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L’ecologia integrale ci insegna che non è possibile ormai pensare ai grandi problemi della società come sconnessi tra loro. Per questo motivo nessuno può pensare di affrontare la complessità dei temi senza l’aiuto di chi ha accanto, senza sentirsi parte di quel “NOI” che fa da fondamenta per il confronto. E per evitare che il futuro sia solo una grande e bella scusa per “non fare”, bisogna tramutare da adesso il pensiero in concretezza, solo a quel punto potremo dire che il futuro sarà il nostro obiettivo, solo allora il presente acquisterà senso trasformando le “scuse” in traguardi.

Si potrà parlare davvero di ecologia integrale e sostenibilità se ognuno continuerà a camminare per conto proprio?

Papa Francesco, conclude il punto n. 49 della sua Enciclica Laudato si’ sottolineando come «non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri». Tale visione è, per quanto riguarda chi scrive, il cuore dell’ecologia integrale che mette insieme natura e società (in tutte le sue declinazioni).

Durante le Settimane Sociali dei cattolici italiani, svoltesi a Taranto lo scorso ottobre, il “motto” #TuttoèConnesso, concetto ripreso dall’Enciclica prima citata di Papa Francesco, è stato il filo rosso di vari interventi; ma, se tutto è collegato, perché invece di cercare soluzioni in modo corale si racchiude tutto nel “bisogna lavorare per un futuro migliore”?

Il raggiungimento di una piena consapevolezza delle parole del Santo Padre è ancora molto lontano, e la delineazione di obiettivi concreti deve essere la base per far sì che non si trasformino tutti i discorsi fatti fino ad ora in fumo. Tre i “traguardi intermedi” più urgenti per mettere a terra quanto ad oggi detto.

Il primo e più importante obiettivo è senza dubbio la creazione di “spazi” per un dialogo concreto, valorizzando soprattutto quello intergenerazionale. Su questo punto il primo tratto della strada è stato percorso e, ad esempio, il coinvolgimento dei giovani alle Settimane Sociali di Taranto, ne è stata la prova. È importante però che questa sia una partenza di collaborazione e non l’obiettivo finale.

Taranto 23-10-2021
Settimane Sociali di Cattolici Italiani
I Giovani del Pianeta che speriamo propongono il paradigma dell’Alleanza Dialogo con padre Francesco Occhetta, Alessandra Smerilli

Come giovani ci è stato chiesto di scrivere un “manifesto per l’alleanza” e iniziare un cammino, come gruppo di ragazze e ragazzi che hanno deciso di “sognare e diventare insieme viandanti verso il pianeta sperato” ciascuno con la ricchezza della sua fede e delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, ma all’unisono. La consapevolezza di essere parte di un’unica umanità permette tutti di riconoscersi il quel “NOI” che deve essere alla base dell’alleanza per renderla salda e capace di portare vero cambiamento.

L’ecologia integrale ci insegna che non è possibile ormai pensare ai grandi problemi della società come sconnessi tra loro e allo stesso tempo, per questo motivo, nessuno può pensare di affrontare la complessità dei temi senza l’aiuto di chi ha accanto, senza sentirsi parte di quel “NOI” che fa da fondamenta per il confronto.

Un secondo obiettivo da porsi, nel nostro Paese, sarà quello di un rilancio delle aree interne a partire dal supporto dei giovani e dalle tante buone pratiche presenti nei territori. L’arrivo della pandemia ci ha fatto riscoprire la bellezza dei tanti piccoli centri abitati (grande ricchezza italiana che spesso non siamo in grado di valorizzare) vittime del fenomeno dello spopolamento e che hanno visto negli ultimi mesi alcuni “figli” tornare per “ripartire dalle origini”. Il PNRR e la nuova Legge di Bilancio sarebbero stati senza dubbio due strumenti da sfruttare pensando meno alla politica (con la p minuscola) per concentrarsi davvero sul lungo periodo, ma rappresentano lo stesso, nonostante alcune inutilità, due punti di partenza importanti per rilanciare non solo le grandi città.

I giovani delle ACLI in questi anni mi hanno insegnato che proprio dove sembra esserci solo “buio e freddo” si può trovare il migliore strumento per riaccendere la luce e dare energia: tale strumento è la Comunità. E proprio da quest’ultima dobbiamo ripartire per il rilancio dei territori, creando una rete capace di scambiarsi buone pratiche, che spesso sono facilmente replicabili, dando ai cittadini la possibilità di co-costruire beni e servizi, di prendere in mano il bene comune che troppo spesso sottovalutiamo, trasformando ogni territorio, anche il più piccolo, in un’eccellenza.

Un altro traguardo da raggiungere nel breve, anzi brevissimo periodo, è quello di una sana informazione. In un Paese dove la TV spazzatura, il trash e i reality show regnano sovrani e dove il giornalismo televisivo predilige raccontare cronaca nera, gossip e la parte peggiore della politica (a volte anche pessimo gossip politico), le nuove generazioni devono essere in grado di comprendere e leggere l’oggi con gli occhiali della realtà.

Per portelo fare servono essenzialmente due passaggi: il primo passo è quello di arrivare ai giovani attraverso canali nuovi (andrebbero valorizzate, in questo senso, le tante pagine social che offrono un’informazione vera e di facile lettura, nonché i tanti giornali nati da esperienze di giovani ragazzi e capaci di veicolare notizie positive, accurate e veritiere). Il secondo, e più importante, riguarda un rafforzamento dell’istruzione di base perché è lì che bisogna “seminare” nel cuore dei più piccoli gli importanti principi della vita; è durante l’età scolare che ogni bambina e ogni bambino ha il diritto di ricevere le chiavi di lettura del mondo, è in quel presente che stiamo andando a costruire la società del domani che non potrà mai essere migliore se relegata nel “poi”.

Tutto questo movimento attorno ai temi sociali e ambientali che sta avvenendo in questi ultimi anni, sia davvero l’inizio e non la meta…e che sia una strada da percorrere realmente tutti insieme.

In sintesi, per evitare che il futuro sia solo una grande e bella scusa per “non fare”, bisogna tramutare da adesso il pensiero in concretezza, solo a quel punto potremo dire che il Futuro sarà il nostro obiettivo, solo allora il presente acquisterà senso trasformando le “scuse” in traguardi.

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