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Proponiamo un’intervista a Nicola Tranfaglia, storico e giornalista italiano. Professore di storia contemporanea e professore emerito (dal 2007) di storia dell’Europa e del giornalismo all’Università di Torino. Deputato dal 2006 al 2008, membro delle redazioni delle riviste Studi storici e Passato e presente. Ha dedicato i suoi studi alla storia politica e istituzionale del Novecento italiano.

Prima di entrare nelle specifico delle risposte faccio un premessa. Cerco di rispondere alle domande poste facendo riferimento non soltanto all’Italia ma anche a altri paesi, inclusi Stati Uniti ed Israele, come la Germania e la Francia e i paesi dell’America Latina.

Quale nesso esiste tra fascismo e razzismo? In quali forme sta riemergendo il fascismo? La cultura del qualunquismo, dell’attacco indiscriminato e continuo alla politica e alle istituzioni può essere considerata una forma di fascismo?

I due interrogativi appaiono senza dubbio collegati tra loro. Sulla prima questione è possibile verificare che, sul piano storico, uno degli aspetti costanti del fenomeno fascista in tutti i continenti in cui è emerso, è stato quello di presentare dall’inizio caratteristiche di esaltazione della razza nazionale e di primato di essa rispetto a tutte le altre. Questo è avvenuto nel periodo cruciale di affermazione dopo la prima guerra mondiale ma si è riprodotto senza eccezioni quando in alcuni paesi ha resistito alla sconfitta dell’alleanza fascista che per alcuni anni ha incluso nello stesso tempo la penisola iberica e quella italiana, i paesi di lingua tedesca e parti notevoli del continente americano nella sua parte meridionale e centrale.

Alla prima questione si collega la seconda relativa al riemergere o meno di forme di fascismo. E qui vengono in mente subito i fenomeni del qualunquismo e soprattutto del populismo nelle sue varie forme che caratterizzano anche oggi una parte non irrilevante della politica europea ed italiana senza dubbio alcuno.

Quello che è successo nel febbraio scorso a Macerata come quello che è capitato in marzo in Florida stanno   a significare che si stanno moltiplicando nel nostro Paese come nel mondo contemporaneo e persino in quello che è stato per secoli la nazione della libertà per eccellenza, sotto varie sigle, organizzazioni neofasciste o neonaziste presenti in modo crescente nella realtà sociale come sulla rete informatica. Esse diffondono i virus della violenza, della discriminazione dell’odio verso chi bollano come diverso, del razzismo e della xenofobia proprio ora che sono trascorsi ottanta anni da uno dei provvedimenti più odiosi nella nostra storia come la promulgazione delle leggi razziali nell’autunno 1938.

Per queste ragioni è necessario dare una risposta unitaria che affermi un’altra visione della vita che metta al centro il valore della vita, della persona, della solidarietà e della democrazia intesa anzitutto come strumento centrale di partecipazione di riscatto sociale e individuale. Perciò sollecitiamo i poteri pubblici a promuovere e a sostenere una nuova stagione di eguaglianza e giustizia sociale che contrastino il degrado e l’abbandono e la povertà che sono il brodo di coltura che alimenta tutti i neofascismi che si stanno affermando. Per questo è necessario invitare le istituzioni ad operare perché lo Stato manifesti pienamente la sua natura contraria al fascismo in ogni sua articolazione impegnandosi in particolare sul terreno della formazione, della memoria, della conoscenza e dell’attuazione della Costituzione.

3) Come è perché essere antifascisti oggi?  Come educare i giovani (che in alcuni casi sembrano attratti dal fascismo) e tutti i cittadini ai valori democratici e alla nonviolenza?

Credo che proprio nell’antifascimo storico si trovano i valori di fondo scritti nella Costituzione repubblicana e rifarsi ad essi è indispensabile per reagire a violenza e intolleranza che sembrano caratterizzare i primi decenni del ventunesimo secolo. Oggi sembra il modo più efficace per reagire al problema di cattiva comunicazione e di cattiva politica che caratterizza questi anni di difficoltà e di incertezza a livello nazionale ed europeo.

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