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La Chiesa ha fatto il Concilio per leggere i segni dei tempi e adeguare il linguaggio e non solo, alle mutate realtà terrestri. I cultori del diritto hanno invece assunto un linguaggio sempre più involuto e per i soli addetti…

Che gente strana siamo noi cristiani!  Un assassino è diventato uno dei Padri della Chiesa. Il cittadino romano Saulo perseguita e uccide Stefano, primo martire; si converte, cambia nome e diventa il San Paolo che tutti conosciamo.

In nomine Patris et Filii et Spiritus Sanctis”. E’ un accidente nella storia bimillenaria del cristianesimo o ne costituisce un elemento portante?

Quando a metà degli anni ’80, con la riforma del diritto penale, si passò dal processo requisitorio a quello inquisitorio (per intenderci alla Perry Mason), in molti tribunali si svolsero dei processi-prova per “allenare” avvocati e magistrati alle nuove procedure. Mi ricordo un processo a Minnie per l’assassinio di Topolino e altri della stessa fattispecie; io aspettavo con ansia, nella mia ingenuità, una nuova edizione del processo dei processi, quello a Gesù. Passarono i mesi e la mia costernazione crescente, ma in nessun Tribunale si svolse mai questo processo-prova; solo dopo molto tempo capii che non lo avrebbero mai fatto, per la semplice ragione che non lo potevano rifare, perché la giuria avrebbe dovuto condannare di nuovo Gesù, casomai non più alla croce, ma qualche anno di galera non glielo avrebbe tolto nessuno perché secondo la legge ebraica Gesù aveva bestemmiato veramente. “Dura lex, sed lex”.

In sostanza si arriva ad un punto, per quelle che sembravano rette parallele che mai si potevano incontrare, che improvvisamente si scontrano e tutti noi siamo chiamati a dover scegliere tra ciò che impone la legge e la morale; ma non la morale che è scritta nei trattati di teologia, è sufficiente la morale che scaturisce dal buon senso comune. Si potrebbe pensare che questa contraddizione riguardi solo casi sporadici, ma così non è.

Gli ufficiali nazisti per giustificare il loro ignobile operato si giustificavano dicendo che avevano obbedito agli ordini e alle leggi, sentendosi così al sicuro e in pace con la coscienza. Ma anche qui, nel nostro piccolo, è accaduta la collisione tra diritto e morale. Anni ’80, il figlio di un operaio si laurea e riceve in regalo la macchina nuova; va messa al riparo e così il padre costruisce un box in lamiera in giardino. Abuso edilizio: dice la guardia municipale e lui prontamente lo smonta. Ma i fogli di carta hanno più forza di una diga rotta. Vanno in tribunale e un solerte giudice lo condanna ad una ammenda e pochi giorni di galera, ma per le imperscrutabili vie del diritto il malcapitato deve farsi comunque qualche giorno di “collegio” perché, oltretutto, non può sanare una cosa che non esiste più. “Dura lex, sed lex.”

Passiamo ad un altro argomento: la bestemmia. Gesù è di fronte al Sinedrio e Caifa gli chiede: “Sei tu il figlio di Dio?” e lui risponde: “Tu lo hai detto”. Caifa rivolto al Sinedrio: “avete udito? Ha bestemmiato”.

La prima considerazione: la bestemmia non è il turpiloquio; sono due cose completamente diverse. Caifa accusa Gesù di aver strumentalizzato la parola di Dio a suo vantaggio, per proprio tornaconto personale. Mentre tutti i precetti religiosi, come il furto o l’omicidio nel corso della storia, sono entrati in giurisprudenza, la bestemmia come è definita nel Vangelo non trova alcuna collocazione, solo il turpiloquio ha una rilevanza, anche se marginale.

Complice una sottovalutazione sedimentata nei secoli, si è sempre preferito sorvolare su questo argomento, ma esso è e rimane un caposaldo della Parola di Dio e ci interroga tutti da mattina a sera, soprattutto i potenti, grandi o piccoli che siano. Quante volte assistiamo nei tribunali, soprattutto quelli civili, ad un uso spregiudicato della legge? “Chi ha torto vada in tribunale” si ode dire da più parti, perché riflette un comune sentire e c’è sempre un avvocato disposto a perorare cause che hanno palesemente torto. E’ punita la falsa testimonianza ma non certo l’uso strumentale della legge; i cavilli giuridici sono lì, fatti apposta per rinviare i processi, o addirittura annullare quelli penali in Cassazione (come è successo) perché i timbri non erano di ferro, come prescrive la legge, ma di gomma. In sostanza in diritto non solo si tollera la bestemmia, ma addirittura è pane di tutti i giorni. “Dura lex sed lex”.

Passiamo ora al linguaggio. Ormai tutti sappiamo leggere e scrivere, ma quando prendiamo in mano una sentenza dobbiamo andare dall’avvocato per sapere se abbiamo vinto o perso. Può sembrare una assurdità ma se noi, che non siamo addetti ai lavori, ci mettiamo a leggere un qualsiasi atto, leggi e regolamenti compresi, arriviamo in fondo e non abbiamo capito nulla.

Ci occorre un intermediario che interpreti ciò che viene detto tra l’Olimpo e la Terra: un “Sacerdos” pagano che interpreti i responsi degli Dei. L’uso di un particolare linguaggio ha una sua funzione precisa: garantire la salvaguardia della cerchia ristretta di “Sacerdos”. L’oracolo emanava il verdetto: “Ibis redibis non morieris in bello”, e montagne di doni ai sacerdoti affinché dicessero al povero contadino dove andava la virgola, perché da essa dipendeva la vita o la morte dello sventurato. “Dura lex, sed lex”.

Noi francamente al posto del “Sacerdos” preferiamo il Presbitero che non è più un intermediario, ma semplicemente guida di una comunità di fedeli. E’ attraverso l’uso del linguaggio che si riformano in continuazione del “Sacerdos“ laici in ogni campo, giuridico, tecnico, informatico, con l’unica funzione vera di separare la nuova plebe dalla casta eletta.

Facciamo una semplice riprova. Leggiamo la prima parte della Costituzione scritta nel 1947 e confrontiamola lessicalmente con il Titolo V approvato nel 2001; un abisso sintattico. Tanto è semplice, schietta ed immediata la comprensione dei primi 12 articoli, quanto è contorta e non immediatamente comprensibile la seconda.

Nei 60 anni che dividono la prima stesura dalla seconda, la Chiesa ha fatto il Concilio per leggere i segni dei tempi e adeguare il linguaggio e non solo, alle mutate realtà terrestri; i cultori del diritto hanno invece assunto un linguaggio sempre più involuto e per i soli addetti. “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.” Gente “strana” noi cristiani.

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