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Lo scorso gennaio in Egitto sono fioriti i gelsomini; poco più tardi, in Tunisia sono fioriti i gerani; attendiamo che in Libia fioriscano le rose o non so quali altri fiori. Che sta succedendo nel Mediterraneo? Da qualche tempo il Mare nostrum è divenuto teatro di movimenti umani e sociali tragici, ma aperti alla speranza.

Da una parte la costa meridionale bagnata dal Mediterraneo registra lotte per la richiesta di libertà e di democrazia; dall’altra, in Europa, nelle isole e nelle coste settentrionali bagnate dallo stesso Mediterraneo, la richiesta da parte degli stessi soggetti nord africani di aiuto per la sopravvivenza e per una vita dignitosa.

Il Mediterraneo è un mare che raccoglie popoli con culture diverse, che parlano lingue differenti, praticano religioni non cristiane e annovera cittadini organizzati in società con istituzioni variamente definite. Le popolazioni europee del Mediterraneo settentrionale hanno percorso un periodo storico di guerre e di rivoluzioni che le ha portate, attraverso la modernità, a condividere periodi di benessere e di libertà democratiche. Le popolazioni del Mediterraneo meridionale hanno vissuto, al contrario, periodi di chiusure teocratiche che le hanno distinte e allontanate per lunghi periodi dalle popolazioni ‘sorelle’. Ma la storia dei secoli passati testimonia anche periodi di intensa e fruttuosa collaborazione mediante frequenti e pacifici scambi di merci e di cultura che hanno costituito un patrimonio, che ancora oggi nutre il pensiero filosofico e matematico e allieta il panorama artistico, architettonico e urbano di molte nostre città (soprattutto meridionali: Palermo, Monreale, Cefalù, per parlare dei luoghi più famosi).

A questo periodo di industriosa collaborazione e di frequenti fruttuosi scambi è seguita un’epoca di altrettanto reciproca diffidenza che nel colonialismo ha avuto il massimo del contrasto e, successivamente, lo sfruttamento selvaggio di risorse. Tentativi, più o meno riusciti, di avvicinamento hanno caratterizzato le diplomazie e gli affari dei diversi Paesi. Oggi non sono più sufficienti e non servono più le intese dei vertici e dei governi. Oggi sono scesi in campo i ‘veri’ soggetti della vita pubblica, che chiedono di essere protagonisti delle decisioni politiche e di quelle della propria esistenza. E così, da una parte la richiesta di democrazia ai vari ‘capi-despoti’ e, dall’altra, condizioni di vita dignitosa per sé, per le famiglie e per i propri figli: cibo, vestiti, istruzione, salute…E sono gli stessi soggetti-cittadini che, sull’una e sull’altra sponda, noi e loro, si fanno portatori di richieste a cui dovranno essere date risposte urgenti e soddisfacenti: con la forza per la democrazia e per la libertà, con la solidarietà per il benessere.

L’occidente nei secoli ha maturato la democrazia e ha ‘inventato’ il welfare; oggi è chiamato ad assecondare la prima e a promuovere il secondo. Welfare e Democrazia non possono stare separati, si sostengono reciprocamente: né welfare senza democrazia né democrazia senza welfare. Il processo che nell’Occidente ha visto crescere la democrazia e il benessere non è compiuto, è sempre in divenire, ma è irreversibile. Dove essi si sono affermati è necessario che si estendano e si realizzino pienamente; dove stanno nascendo è necessario che vengano accompagnati e si rafforzino. Il Mediterraneo, culla di civiltà, ha le condizioni e le risorse (culturali ed economiche) per instaurare un’epoca e un mondo di democrazia e di benessere, appunto Welfare e Democrazia. Il dialogo sarà più fruttuoso tra soggetti democratici e soggetti che godono del benessere sufficiente.

Il rischio è che le popolazioni ormai radicate nei sistemi democratici e beneficiate da quelle di un welfare variamente affermato, mentre si rallegrano per i tentativi delle popolazioni ‘sorelle’ di costruire i loro sistemi democratici e di perseguire aspirazioni di libertà, resistano nel loro egoismo a negare gli strumenti per conseguire con efficacia quei loro tentativi. La democrazia e la partecipazione, come dicono i politologi come l’americano R. Dahl, consistono nella possibilità che tutti i cittadini abbiano accesso alle risorse fondamentali della vita: reddito, istruzione, qualità di vita e, naturalmente, libertà, diritti civili e politici. Conseguentemente, la democrazia, che è la sintesi dei diritti di cittadinanza, non sarà mai completa fino a quando, insieme ai diritti civili e politici, non si affiancheranno i diritti sociali che attengono tutti a quello che noi chiamiamo welfare. Il plauso degli occidentali dunque per le aspirazioni di libertà che stanno maturando i cittadini del Mediterraneo meridionale non sarebbe sincero né efficace il nostro compiacimento per la nascita della democrazia in quelle regioni se non saranno fatti seguire gesti e politiche di accoglienza e di solidarietà. Senza interventi solidali dell’Occidente, la democrazia dei nord africani rischia di rimanere un sogno infranto sugli scogli di un mare ‘nemico’ e una fioritura primaverile a cui segue la gelata di un inverno traditore.

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