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Per ben 4 anni consecutivi Radio 3 Rai mi ha dato la straordinaria opportunità di fare l’esperienza del pellegrinaggio, seguendo – seppur parzialmente – 4 differenti tracciati: il Cammino di Santiago, la via Francigena, nel tratto italiano e successivamente in quello Oltralpe, la via di Paolo e Giovanni

Cioè un’esperienza che permette di osservare il mondo da una prospettiva diversa: il lento avvicinamento – apparentemente quasi anacronistico – passo dopo passo, ad una meta che interiormente percepiamo comune a migliaia di persone, e che conduce ad un senso forte di condivisione, ad una tensione interiore che trascende lo spazio ed il tempo.
Come non sostare infatti di fronte a un panorama mozzafiato, ad una foglia che cade, ad una vetta innevata, alle sponde fiorite di un lago, ad una meseta infinita, senza sentire forte la presenza di Altro da noi? Come non immedesimarsi nei tantissimi altri da noi che, proveniendo dall’Europa centrale, per la prima volta vedevano in fondo… Laggiù.. Il luccichio del mare? E come non provare profonda ammirazione di fronte ai monumenti, alle chiese, ai monasteri, ai santuari che si incontrano? Ancor oggi, nonostante l’esponenziale crescita urbana, la Basilica di San Pietro vista dalle alture di Monte Mario lascia ammutoliti. Il pellegrino del 1500 che giungeva a Roma da un minuscolo villaggio doveva quasi certamente provare una sorta di timore reverenziale.
 
Lungo i percorsi sacri si incontrano così le espressioni più “alte” dell’architettura religiosa, alle quali si affiancano manifestazioni di culto più semplici e popolari, ma non per questo meno significative. Percorrendo il Cammino di Santiago, durante la Settimana Santa, ho visto centinaia di fedeli prendersi cura con amore delle statue che sarebbero state protagoniste delle processioni del Venerdì Santo: lavavano antichi e preziosi capi d’abbigliamento, pulivano con pezzuole candide i volti, lucidavano a specchio gli addobbi, sceglievano fiori e rami verdi per ornare i luoghi sacri. In ogni cittadina, villaggio, frazione, la chiesa era aperta. E tutti gli abitanti collaboravano alla preparazione delle processioni: dal meccanico che controllava le ruote dei carri al falegname che restaurava qualche pezzo.
Lungo la via Francigena, specie nel tratto dell’alta Toscana, ho visto i pellegrini sostare per una breve preghiera davanti alle “Maestà”, le piccole edicole in marmo che rappresentano usualmente la Natività. Scolpite a volte in maniera approssimativa, i tratti semplicemente abbozzati, emanano sempre una grazia inusuale. Sono i pellegrini stessi, con amorosa deferenza, a prendersene cura, tenendole pulite e sgombre da rami ed erbacce. In Grecia le iconostassi, che riproducono in miniatura basiliche e cappelle, vengono poste lungo i sentieri e le strade a ricordo dei defunti: al loro interno arde la lampada con l’olio votivo.
Non scorderò mai il modo affettuoso, quasi timido, con cui vidi un anziano contadino accenderne la fiamma. Il lento passo del pellegrino permette così di cogliere questi dettagli, le sfumature nei grandi monumenti come nelle più piccole sculture. Arte sacra, quindi, intesa come costante desiderio dell’uomo di rappresentare al meglio la propria tensione verso l’Altro da sé.
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