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Baden-Powell e Gandhi due testimoni di pace e non violenza a cui far riferimento nei momenti di sfiducia e stanchezza. Due figure ancora feconde per l’educazione alla non violenza che mostrano come il pensiero e l’azione possano e debbano progredire di pari passo

Su questo tema preferisco riferimi ad esperienze concrete, piuttosto che ad una teoria. E dunque cerco di raccontare della “educazione alla pace e alla nonviolenza” che ho ricevuto.

Il primo opuscolo “da grandi” che ho letto raccontava la storia di Baden-Powell, raffigurato in quell’opuscoletto con un grande cappello da esploratore. Organizzò fra i suoi uomini un gruppo di "scout", insegnando loro a seguire le tracce, a osservare e a interpretare gli indizi lasciati sul terreno, a vedere senza essere visti, ad affrontare la vita nelle foreste. La mia fantasia si era particolarmente accesa leggendo nell’opuscoletto la storia di quella volta che durante la guerra in sud Africa fra gli iInglesi e i boeri (e chissà chi erano i boeri? e dov’era il Sudafrica?), Baden Powell si trovò assediato dai nemici. Usando una serie di astuzie e di trucchi ingegnosi egli riuscì a tenere testa agli avversari per sette mesi, fino all’arrivo dei rinforzi.

Così Baden-Powell, BP come lo chiamavamo nella squadriglie di lupetti, divenne anche per me una figura familiare; era il nostro fondatore e dovevamo conoscerlo bene. BP aveva una profonda religiosità e un sentito amore per la natura perchè in essa trovava l’opera di Dio.

Una delle frasi di BP che copiai sul mio diario, fu forse la causa del mio impegno politico ecologista di qualche decennio più tardi: "Leggi la Bibbia, nella quale scoprirai la Rivelazione Divina (…) e poi leggi un altro libro meraviglioso: quello della Natura creata da Dio (…), quindi rifletti al modo con cui puoi meglio servire Dio". Concetto poi ripreso nella Legge scout: “Lo Scout vede nella natura l’opera di Dio, ama le piante e gli animali”.

Quando dalla fanciullezza passai all’adolescenza, piano piano la figura di BP si sbiadì… arrivò anche per me il vento del ’68 (con una paio d’anni di ritardo, per la verità, ed era già il ’70), Così l’opuscolo di BP lasciò il posto sul comodino ad un altro piccolo libro che si chiamava semplicemente “Pensieri”. L’autore era Gandhi.

L’indice di quel libro riportava parole chiave per me già molto familiari, che mi parlavano la stessa lingua scout: Religione, Verità, Amore, Povertà, Sacrificio, Coraggio.
I pensieri di Gandhi mi affascinarono immediatamente, e un paio d’anni dopo lessi d’un fiato la sua autobiografia… anche lì si parlava di Sudafrica (ora finalmente sapevo dov’era) e di Boeri (ah, rieccoli, sono Coloni!). E anche Gandhi aveva un diminutivo che te lo rende familiare: Bapu (in italiano suonerebbe come babbo).

Tutti i valori, le promesse, le leggi imparate dai lupetti riemergevano sotto una nuova luce, più completa, più adulta, più convincente. Ma ogni volta che cercavo di comprendere Gandhi, di interiorizzare una sua idea, un suo esempio, mi ritrovavo inevitabilmente a riattingere al grande patrimonio scout.

La sintesi completa fra BP e Bapu è arrivata per me con il Movimento Nonviolento.
Cresciuto alla scuola delle prime marce antimilitariste (come si fa e come si distribuisce un volantino, come ci si rapporta con le forze dell’ordine, come dialogare con l’opinione pubblica, come si porta a compimento un’azione nonviolenta) mi resi conto che la continuità fra scoutismo e nonviolenza organizzata era per me naturale. Ormai mi era chiaro: pensiero e azione devono progredire di pari passo (mai uno senza l’altra, diceva Capitini: il pensiero senza azione è astratto; l’azione senza pensiero è cieca).

Ero pronto per muovermi in autonomia: il primo gruppo, il giornalino, le riunioni teoriche, le azioni in città…. Fu così che le letture di Gandhi mi aiutarono ad approfondire il pensiero, e l’esperienza di Baden Powell mi aiutò ad affinare l’azione. La sintesi nonviolenta (volontariato e politica) era fatta.

Sono passati quarant’anni e ancora nei momenti di crisi, sfiducia, stanchezza, per ricaricarmi torno sempre alle fonti giovanili, a quei due maestri-eroi così diversi e così uguali.

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