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L’Instrumentum Laboris delle Settimane Sociali ha messo a fuoco l’importanza di sfuggire dalle scorciatoie ideologiche e dal pensiero settario, sui temi ecologici, come sulle altre grandi sfide che ci interpellano, dalla potenza illimitata della tecnica, alla rivoluzione digitale, alla povertà e alla crisi della democrazia. Abbiamo bisogno di un pensiero aperto, adottando il metodo della laicità̀, del pluralismo, della ricerca dialogica. Abbiamo bisogno di un pensiero capace di affrontare e sciogliere i nodi problematici, di comprendere le diverse dimensioni della sfida ecologica

Il numero 2/2021 de La Società, con la curatela scientifica di Flavio Felice, è pressoché interamente dedicato alla Quarantanovesima Settimana sociale dei cattolici che si svolgerà Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, sul tema: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Tutto è connesso”. L’Instrumentum Laboris delle Settimane Sociali ha messo a fuoco l’importanza di sfuggire dalle scorciatoie ideologiche e dal pensiero settario, sui temi ecologici, come sulle altre grandi sfide che ci interpellano, dalla potenza illimitata della tecnica, alla rivoluzione digitale, alla povertà e alla crisi della democrazia. Abbiamo bisogno di un pensiero aperto, adottando il metodo della laicità del pluralismo, della ricerca dialogica. Abbiamo bisogno di un pensiero capace di affrontare e sciogliere i nodi problematici, di comprendere le diverse dimensioni della sfida ecologica. La tradizione cristiana non separa giustizia e ecologia, cura del creato e cura per la qualità̀ della vita umana. Questione sociale e questione ambientale sono due aspetti di un’unica emergenza: contrastare la volontà̀ di potenza, cercare la giustizia, la pace, l’armonia. La Dottrina sociale della Chiesa si rivela oggi un vero e proprio patrimonio dell’umanità̀ da cui attingere orientamenti e ispirazioni, un cantiere aperto a disposizione di una pluralità̀ di culture politiche.

Rerum Novarum

La Chiesa, nel 1891, con la Rerum Novarum, di cui celebriamo proprio quest’anno il 130mo anniversario, non è stata sorda al grido degli sfruttati, ha condiviso la diagnosi del nascente movimento socialista, ma ha suggerito una terapia che se ne distaccava radicalmente perché́ non intendeva separare eguaglianza e libertà. Il primo capitolo della Rerum Novarum non a caso si intitolava “Il socialismo, falso rimedio” e si concludeva con queste limpide parole: “la comunanza dei beni proposta dal socialismo va del tutto rigettata perché́ nuoce a quei medesi- mi a cui si deve recar soccorso. (…) Resti fermo adunque, che nell’opera di migliorare le sorti delle classi operaie, deve porsi come fondamento inconcusso il diritto di proprietà privata”.

Il biologo prussiano Hernst Haeckel inventa nel 1866, la parola ecologia, lo studio della natura in quanto oikos, casa, ambiente degli uomini. Nel 2015 papa Francesco scrive la prima Enciclica ecologica, Laudato sì’’. A Taranto nel prossimo ottobre si svolgerà̀ la prima Settimana Sociale verde. Nel XXI secolo, la Chiesa solidale con l’umanità mette al centro della sua attenzione la questione ecologica, e lo fa perché́ continua ascoltare i segni dei tempi.

Il paradigma tecnocratico

Il nostro avanzatissimo modello di sviluppo, e la rapacità di chi lo ha gestito, hanno portato ad un uso esagerato delle risorse naturali che ha alterato gli equilibri del pianeta. La pandemia ci ha fatto toccare con mano le conseguenze della riduzione della biodiversità, dell’inquinamento delle acque e dei terreni, della riduzione del patrimonio forestale, e del surriscaldamento climatico.

Un tratto di strada sarà certamente compiuto a fianco dei movimenti ambientalisti di cui condividiamo le diagnosi sull’impronta ecologica e sul debito ecologico. Ma, come accadde nel XIX secolo col marxismo, ci distinguiamo da quelle forme panteiste e gnostiche di “religione ecologica” che considerano

l’essere umano il virus della terra, un inquilino da sfrattare.

