Il viaggio di Benedetto XVI in Africa ha un grande significato. Vuole attirare le attenzioni della pubblica opinione sui drammi della povertà di quel continente. Ma c’e’ un modo infallibile di "buttarla in caciara". Parlar d’altro. E la stampa internazionale, ancora una volta, ha scelto la
rnvia del parlar d’altro. Anzi di cercare e trovare qualcosa di cui scandalizzarsi.
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E’ davvero sconvolgente. Anzi disgustoso.
Invece di dire che il dramma dell’Aids in Africa si vince con più ricerca e con la somministrazione a prezzi controllati del vaccino, ci si salva l’anima imbastendo una polemica di basso profilo sul preservativo, unica salvezza dell’Africa.

Le vignette di Le Monde con Gesù che invece di moltiplicare i pani moltiplica i preservativi e il vescovo Williamson che nega l’Aids, e di Times col Papa con una tiara a forma di preservativo sarebbero state inimmaginabili contro un esponente islamico.
Ma si sa: il Papa porge l’altra guancia, l’Islam non sempre.
Ed eccoci a Sofri che in un editoriale catartico infila tutte le nefandezze attribuibili al Papa: dal ritiro della scomunica ai vescovi lefevriani alla bambina brasiliana scomunicata alla dichiarazione sul preservativo che non e’ la cura dell’AIDS.
A leggere i giornali anche i cattolici più fedeli vengono attratti progressivamente verso una idea precisa: il pontefice e’ fuori dal mondo e i cattolici adulti invece debbono capire che viviamo nel XXI secolo.
Suonano profetiche le parole di S. Paolo ai Romani "non conformatevi alla mentalità di questo mondo".
Il ministro degli esteri francese Kouchner, il Ministro della Sanità tedesca Ulla Schmidt, il portavoce della UE e perfino il Vescovo ausiliare di Amburgo trovano facile terreno nel criticare il Papa ispirandosi alla mentalità del nostro tempo.
Ripeto dicono cose che non sono prive di fondamento: "la funzione dei profillattici per la cura dell’AIDS non può essere negata, i preservativi salvano la vita, ecc.".Ma dicono una mezza verita’.
Il papa non ha detto che occorre vietare i preservativi. Ha ribadito la nota posizione della Chiesa in materia.
Ma occorre andare in profondità. Il preservativo e’ l’unico mezzo? Parliamo di casi concreti.
Ad esempio in Thailandia dove ci si e’ basati solo sul preservativo non si e’ ottenuto nulla: anzi la situazione e’ peggiorata.
Un altro caso emblematico. I malati di Aids a Washington sono la stessa percentuale dei malati di Aids dell’Uganda, il 3 per cento. E non si può dire che negli USA non si usino i profilatici.
Il vero problema e’ educativo e di responsabilità.
E occorre dire con chiarezza che la sindrome da immunodeficienza e’ favorita proprio dalla mancanza di educazione sanitaria e di senso di responsabilità.

L’unico paese africano dove sono stati ottenuti risultati significativi nella lotta contro l’AIDS e’ la Nigeria, un paese a maggioranza cattolica dove il senso della famiglia e il senso di responsabilità educativa è stato annunciato insieme al Vangelo. Se e’ vero che c’e’ un problema di comunicazione (da Regensburg al vescovo negazionista) e’ anche vero che la stampa spesso deforma quello che la
Chiesa dice.
Lo faceva anche nei primi anni del Pontificato del "grande comunicatore" Giovanni Paolo II.
E si potrebbe ricambiare la cortesia sostenendo che in fondo per il pensiero laicista "un pezzo di plastica salverà il mondo".
Il problema dell’Africa e’ ben altro. E mettere la sordina al senso profondo del viaggio del Papa in un continente dimenticato nasconde la falsa coscienza di un Occidente opulento che vuole negare le sue responsabilità e le radici del suo egoismo.
Quello stesso egoismo che il Papa denuncia profeticamente come un male da estirpare per rendere più umano il nostro pianeta e combattere le piaghe del malsviluppo. Questo Papa e’ scandalo e follia per il pansessualismo pagano dell’epoca moderna.
Che lo denigrino i saloni del relativismo e’ ovvio. Ma che molti cattolici si facciano convincere da queste sirene e’ un altro problema.

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