Papa Benedetto XVI andrà ad Assisi come pellegrino tra i pellegrini cristiani, di altre religioni e, per la prima volta, tra non credenti, per riflettere tutti assieme su un futuro di pace. Il viaggio del papa nella città di san Francesco, in programma il prossimo 27 ottobre, non sarà solo l’occasione per rievocare il 25° anniversario del primo incontro interreligioso voluto dal beato Giovanni Paolo II, cui ne seguì un secondo nel 2002.

Sarà qualcosa che si pone su quella scia ma che guarda avanti, alle nuove emergenze dell’oggi, sia sul piano dello scenario internazionale sia su quello della ricerca personale della verità. Non a caso papa Benedetto XVI – ed è questa una delle novità più rilevanti – ha coinvolto nell’iniziativa anche personalità del mondo della cultura e della scienza che, pur non riconoscendosi in una religione, perseguono fermamente gli obiettivi della verità e della giustizia.
“Dopo 25 anni di collaborazione tra le religioni e di testimonianza comune – ha spiegato il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, intervenendo alla conferenza in sala stampa vaticana, presente anche il segretario del medesimo Consiglio monsignor Mario Toso – è tempo di bilanci e di rilancio dell’impegno, a fronte di nuove sfide. Esse sono insite nella crisi finanziaria ed economica che dura più del previsto, nella crisi delle istituzioni democratiche e sociali, nella crisi alimentare ed ambientale, nelle migrazioni bibliche, nelle forme più subdole del neocolonialismo, nelle perduranti piaghe della povertà e della fame, nell’indomito terrorismo internazionale, nelle crescenti disuguaglianze e nelle discriminazioni religiose”.
Quella religione che viene spesso usata come una clava ideologica e strumentalizzata per compiere prevaricazioni o giustificare forme di violenza.
La Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”, prevede momenti altamente significativi. Il pontefice, assieme alle delegazioni invitate, come da tradizione raggiungerà Assisi in treno dove troverà ad accoglierlo sulla soglia della basilica di Santa Maria degli Angeli i quattro ministri generali dei francescani: padre Josè Rodriguez Carballo, padre Marco Tasca, padre Mauro Johri e padre Michael J. Higgins.
Dopo la rievocazione dell’incontro del 1986, seguiranno gli interventi dei rappresentanti delle diverse delegazioni tra le quali, per la prima volta, prenderà la parola un non credente, la professoressa Julia Kristeva, linguista, psicanalista, filosofa e scrittrice francese che parteciperà all’incontro umbro assieme al filosofo messicano Guillermo Hurtado, all’economista austriaco Walter Baier e all’italiano Remo Bodei, docente di storia della filosofia all’Università di Pisa. Proprio alla luce di questa novità, nell’organizzazione della Giornata di Assisi, è stato coinvolto per la prima volta il Pontificio consiglio della cultura, presente in conferenza stampa con il sottosegretario monsignor Melchor Josè Sanchez de Toca y Alameda e padre Jean-Marie Laurent Mazas, direttore del Cortile dei Gentili che, raccogliendo l’attenzione del papa, sta promuovendo in Italia e all’estero confronti sui temi della ragione, dell’etica, dell’esistenza umana, tra credenti e non per favorire quella comune ricerca verso la verità.
Per dare un’idea dell’ampia partecipazione, saranno oltre cinquanta i Paesi del mondo rappresentati ad Assisi; trentuno, come illustrato da don Andrea Palmieri del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, le delegazioni delle Chiese, comunità ecclesiali e organizzazioni cristiane mondiali. A queste vanno ad aggiungersi 176 esponenti di diverse tradizioni religiose non cristiane e non ebraiche, ci saranno rappresentanti delle religioni tradizionali dell’Africa, dell’America e dell’India, indù, jainisti, sikh, zoroastriani, bahai, buddisti, esponenti del confucianesimo, del taoismo, dello shintoismo, delle nuove religioni del Giappone e naturalmente i musulmani che da undici nel 1986, questa volta saranno cinquanta.
“Appare evidente, in questo contesto – ha sottolineato monsignor Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso – la necessità dell’incontro, del dialogo, del comune impegno perché, in un mondo ormai in corsa verso la globalizzazione, le differenti religioni, con le loro specifiche risorse, possano corrispondere alle attese per la promozione di certi valori autenticamente umani”.
Ma si diceva dell’alta valenza simbolica dell’incontro: il silenzio, la preghiera per i credenti, la meditazione, il dialogo, la riflessione saranno i caratteri distintivi di questa intensa giornata. Dopo l’intervento di papa Benedetto XVI e un pranzo frugale nel refettorio del convento di Santa Maria degli Angeli, in pieno stile francescano, sarà concessa una pausa che i partecipanti potranno dedicare alla preghiera o alla riflessione. Tra le immagini da ricordare di questa giornata, ci sarà sicuramente il percorso dalla basilica di Santa Maria degli Angeli a piazza Los Angeles che il papa compirà a piedi con i capi delegazione, in segno di cammino comune verso la verità, la giustizia e la pace. Una promessa che verrà rinnovata solennemente dai rappresentanti delle delegazioni in piazza San Francesco, dinanzi alla basilica. Seguirà ancora una volta un momento di silenzio, poi l’accensione delle lampade, copia di quella che si trova sulla tomba di san Francesco dinanzi alla quale sosterà il papa con i rappresentanti delle altre religioni.
E ancora un nuovo gesto simbolico: l’omaggio comune, attraverso la preghiera o la riflessione personale, al santo “profeta della pace”, nel venticinquesimo dal primo incontro ma anche nel decimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle, il dramma che ha rischiato di chiudere per sempre le porte al dialogo interreligioso e soprattutto alla fiducia verso tutto ciò che risulta diverso dal colore della propria pelle, dalle proprie tradizioni e cultura. In quel luogo così suggestivo, dinanzi a uno dei santi più amati da cristiani, da credenti in altre religioni e non, si chiuderà il nuovo incontro di Assisi. Con gli occhi puntati sull’esempio di vita di “Francesco, simbolo stesso di un cristianesimo duro ed eroico, refrattario al compromesso. Una fede da vivere in ginocchio dinanzi a Dio ma in piedi al cospetto delle lusinghe del potere”. Con queste intense parole lo descriveva il compianto collega Giuseppe De Carli. E a quale modello di uomo e di coerenza può essere più necessario ispirarsi nel difficile momento storico che stiamo vivendo?

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