L’Eurispes ha diffuso di recente i risultati del Rapporto Italia 2008. Tra i dati più interessanti, circolati sotto forma di anticipazioni, già nei giorni scorsi, quelli relativi al rapporto di fiducia tra i cittadini italiani e le istituzioni.

Veniamo a scoprire allora che anche quest’anno il livello di fiducia ha subito una riduzione alcune volte drastica su quasi tutti i fronti: solo la magistratura, in controtendenza, ha acquistato qualche punto percentuale ed il Capo dello Stato non ne perde, mentre partiti politici, governo, forze dell’ordine, sindacati e per la prima volta anche la Chiesa, vedono un peggioramento nel livello di affidabilità così come viene percepita dalla gente. Questa tendenza all’erosione della fiducia istituzionale non è, naturalmente, solo un fatto italiano; riguarda infatti praticamente tutti i paesi industrializzati per i quali tali dati sono disponibili ed è un processo in atto ormai da decenni. Se ne inizia a parlare diffusamente nel dibattito pubblico probabilmente perché come sostiene la filosofa Annette Baier, la fiducia è come l’aria che respiriamo, ci rendiamo conto che è indispensabile solo quando è inquinata o viene a mancare; ma anche a causa della perdita di sacralità, che fino a non molti anni fa circondava come un’aura le nostre maggiori istituzioni. Credo che tale secolarizzazione delle istituzioni, anche di quelle religiose, non sia un male, in fin dei conti, e consentirà nei prossimi anni il passaggio da un concetto di fiducia attribuita ad un concetto di fiducia meritata. Ma al di là di questo, benché largamente prevedibile, il trend negativo rilevato dall’Eurispes è significativo e per qualche verso preoccupante; e ciò almeno per tre ragioni:

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Fiducia e crescita

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La fiducia è “il lubrificante del sistema sociale”, come sostiene il Nobel per l’economia Kenneth Arrow, e gran parte del ritardo nello sviluppo socio-economico, può, sempre secondo Arrow, essere spiegato dalla mancanza di fiducia. Simmetricamente, studi recenti, mettono in luce un legame stretto tra la presenza di fiducia e alcune variabili socio-economiche importanti: una crescita economia sostenuta, una più eguale distribuzione del reddito ed un livello elevato di scolarizzazione. La fiducia rappresenta l’elemento cardine, l’ingrediente essenziale del “capitale sociale”, detto banalmente, della capacità dei membri di una comunità di fare le cose insieme, di vedere negli altri non un rischio ma un’opportunità. Quindi, l’equazione sembra indicare: meno fiducia, meno cooperazione, più conflitto, meno sviluppo.

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Fiducia e benessere

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Ma la fiducia non è soltanto una risorsa collettiva, essa è anche una delle determinanti del benessere soggettivo. Potersi fidare degli altri e poter ricevere fiducia altrui ha un effetto positivo diretto sul nostro star bene. Oltre a questo effetto diretto sulla felicità se ne osserva anche uno indiretto. Un’altra determinante fondamentale del benessere percepito, infatti, è la qualità delle relazioni interpersonali significative che ognuno di noi è in grado di intrattenere: un uomo felice è un uomo con amici, per dirla con Aristotele. Ma tali relazioni sono fragili e sempre esposte al rischio di opportunismo. Per questo è necessario che esse si fondino sulla fiducia reciproca. Anche qui, dunque: più fiducia, migliori relazioni, più soddisfazione rispetto alla propria vita.

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Fiducia e affidabilità

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Un altro elemento mi sembra poi degno di nota. Lo studio dell’Eurispes, come decine di altri studi simili che vengono condotti in tutto il mondo, utilizza questionari somministrati telefonicamente ad un campione rappresentativo di soggetti. Quanto le loro risposte realmente rappresentano il dato reale? Quanto, chi dice di fidarsi, poi lo fa concretamente? Alcuni economisti hanno cercato di dare una risposta a questa domanda osservando contemporaneamente i dati dei questionari ed il reale comportamento dei soggetti in situazioni sperimentali controllate. Ciò che sembra emergere è che coloro che dicono di fidarsi in realtà non sono più disponibili degli altri a porre in essere comportamenti fiduciari, ma sono sicuramente più affidabili. Un basso livello di fiducia rilevato dai questionari, indicherebbe in realtà un basso livello di affidabilità e quindi un alto rischio di opportunismo.

Se la fiducia e l’affidabilità sono ingredienti indispensabile alla crescita socio-economica di una comunità, e contemporaneamente osserviamo che queste sono costantemente e stabilmente in calo, diventa importante predisporre contromisure  in grado di ridurre, arrestare e possibilmente invertire tale tendenza.

Bisogna a questo riguardo operare dei veri e propri investimenti; così come investiamo in capitale fisico, strade e capannoni, in capitale umano, ricerca e istruzione, dobbiamo iniziare ad investire anche in capitale sociale, fiducia e relazioni. L’economia sociale e civile in questo hanno un ruolo importantissimo, proprio perché rappresentano una fucina ed un incubatore di relazioni fiduciarie; l’efficienza delle istituzioni è un altro elemento fondamentale, per poter insegnare la fiducia ai propri figli i genitori hanno bisogno del supporto di istituzioni affidabili – detto oggi sembra una battuta! – ed infine la scuola e la cultura in genere possono giocare un ruolo di rilievo nel creare e mantenere una cornice cognitiva di credenze e aspettative che favoriscono la cooperazione e scoraggino il conflitto.

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