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Forse a Todi si è modificata la morfologia dell’impegno dei cattolici nella società italiana. In un’epoca in cui la presenza dei cattolici in politica appare frastagliata e la loro azione insignificante, si avverte l’esigenza di una riflessione e di ‘registrare’ i capisaldi dell’azione ‘laica’ ispirata dalla fede e confrontata con la Dottrina Sociale della Chiesa.

Sono ormai lontani i tempi dell’esperienza dei Cattolici Democratici che coniugavano nell’esperienza quotidiana con la fede l’impegno responsabile e personale in una visione laica della politica, dell’economia e, in generale, della società: sono i tempi della collaborazione con i non credenti per la scrittura della Costituzione, della rinascita nazionale dopo la guerra e l’avvio nel Paese del processo democratico. Poi i cambiamenti nella società e nella Chiesa, insieme alla scomparsa delle figure più significative di quell’esperienza e di cui rimangono sparute tracce, stravolse i lineamenti morfologici della presenza dei cattolici nella società e, specialmente, le modalità del loro impegno nella politica. Per questo motivo l’annunzio di un Forum delle organizzazioni e delle persone cattoliche a Todi era apparso come una fiammella destinata a divenire fiamma, fuoco e luce. Non è stato così: “il lucignolo fumigante” è stato lasciato che fumigasse fino alla sua (probabile) estinzione. Poteva sembrare e doveva significare una inversione di tendenza. Dopo la scomparsa della Democrazia Cristiana i cattolici in politica si erano sentiti ‘orfani’ e frastornati. Forse per questo motivo la gerarchia della Chiesa italiana ritenne di dovere riempire un vuoto ed avocare a sé il compito della mediazione e gestire in prima persona il rapporto con il potere condannando così i laici ad una quasi totale afasia. In questo passato quindicennio è successo di tutto nella politica e nella Chiesa italiana addivenendo, insieme, ad una sorta di reciproco permanente accordo. Ma dopo il momentaneo e transeunte connubio per gli interessi comuni tra il potere politico e quello ecclesiastico, con le ricadute ancora di reciproche utilità legislative (silenzio dei cattolici di fronte alle leggi ad personam da una parte e, dall’altra, le concessioni economico-finanziarie e la legislazione favorevole ai c.d. valori etici), i nodi vengono al pettine. I nodi sono rappresentati dai comportamenti (im)morali di personaggi politici e l’abbandono dei cittadini vittime della crisi culturale ed economica. