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In occasione della "Conferenza nazionale della famiglia" (Milano, 8-10 novembre 2010), l’Istat ha diffuso il dossier "Famiglia in Cifre", nel quale si traccia una fotografia delle famiglie italiane. Nel corso degli ultimi anni il loro numero è aumentato (in base ai dati del 2009 le famiglie sono quasi 24 milioni, mentre erano 22.170.000 nel 2003), ma parallelamente se ne sta modificando la struttura. Difatti, pur essendo aumentato il numero delle famiglie ne è diminuito il numero dei componenti.

Bassa fecondità, invecchiamento della popolazione e aumento dell’instabilità matrimoniale sono alcune delle cause per le quali le famiglie sono sempre più piccole: più della metà (55,4%) hanno al massimo due componenti, il 20,8% ne ha tre, il 17,8% quattro e il 5,9% cinque o più. In generale, la tendenza indica una crescita delle persone sole (quasi la metà sono anziani con più di 65 anni) e delle coppie senza figli, mentre diminuiscono le coppie con figli. In effetti, dai primi anni Settanta i matrimoni si sono quasi dimezzati (nel 1972 ne sono stati celebrati 419 mila rispetto ai 246.613 del 2008), sebbene negli ultimi cinque anni si sia registrato un aumento delle seconde nozze, passate dal 6,5% al 13,8% (ora sono 34.137).
Parallelamente è però aumentato il numero di separazioni e divorzi: nel 2008 le prime sono state 84.165 (+3% rispetto al 2003) e i secondi 53.862 (+23%).
Inoltre, è notevolmente aumentata l’età media alla quale ci si sposa: 33 anni per gli uomini e quasi 30 per le donne, così come, inevitabilmente, è anche aumenta l’età alla nascita dei primi figli, che ha superato i 31 anni per le donne e raggiunto i 35 per gli uomini.
La scelta di procrastinare il matrimonio e la nascita di un figlio è anche riconducibile alla lunga permanenza dei giovani nella famiglia d’origine: precarietà lavorativa, elevato costo degli alloggi e altri motivi economici sono le principali ragioni di tale convivenza prolungata (sono l’86,4% dei giovani tra i 20 e 30 anni che vivono ancora con i genitori, il 59,4% dei 25-29enni, e il 30,1% dei 30-34enni).
Non sorprende, dunque, che le famiglie con anziani siano più numerose di quelle con minori: le famiglie con minori sono il 28%, quelle con anziani over 65 anni 36,5%, quelle con ultrasettantacinquenni il 19,2%. Addirittura le famiglie di soli anziani con 65 anni e più sono il 23,1%, mentre le famiglie con tutti anziani con più di settantacinque anni sono l’11,7%.
È evidente che la decisione di creare una famiglia e di mettere al mondo dei figli si fa sempre più difficile, anche perché le famiglie italiane possono contare principalmente solo sulla rete di aiuto informale, che continua ad essere una risorsa fondamentale.
In particolare, sono le donne a prestare le cure maggiori all’interno del nucleo familiare, in particolare ai figli: quasi 1 donna su 5 al momento della nascita di un figlio è costretta ad abbandonare il lavoro.
Nel caso delle madri lavoratrici, invece, il supporto maggiore viene dai nonni, cui viene affidato il 52,3% dei bambini (rispetto al 27,8% dei bambini di 1-2 anni che vanno al nido o al 9,2% affidato ad una baby-sitter).
Del resto, l’Italia continua ad essere uno dei paesi che spende meno per le politiche a sostegno delle famiglie: con una spesa per la protezione sociale pari al 25,5% del Pil (circa mezzo punto percentuale in meno rispetto al 2004), la maggior parte delle risorse sono destinate alle prestazioni di vecchiaia (il 51,4% vs una media europea del 39,6%), mentre solo il 4,7% è destinato alle famiglie ed appena lo 0,2% alle politiche di contrasto alla povertà e lo 0,1% alle politiche abitative. Eppure, nel 2009, il 10,8% delle famiglie residenti in Italia si trovava in condizioni di povertà relativa e il 4,7% in condizioni di povertà assoluta. A vivere in condizioni di maggiore disagio sono soprattutto le famiglie meridionali, e in particolare quelle di Campania e Sicilia, tra le quali si registra anche una più squilibrata distribuzione del reddito rispetto alle altre regioni.
In tale quadro non proprio confortante esiste, tuttavia, un dato positivo: nonostante tutto, le famiglie italiane si dichiarano sostanzialmente soddisfatte delle relazioni affettive. È questo un dato generale, che si registra in tutta la popolazione nazionale, sia tra gli uomini che tra le donne. In particolare la vita di coppia favorisce una migliore percezione delle relazioni familiari; al contrario, è tra le persone sole (specie con meno di 65 anni, 79,8%) e tra le madri sole (83,9%) che si riscontrano bassi livelli di soddisfazione. Analogamente sono più soddisfatti i figli che vivono con entrambi i genitori (91,4%), rispetto ai figli che vivono in famiglie monogenitoriali (85,2%).

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