Il 13 e il 14 giugno si è svolto a Roma il Convegno Nazionale sulla Formazione Socio-politica sul tema "Educare alla Cittadinanza Responsabile” organizzato dall’Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro e dal Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della Cei. Proponiamo una sintesi della riflessione proposta da Mauro Magatti.

Il 13 e il 14 giugno si è svolto a Roma il Convegno Nazionale sulla Formazione Socio-politica, “Educare alla Cittadinanza Responsabile 3” organizzato dall’Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro e dal Servizio Nazionale per il Progetto Culturale della Cei, che ha chiesto ai rappresentanti dei diversi uffici diocesani di pastorale sociale e degli enti diocesani di formazione socio-politica intervenuti, di riflettere ed elaborare una nuova proposta di metodo con cui rivitalizzare l’impegno cristiano nelle dinamiche socio-politiche.

Hanno introdotto e guidato i lavori di questa terza occasione di approfondimento don Fabiano Longoni e Vittorio Sozzi, sottolineando la nuova prospettiva socio-teologica tracciata dall’Evangeli Gaudium: un progressivo cammino di ripensamento che invita i credenti ad essere audaci e creativi (n.33), che prepara la Chiesa all’importante tappa del Convegno Ecclesiale di Firenze e che la esorta ad abbandonare l’ambito di una pastorale del “si è fatto sempre così”.

Una due giorni ricca che ha visto gli interventi di Mauro Magatti e di Leonardo Becchetti. Qui facciamo riferimento solo al contributo del primo a cui era stato affidato il tema “Il bene comune e la pace sociale. Principi e provocazioni dell’Evangelii Gaudium”. Magatti ha proposto un un’interessante lettura di questa esortazione apostolica concentrandosi sul terzo paragrafo (il bene comune e la pace) del quarto capitolo, dedicato alla dimensione sociale dell’evangelizzazione.

Prima di entrare nello specifico ha sottolineato come “stiamo vivendo un tempo straordinario, sfidante, dentro un crisi che chiude una stagione e ne apre un’altra. La formazione sociale e politica deve fare lo sforzo di capire questo tempo, che vede grandissime trasformazioni, deve interpretare le tendenze presenti e pensare le prospettive future”.

In questo senso ha sottolineato come “la formazione politica nelle diocesi vada concepita non in senso elitario ma ‘popolare’. Papa Francesco afferma infatti significativamente: “in ogni nazione, gli abitanti sviluppano la dimensione sociale della loro vita configurandosi come cittadini responsabili in seno ad un popolo, non come massa trascinata dalle forze dominanti. (…) Ma diventare un popolo è un qualcosa di più, e richiede un costante processo di nel quale ogni nuova generazione di vede coinvolta” (EG, n. 220)

Magatti si è soffermato sul tema della teologia del popolo sottolineando come “secondo Papa Francesco la salvezza è la salvezza di un popolo intero. Il popolo è infatti un luogo teologico importante delle nostra storia. Dio ama un popolo, non certo gli intellettuali o le avanguardie”. In questa prospettiva “la formazione politica non è un cosa per pochi né tanto meno dei media ma per il popolo. Una formazione politica che deve tornare a valorizzare il linguaggio della narrazione che deve sapere raccontare, parlare con il suo popolo, come fa Dio”.
Entrando nel vivo della sua relazione ha analizzato i quattro principi che secondo Papa Bergoglio possono consentire di “avanzare in questa costruzione di un popolo in pace, giustizia e fraternità” (EG, n. 221).

1. Il tempo è superiore alla spazio. “E’ importante dedicarsi ad avviare dei processi invece che occupare degli spazi. Se l’Italia ha tanti problemi una delle ragioni è che l’idea di occupare una posizione a vita è molto diffusa. L’idea di offrire un servizio per il bene comune è invece poco diffusa”.

2. L’unità prevale sul conflitto. “E’ necessario – osserva Magatti – vivere le situazioni di conflitto in modo nuovo, senza farsi schiacciare. Il conflitto può avere un punto di soluzione che ha bisogno di intelligenza, di profondità e coraggio. Il conflitto può essere risolto con un passo eccedente capace di andare oltre il calcolo”.

3. La realtà è più importante dell’idea.
“La cultura contemporanea nega anche sul piano filosofico la realtà. Ciò che conta è la soggettività ossia ciò che l’uomo è capace di fare. Quello che accade nel mondo però – sofferenza, povertà disoccupazione – sono cose reali che vanno affrontate. La realtà – ha detto ancora il sociologo – è sempre una provocazione e la politica deve partire dalla realtà. Bisogna coltivare un atteggiamento deponente che non rinuncia al fare ma che depone un po’ della sua potenza sviluppando la capacità di ascoltare la realtà”.

4. Il tutto è superiore alla parte.
“E’ necessario leggere la realtà nella sua integralità ed avere uno sguardo orientato al bene comune. Uno sguardo che deve essere cattolico ossia universale, capace di vedere le complementarietà, l’et–et e non l’aut-aut. Se lo sguardo si frammenta troppo si perde la capacità di creare una realtà veramente umana”.

Infine Magatti ha sottolineato come questi quattro principi rappresentino una “bella occasione per rivedere il nostro modo di fare e di pensare”, per fare nascere cose nuove, per dare vita a sperimentazioni anche su cosa vuole dire oggi fare formazione politica in un Paese ed in un continente che non sono più capaci di declinare il bene comune.

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