Ecologia e economia

Né ci convince l’idea di contrapporre ecologia ed economia, inquinamento e posti di lavoro, proprietà̀ privata e destinazione universale dei beni, globale e locale, Stato e mercato. Ecco il punto decisivo delle Settimane Sociali di Taranto. Ricordare a noi stessi e a chi ci ascolta con animo sincero che la persona, considerata nell’insieme delle sue componenti spirituali, materiali, razionali, emozionali e nella capacità di generare legami comunitari, è sempre trascendimento della natura. Rispetto al mondo della necessità la persona umana è libertà. Di fronte agli animali e alle piante, la persona è ontologicamente, e gerarchicamente sovraordinata.

Per chi accoglie il grido dei poveri e della terra, animalismo, geocentrismo, ecologismo radicale sono sfide culturali analoghe a quelle del paganesimo con cui si è confrontato il cristianesimo primitivo.

Complexio oppositorum

Il pensiero cattolico legge la Chiesa e la vita come complexio oppositorum, pensiero dialogico, evitando come ci ha insegnato Romano Guardini che le polarità̀ si risolvono manicheistica- mente in opposizioni irriducibili. Nello specifico campo dell’ecologia, la prima contrapposizione manichea, è quella tra uomo e natura. Tenere insieme le polarità̀ è il vero scopo dell’ecologia integrale, che intende conciliare tutela ambientale e dignità̀ umana, evitando gli opposti scogli del panteismo ecologista e della tecnocrazia.

Nel 1972 viene pubblicato il Rapporto del Club di Roma sui limiti dello sviluppo e si diffondono le idee di James Lovelock su gaia il pianeta vivente. L’ambientalismo diventa una delle principali visioni critiche dello sviluppo capitalistico. Nel 1987 il Rapporto Brundtland dell’ONU mette al centro il tema dello “sviluppo sostenibile”. E si propone di conciliare crescita economica e riduzione delle emissioni nocive per l’ambiente. Questo è un altro dei nodi problematici che saranno affrontati a Taranto. Tra decrescita felice e crescita sostenibile c’è uno iato ermeneutico. Due secoli fa l’economia mondiale si trovava al livello attuale del Bangladesh. Il consumatore medio viveva con l’equivalente di tre dollari al giorno. Oggi centinaia di milioni di esseri umani sono uscite dalla soglia della povertà̀. Nella Populorum Progressio al n. 19, Paolo VI, ci ricordava che l’industria è “segno e fattore di sviluppo” ed è necessaria “all’accrescimento economico e al progresso umano”. Dall’allevamento delle pecore la creatività umana è giunta a traguardi di sviluppo impensabili grazie al buon uso della tecnologia. L’ideologia della “decrescita felice” vorrebbe tarpare le ali all’industriosità̀ e alla creatività̀ umana.

Taranto e lo sviluppo

E c’è chi vorrebbe sostituire la più grande acciaieria italiana, che ha certamente bisogno di una profonda conversione ecologica, basata su tecnologie pulite, in “un grande prato verde dove nascono speranze”. In realtà̀ con l’industria l’uomo strappa i suoi segreti alla natura, sviluppa il gusto della ricerca e dell’invenzione, l’audacia dell’intrapresa, il senso della responsabilità. Nel furore antindustriale che caratterizza un certo ecologismo radicale, c’è l’oblio del grande ruolo che ha avuto l’industria per sconfiggere la poverà dando lavoro, sviluppando la ricerca, accrescendo il benessere. Oggi sappiamo che la percentuale della popolazione mondiale che vive sotto la soglia di povertà è il 10%. Trenta anni fa era del 37%. Nel frattempo, la popolazione mondiale è cresciuta di due miliardi. C’è voluto un secolo per passare dal legno ai combustibili fossili (il carbone prima, il petrolio e il gas naturale poi). La stessa tecnologia che ha fatto danni inquinando, grazie alla creatività̀ e alla industriosità̀ dell’uomo potrà̀ aiutarci nella transizione ecologica.

Ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, passare gradualmente alle energie rinnovabili, adottare il paradigma della economia circolare, ridurre la dispersione energetica delle nostre case, tutelare la biodiversità̀ è giusto e necessario. Farlo secondo il paradigma dell’ecologia integrale richiede un ingrediente fondamentale: la sussidiarietà̀.

La sussidiarietà

Il tema della sussidiarietà è fondamentale in un contesto caratterizzato da conflitti fra istituzioni e livelli di governo e sottovalutazione delle risorse spontanee della società̀. Sussidiarietà̀ è collaborazione tra le tre anime della società̀ (Stato, socia- lità, mercato) superando la contrapposizione pubblico-privato che blocca lo sviluppo del nostro paese. Esiste una confusione concettuale tra questo fondamentale principio e il timore di un uso privato delle risorse pubbliche.

La sussidiarietà è un famoso principio della DSC da tempo entrato nella Costituzione italiana e negli ordinamenti dell’Unione Europea. Il vero senso del principio di sussidiarietà è che lo Stato deve aiutare (sostenere) ma non può̀ soffocare, anzi deve favorire, la libera iniziativa dei “mondi vitali” della società̀ (famiglie, comunità, associazioni, imprese, cooperative, fondazioni, ONG, corpi intermedi, enti locali). Compito delle istituzioni è di intervenire a sostegno di tali realtà̀. Da qui l’etimologia di sussidiarietà̀, dal latino subsidium afferre, cioè̀ “sostenere”, non prevaricare, non soffocare. Lo Stato deve esercitare correttamente i suoi poteri come servizio ai cittadini, senza invadere le competenze dei corpi intermedi e la loro libera iniziativa. La sussidiarietà̀ viene invocata quindi come difesa degli spazi di libertà dei cittadini rispetto all’ingerenza del “sovrano”, o dello Stato.

Ci sono tre tipi di sussidiarietà:  la sussidiarietà verticale, cioè il decentramento amministrativo, tra Stato, Regioni, Comuni. Il potere centrale cede spazi di sovranità̀ a organismi rappresentativi più̀ vicini ai cittadini. La sussidiarietà orizzontale, che è una sussidiarietà̀ negativa, nel senso che: “lo Stato non deve fare quello che possono fare i corpi intermedi”, comprese le associazioni e le famiglie (che, ad esempio, costituendo una cooperativa di genitori possono creare un asilo nido). Questo tipo di sussidiarietà̀ è molto importante. Significano allo “stato pigliatutto”, “alla statolatria” e sì al decentramento amministrativo.

Infine, la sussidiarietà circolare, che è invece positiva: “lo Stato deve fare insieme alle Regioni, alle associazioni, ai corpi intermedi, alle famiglie e a tutti gli altri mondi vitali, ciò che è utile al benessere collettivo”. Di fronte alla pandemia abbiamo capito il senso della sussidiarietà̀ circolare nel campo della sanità. Non bastano gli ospedali, ci vuole la sanità territoriale. Non basta il welfare state, ci vuole la welfare society. Occorre un maggior coinvolgimento del volontariato e del Terzo settore.

La burocrazia inquina

Il primo nemico della sussidiarietà è la burocrazia, che impedisce lo sviluppo sociale, rallenta i processi di innovazione, impedisce ai cittadini di essere trattati con rispetto e li riduce a sudditi. Quando in una Regione, per inefficienze burocratiche e carenza di sussidiarietà̀ si fanno in un giorno 10.000 vacci- nazioni anticovid, invece che 30.000, occorre dire con molta onestà e chiarezza, che la burocrazia uccide.

I modelli matematici hanno reso evidente nella contabilità̀ dei defunti per Covid-19 quante persone in più̀ potevano essere salvate, e invece per elefantiasi burocratica sono morte. Così come non si può̀ realizzare la transizione ecologica senza o contro il mondo delle imprese, non si può̀ realizzare nessun cambiamento vero senza de-burocratizzare l’Italia.

Bisogna dire chiaro e forte che la burocrazia inquina. Al pari di ogni parassita (come il Coronavirus) la rendita vive estraendo valore da altri. Tante sono le forme di rendita parassitaria (finanziaria, immobiliare, fondiaria, burocratica). Tutte hanno in comune il medesimo connotato: la non generativistà. La burocrazia è il più potente strumento in mano a chi ha il potere. Il più grave rischio che corre l’Italia dopo la pandemia è il ritorno allo statalismo. Specularmente la migliore cura è la sussidiarietà.

L’applicazione del principio di sussidiarietà circolare alla sanità (che è fondamentale resti un servizio pubblico a cui tutti possono accedere, al di là delle risorse economiche di cui dispongono) significa integrare il ruolo dell’ospedale (pubblico e convenzionato) con la medicina territoriale, l’aspetto sanitario con quello sociale, valorizzando anche il contributo delle “imprese sociali”, delle cooperative, del terzo settore e delle famiglie. I comuni e le Regioni che hanno applicato la sussidiarietà̀ circolare hanno avuto risultati giudicati soddisfacenti dai cittadini. Ovviamente bisogna continuamente vigilare (perché́ gli effetti del peccato originale in termini di corruzione, sfrutta- mento, mala gestione, egoismi vari sono largamente diffusi) per evitare un uso distorto dei finanziamenti regionali e un abbassamento della qualità̀ dei servizi pubblici. Don Luigi Sturzo, il fondatore del Partito Popolare, ricordava sempre, a partire dal suo appello del 1919, A tutti gli uomini liberi e forti, che il merito del cristianesimo era stato quello di aver sancito il divieto di assorbire, da parte dello Stato, la coscienza, la libera iniziativa, la creatività̀ individuale. E sempre Sturzo identifica il motore della storia nella libertà di coscienza, in quanto for za dinamica che attiva l’esistenza individuale e dunque fonda l’azione sociale e le istituzioni.

Coronavirus e solidarietà

Nel XIV secolo la peste nera per arrivare in Europa dalla Mongolia, provocando 30 milioni di morti, viaggiò utilizzando come vettori i topi nelle stive delle navi. Oggi il Coronavirus si è diffuso grazie al miliardo di cittadini del mondo che fanno viaggi internazionali. Siamo un’unica famiglia umana, ci possiamo ammalare tutti e possiamo guarire solo se ci curiamo gli uni degli altri. Il costo in vite umane del Covid-19 è stato molto alto.

Le vittime non sono stati solo gli anziani, spesso non aiutati dalla carenza di dispositivi di protezione nelle RSA. In un grande Paese come gli Stati Uniti, una parte rilevante dei de- ceduti, in alcuni casi frettolosamente sepolti in fosse comuni, appartenevano alla popolazione afroamericana, una fascia di cittadinanza che, in una fase di emergenza sanitaria, non ha diritto di cura e possibilità̀ di accesso alle terapie.

Ripensare il sistema economico in profondità ridare centralità al lavoro e all’impresa che produce in modo sostenibile, lottare contro la povertà e la cultura dello scarto, rafforzare i sistemi sanitari universali e innovare le politiche sociali, l’istruzione e la formazione.

Dopo una lunga stagione di inquinamento e di sfruttamento incontrollato di risorse non rinnovabili in nome della crescita economica, come ci ricorda l’Instrumentum laboris al n. 36, “la soluzione ai tanti problemi con cui dobbiamo confrontarci a Taranto e in tutta Italia, non è la decrescita felice, ma la sostenibilità̀ economica, sociale e ambientale. Con una virtuosa combinazione di economia di mercato, tecnologie pulite, co- scienza ecologica, azione dei governi”. L’emergenza Covid-19 rappresenta un’occasione unica per accelerare il cambiamento del paradigma economico, sulla base della convinzione che ci si salva solo insieme. Insieme imprenditori e lavoratori, con nuovi modelli di governance e di responsabilità, insieme finanza e economia reale, riportando la prima al servizio della seconda. Insieme profit e non profit, unendo competenze, efficienza ed efficacia tipiche del profit a valori, senso e cura dell’altro tipiche del non-profit. Insieme sviluppo economico e rispetto dell’ambiente, passando da un’economia estrattiva (con risorse non rinnovabili) a una generativa (capace di produrre di più̀ con minore sfruttamento delle risorse naturali).

Poiché non ci si salva da soli ed è in gioco la stessa democrazia, lo sviluppo integrale della persona richiede questa visione d’insieme. La comprensione delle radici etiche e spirituali del degrado ambientale suggerisce soluzioni che non possono essere affidate solo alla scienza e alla tecnica ma esigono il cambiamento degli stili di vita delle persone, sviluppando generosità̀, sobrietà̀ capacità di condividere. In una parola: sussidiarietà.

 

* Pubblichiamo integralmente, su concessione dell’autore, l’editoriale firmato da Claudio Gentili del numero 2/2021 della rivista “La Società

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