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Uno dei principi del pluralismo democratico, soprattutto nelle democrazie mature come la nostra, risiede nella libertà di esprimere opinioni.

Qualche giorno fa l’on. Binetti è stata accusata di esprimere convinzioni gravemente discriminatorie contro gli omosessuali, generando una nuova frattura all’interno della compagine politica di appartenenza, oltre che nell’opinione pubblica. Le organizzazioni omosessuali, da un lato, hanno denunciato l’accaduto come grave atto di omofobia; la stampa cattolica – tra cui Famiglia Cristiana – ,dall’altro, ha gridato al delitto d’opinione.rn

 Il problema sembra sollevare due questioni importanti: la prima, già denunciata su benecomune.net, è l’incapacità dei media di svolgere una funzione che prescinda dalla gogna mediatica. E’ molto semplice estrapolare discorsi da contesti e farne slogan discriminatori. La semplificazione di tanta stampa non porta altro se non cattiva informazione e falsa coscienza critica.

L’accusa di omofobia sarebbe legata al commento che l’onorevole ha pronunciato in merito alla decisione del Vaticano di escludere dal sacerdozio chiunque avesse una tendenza radicata all’omosessualità; in tale commento, si sarebbe identificata l’omosessualità con il reato di pedofilia.

Scoppiata la bufera, Paola Binetti ha chiarito la sua posizione, precisando che tendenze gay fortemente radicate possono (sottolineiamo possono) portare alla pedofilia. “Si tratta di un rischio, non di una certezza”, ha ribadito.

Forse si è trattato di un errore, o di un’incomprensione… non è nostra intenzione giudicare la bontà o meno delle posizioni in contrasto, ma denunciare il meccanismo perverso che sta dietro alla strumentalizzazione politica di un’affermazione. E qui veniamo al secondo punto: ancora una volta sembra non essere a cuore dei nostri governanti la causa dei cittadini o di una comunità, ma intraprendere continuamente battaglie intestine che, purtroppo, non fanno che aumentare la perplessità e lo scollamento da certa politica.

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