E’ di pochi giorni fa la notizia che la disoccupazione è scesa sotto il 10% e che il tasso di occupazione è il più alto mai registrato in Italia dal 1977. Poi si sente che il Pil, cioè la ricchezza prodotta dagli italiani, è fermo al palo e non vuol sapere di crescere. E’ una contraddizione palese: la gente lavora di più e non crea ricchezza; ma come è possibile?….

E’ di pochi giorni fa la notizia che la disoccupazione è scesa sotto il 10% e che il tasso di occupazione è il più alto mai registrato in Italia da quando si effettuano queste rilevazioni, cioè dal 1977. Bene direte voi, bene dico anch’io.

Poi si sente che il Pil, cioè la ricchezza prodotta dagli italiani, è fermo al palo e non vuol sapere di crescere. E’ una contraddizione palese: la gente lavora di più e non crea ricchezza; ma come è possibile?

Due sono, a nostro avviso, i motivi di questa apparente contraddizione. Il primo è il sistema di rilevamento (leggi Istat) che nonostante tutti gli sforzi, non riesce a monitorare esattamente che cosa succede nei vari strati di popolazione. Usare gli stessi strumenti per Milano e per Palermo porta fuori strada perché sono due realtà completamente diverse. Come diverse sono le vite dei cittadini che abitano in città e quelle di chi abita nel borgo o nella frazione; per la cronaca solo un terzo degli italiani abita in città (ultimo rapporto Censis-Confcooperative).

Ancora diversa è la situazione tra gli italiani e gli altri paesi europei: in Italia praticamente tutti sono proprietari della casa di abitazione, mentre a Berlino o Parigi il 70% è in affitto da grandi compagnie o fondi di investimento. Questo significa che i lavori di manutenzione in Italia ce li facciamo da soli, nel resto di Europa chiamano le ditte che emettono fattura che a sua volta finisce nel Pil. Eppure abbiamo anche noi le stesse abitazioni imbiancate e tenute bene come da tutte le altre parti, anzi a Parigi bruciano spesso con diversi morti ogni volta.

La famiglia è in Italia il vero welfare che accudisce anziani e bambini, il tutto ovviamente gratis o al massimo con la promessa dell’eredità; nel resto di  Europa si chiama l’assistente sociale, che invia l’infermiere e la donna delle pulizie: tutta gente che viene pagata e finisce nel cumulo generale del Pil. Se guardate la sigla di Rainews24 si notano le luci notturne sparse su tutta la penisola segno di una diffusione abitativa; in Spagna, Francia e Germania le luci sono concentrate nelle grandi città e questo cambia moltissimo lo stile di vita dei rispettivi cittadini.

Dunque non è possibile adoperare gli stessi strumenti di rilevazione per realtà completamente diverse. In aggiunta va detto che l’attuale modello è nato e cresciuto nel ‘900, cioè in una società elettromeccanica e funziona semplicemente contando le cose, il reddito, gli abitanti, fino a quante carote mangiamo in un anno. Ma la società attuale è una società informatica che sfugge al criterio della conta e non siamo ancora in grado di “inventare” un modello di rilevazione adeguato.

Non è un caso che il Governo abbia “padellato” le previsioni del reddito di cittadinanza e di quota 100; segno che le rilevazioni non corrispondevano alla realtà.

Il secondo motivo è l’esplosione del “nero”. Qualsiasi imprenditore non assume se non fa lavorare, e quindi produrre, i propri dipendenti. Dunque, è palese, il fatturato rimane al palo ma le merci prodotte da quei dipendenti sono vendute a “nero”.  Non c’è altra spiegazione per questo fenomeno. Purtroppo non abbiamo in mano tutti i dati, ma siamo pronti a scommettere che sono state le aziende medio piccole o piccolissime che hanno assunto, quelle dove il nero è più facile da fare e da gestire.

Qui si aprirebbe un capitolo che in questa sede non possiamo trattare ma solo accennare. Tutti i governi precedenti, in particolare della sinistra, hanno introdotto i parametri per il pagamento delle tasse, convinti che fossero un metodo per far emergere il “nero” (sottaccio gli strepiti delle categorie e delle opposizioni). Anche in questo caso  le trasformazioni del ciclo produttivo si sono ritorte contro i propositi governativi. Qualcuno ha imparato i trucchi e trucchetti per rimanere nei parametri dell’Agenzia delle Entrate, ma più spesso sono le nuove tecnologie che permettono di offrire beni e servizi senza fattura o scontrino.

Se in 4 anni, dal 2014 al 2018, i Bed & Breakfast a Milano sono passati da 1008 a 3850 con la contemporanea restrizione delle presenze alberghiere vere e proprie, una ragione ci sarà pure; fatto non trascurabile l’esplosione dei siti per turisti sul Web.

Un muratore a “nero” costa 15 euro, in fattura 28; questo già di per sé vanifica ogni utilizzo legale dei benefici governativi sulle ristrutturazioni; idraulici, elettricisti e falegnami sono merce rara da poter avere. Al contempo al Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) ci sono 158 tavoli aperti per tentare di risolvere altrettante crisi di grosse aziende e per tamponare queste crisi, si vocifera della solita “leggina” che permetta ai lavoratori delle grandi imprese di andare in pensione anticipata. Solito sistema della peggiore “Prima Repubblica”.

In sostanza l’occupazione cresce utilizzando, con la compiacenza governativa, l’economia sommersa. Ma tutto questo è vero sviluppo? Se le piccole e medie imprese riacquistano margini di profitto utilizzando il “nero”, significa che non sono incentivate a introdurre l’innovazione tecnologica, essenziale per un vero sviluppo. Al primo “stormir di foglie” queste imprese si troveranno in difficoltà e saranno costrette a licenziare e a chiudere.

L’incremento dell’occupazione è dunque un fuoco di paglia che non ha presupposti seri; non a caso i nostri giovani migliori emigrano, e i dati sono allarmanti: 500.000 in 10 anni. Giovani che sono costati agli italiani in termini di istruzione e mantenimento, e che adesso portano le loro conoscenze fuori dai muri che qualcuno vorrebbe erigere ai confini.

Per raccattare voti, come al solito, si guarda il dito e non la Luna.

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