o compra le azioni in borsa non è l’operatore, ma una macchina, opportunamente programmata, ma pur sempre una macchina. Così come il lancio dei missili balistici di rappresaglia atomica è affidato a macchine per il troppo poco tempo a disposizione e per l’inaffidabilità umana dell’operatore.

Al contrario qualcuno si ricorderà della vicenda del sommergibile russo nell’Ottobre 1962, durante il blocco di Cuba, il cui comandante, in assenza di ordini, era incerto se sparare un siluro nucleare; fummo salvati dalla catastrofe dal commissario politico di bordo.

E’ l’informatica! Quante volte abbiamo litigato con il nostro computer perché non faceva quello che volevamo, salvo poi accorgersi che ubbidiva docilmente solo se facevamo come voleva lui, non esso, perché ormai è divenuto più importante delle persone stesse.

Tuttavia la questione ha una profondità ancora maggiore. Nei due secoli passati dominati dall’elettromeccanica, le strutture sociali ed economiche era disegnate e tagliate su misura sul modello della macchina meccanica. L’inurbamento, la produzione standardizzata, l’officina con i rapporti conflittuali, la solidarietà tra gli uguali subordinati, sono tutti modelli riferibili alla società industriale formatasi attorno alla macchina a vapore prima e poi a quella elettromeccanica.

Ebbene, questa società lasciava ancora spazi di discrezionalità ai singoli operatori; non solo ma permetteva di stabilire diversi modelli sociali ed economici a cui ispirarsi. Non è un caso se il ‘900 è stato il secolo in cui si poteva ancora scegliere se il profitto di una comunità (dallo Stato alla Fabbrica) si dovesse redistribuire al momento della produzione o dopo che fosse stato prodotto, in tal caso dallo Stato; era il modello comunista o quello Keynesiano-capitalista.

Nel modello della macchina, la discrezionalità derivava da come si voleva, o doveva, convertire l’energia immessa in un sistema tra potenza o velocità. Questo dualismo ha attraversato tutti i due secoli precedenti ed è sfociato in analoghi concetti economici, sociali ed infine politici. Tuttavia mentre tutti eravamo presi da dispute ormai superate, una piccola leva rotta sulla Luna e un giornalista “profetico” indicavano quale sarebbe stato il futuro da lì a pochi anni a venire. E’ vero che sulla navicella spaziale del Luglio 1969 c’era un computer poco più potente di un “Commodore 54” (qualcuno se lo ricorderà), ma quella era la strada che avremo percorso e che oggi sta informando tutta la nostra vita.

La discrezionalità umana si è andata riducendo drasticamente, in alcuni settori più che in altri, ma si sta affermando in ogni campo e persino nella nostra vita quotidiana. Le auto a guida autonoma stanno per invadere le nostre strade; più sicure, senza errori di guida, con molti meno incidenti, ma anche con molta meno emozione alla guida perché la discrezionalità sarà scomparsa. Le gare di F1 sono già oggi dei caroselli noiosi perché tutto è programmato in anticipo e va solo rispettato. E’ abissale il divario che c’è tra Nuvolari e Hamilton.

Programmato: ecco la parola chiave. Tutto è già stato deciso, anche con le possibili varianti che potrebbero accadere; il computer funziona così! Si può fare una e una sola cosa, non altre; non c’è posto per la discrezionalità umana che consentiva l’errore ma anche l’esaltazione della vittoria.

Una gara di calcio? Sono schemi studiati a tavolino a secondo i talenti dei singoli giocatori, e poi messi in pratica in campo da 11 robot in calzoncini. Si sa già in partenza chi vincerà il campionato dato che la miscela giocatori-schemi è conosciuta già in partenza; con buona pace dei frequentatori del bar Sport.

E’ il passaggio alla società informatica che ha prodotto tutto questo. Le categorie di destra e sinistra sono molto appannate perché non esistono più due diverse possibilità economiche, sociali e dunque politiche. Emerge solo la volontà di accaparrarsi voti facendo credere che sia possibile una “miscela politici-schemi” (per riprendere la metafora calcistica) totalmente diversa dall’avversario, ma non è vero: è una “fake news”.

Una volta al governo cadono una ad una tutte le promesse immaginifiche che avevano prodotto in campagna elettorale perché la strada che possono seguire è una e una soltanto, noiosa quanto mai, ma è solo quella. Le forti passioni politiche del ‘900 sono scomparse e solo la creazione artificiosa di “nemici” può smuovere l’apatia della politica, ma sono tutti del “pannicelli caldi” usati di volta in volta e dalla durata di poche settimane.

Così la finanziaria varata a suon di fanfara, viene smontata giorno dopo giorno perché è fuori da schemi preordinati e impossibili da modificare nelle sue linee di fondo. Quella piccola levetta rotta sul Lem è diventata il modello della nostra società ed Enzo Forcella un suo grande “profeta”.

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