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Quando la politica non ha più avuto la capacità della mediazione e della pazienza, ha prodotto dei guasti terribili e si è illusa che con il maggioritario si potesse saltare a piè pari la fase della mediazione. Ben venga dunque il proporzionale che obbliga tutti al confronto, al reciproco rispetto, alla collaborazione con il diverso, perché solo così ci può essere una stabilità governativa…

Dopo la bocciatura della Consulta, si apre la strada ad una legge proporzionale con uno sbarramento al 5% di cui vanno valutati i pro e i contro. La Corte Costituzionale ha bocciato i referendum proposti da 8 consigli Regionali a maggioranza di Centro Destra, ma, di fatto, voluti da Salvini e dalla Meloni, a riprova, se ce ne fosse bisogno del peso politico di Forza Italia.

La motivazione è stata che sarebbe troppo manipolativa, cioè distorsiva della rappresentanza elettorale.  Urla e strepiti si sono subito levati dalla destra, con il coro dei giornali di area, contro la decisione dell’Alta Corte; urla e strepiti che mal celavano una “fake news”: la sovrapposizione dell’intero popolo italiano con una parte di esso, è la “sineddoche” applicata alla politica, tipica dei regimi totalitari (il partito per l’intera nazione ecc, ecc.).

E’ bene subito definire le caratteristiche di una legge elettorale. Questa deve avere due caratteristiche, apparentemente contraddittorie; da una parte deve garantire la rappresentanza del maggior numero di partiti e dall’altra la governabilità. Più si riduce la rappresentatività, maggiore è la governabilità e viceversa. Assemblee legislative con 30 gruppi parlamentari difficilmente troveranno un accordo per la formazione di un governo, o al contrario, governi forti si hanno in presenza di due soli gruppi parlamentari, anche se qualcuno ne vorrebbe uno solo e con pieni poteri, ma è di tutta evidenza che molte legittime istanze sarebbero escluse.

“In medio stat virtus” ?  No, non si tratta di trovare una strada mediana che riesca a salvare “capri e cavoli”, tanto per intendersi.  In passato, con il maggioritario, abbiamo avuto maggioranze schiaccianti di destra come di sinistra, ma che si sono dissolte al sole dopo pochi mesi di legislatura. La struttura sociale italiana è del tutto particolare; noi abbiamo dei forti corpi intermedi capaci di porre veti e condizionare fortemente la parte a cui pochi mesi prima hanno pur dato il loro consenso. Il potere di interdizione è una peculiarità assai diffusa in tutti i paesi con una cultura cattolica di fondo tanto che si riscontra in quasi tutti i paesi latini.

Da noi furono gli insegnanti che dettero il colpo di grazia al governo Renzi, in Francia adesso i macchinisti delle ferrovie per la riforma delle pensioni. Paese che vai, corporazione che trovi. Non siamo un paese anglosassone dove vige un forte sistema maggioritario e dove altrettanto i corpi intermedi non hanno un potere politico interdittivo; il cittadino è solo di fronte allo Stato esattamente come lo è di fronte a Dio, senza alcun  corpo mediano che filtri la sua adesione.

In Italia ci sono i corpi intermedi, che altro non sono che corporazioni, senza dare a queste un significato negativo: con i loro lati buoni e cattivi, sono, di fatto, loro che determinano le fortune del quadro politico sovrastante. Potrebbe sembrare che un tale modello releghi i politici al ruolo di burattini e le istituzioni al teatrino della politica dove tutto è in fondo finzione perché i veri burattinai stanno dietro le quinte e non si fanno mai vedere; quelli che alcuni chiamano i “poteri forti”: entità volutamente non meglio specificata.

Ma non è così. La politica ha un ruolo importante ed è quello della mediazione che anche in questo caso non è la scelta della strada mediana tra le varie posizioni, ma quella della proposizione: tocca alla politica, quella con P maiuscola, inventare e offrire alle parti soluzioni avanzate capaci di superare le difficoltà presenti ma soprattutto una proposta a lungo termine che sia capace di coinvolgere e modificare nel profondo la struttura stessa delle singole componenti.

Il discorso di Aldo Moro, durato 7 ore, al congresso della DC di Napoli che dette l’avvio al centro sinistra, fu il punto più alto e consapevole del ruolo della politica in Italia; quale differenza con i 150 caratteri di twitter  con cui comunicano i politici adesso e certo non per la lunghezza!

Quando la politica non ha più avuto la capacità della mediazione e della pazienza, ha prodotto dei guasti terribili e si è illusa che con il maggioritario si potesse saltare a piè pari la fase della mediazione. Ben venga dunque il proporzionale che obbliga tutti al confronto, al reciproco rispetto, alla collaborazione con il diverso, perché solo così ci può essere una stabilità governativa.

Il problema è che anche questo sistema ha un punto debole, che non è la governabilità come molti credono, casomai quello è l’effetto, ma quadri dirigenti che siano all’altezza di questo compito. E’ troppo facile andare nelle piazze o in Tv a seminare odio e divisione, a creare nemici fittizi e paure diffuse per poi lucrare consenso politico alle elezioni. Più difficile ottenere voti per un programma elettorale che viva di luce propria; i valori sono tutti irrinunciabili, è la loro applicazione che richiede la duttilità necessaria.

Quando ad un comizio di Mc Kane del 2008, una anziana signora disse che Obama era musulmano e per questo un terrorista, lui la riprese e affermò che invece era un americano come lei e che aveva tutti i diritti per concorrere alla elezione alla Casa Bianca. Non è un caso che Mc Kane nel suo testamento lasciò scritto che al suo funerale non avrebbe voluto Trump; e così fu.

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