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Abbiamo appreso di recente dalla stampa che le celebrazioni dell’anniversario della breccia di Porta Pia – che avvenne il 20 settembre di 140 anni fa – sono state precedute da ben dieci mesi di trattative tra il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato del Vaticano. Si sarebbe convenuto su un programma che facesse memoria dell’evento evitando però toni provocatori e accenti anticlericali, come richiesto peraltro dal Quirinale.

Ma in prospettiva non c’è solo Porta Pia. Anche la ricorrenza – il 26 ottobre del 2010 – dell’anniversario di Teano, dove avvenne lo storico incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II, fa già discutere coloro che hanno più a cuore il Mezzogiorno. Un apposito Comitato pro-Teano, coordinato dal prof. Tonino Perna, ha lanciato un “Appello” per le celebrazioni.

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Ci sembra allora importante richiamare l’attenzione su entrambe queste ricorrenze a loro modo centrali: la prima, per la questione romana, e la seconda per la questione meridionale.
La breccia di Porta Pia fu una battaglia che durò poco più di quattro ore, causando 56 morti tra i soldati italiani e 20 fra le truppe pontificie. La Chiesa ha reagito alla presa di Roma con il celebre “Non expedit” che ha impedito ai cattolici di impegnarsi nella vita pubblica fino al patto Gentiloni (1913). Solo nel 1918, dopo l’incontro tra don Luigi Sturzo e il cardinal Gasparri, segretario di Stato, verrà abrogato. Bisognerà attendere l’11 febbraio 1929 per giungere alla “conciliazione” tra la Chiesa e lo Stato italiano con lo storico “concordato”. Ma soltanto con Giovanni XXIII, nel 1961, in occasione del centenario dell’unità di Italia, si ascolteranno parole nuove che vedranno finalmente nell’unificazione nazionale “la mano della Provvidenza”.
Anche il Cardinale Bagnasco, Presidente della CEI, ha ribadito questo stesso atteggiamento quando, parlando dell’unità d’Italia, ha affermato che «mai come in quella stagione la Provvidenza guidò gli eventi. È vero: a nessun altro popolo è stato domandato, in termini storici, ciò che è stato richiesto al popolo italiano. Ma anche nessun altro popolo ha ricevuto, in termini spirituali e culturali, quello che ha ricevuto e riceve l’Italia».
Sappiamo bene che ancora oggi non mancano storici cattolici, come Angela Pellicciari, che mettono in evidenza come “la distruzione del potere temporale del Papa era l’obiettivo di un movimento massonico-protestante internazionale che puntava a sradicare il cattolicesimo”. Ma aumentano altri storici che, come Francesco Traniello, sostengono coraggiosamente che sarebbe sbagliato vedere ed enfatizzare la presenza di moventi anticattolici nel processo risorgimentale, poiché tanti cattolici, come Alessandro Manzoni, avevano operato attivamente per l’unificazione.
Insieme a quella cattolica anche la questione meridionale ha vissuto profonde evoluzioni nel tempo. Originalmente il dibattito era fortemente influenzato dalla propaganda della corona sabauda, preoccupata di legittimare la conquista. Infatti molti problemi del Sud nascono in seguito all’unificazione nazionale. Ad esempio, l’emigrazione meridionale ha inizio solo dopo l’unità d’Italia, così come il brigantaggio e il degrado economico.
Oggi, a distanza di un secolo e mezzo, il Mezzogiorno è ritornato ad essere visto come una palla al piede dello sviluppo italiano. Ma i termini politici della questione si sono invertiti, se si pensa all’invenzione della Padania e alla minaccia di secessione del Nord. Ecco la ragione per cui ripartire da Teano se si vuole rilanciare l’unità del Paese. All’appello hanno già aderito molte associazioni: Rete Comuni Solidali, Avviso Pubblico, Fondazione Banca Etica, Botteghe del commercio equo, Fai la cosa giusta, le riviste Altreconomia, Solidarietà Internazionale, Cem-Mondialità.
L’obiettivo è quello di portare a Teano 1000 sindaci da tutto il Paese per sottoscrivere un nuovo Patto di solidarietà nazionale.
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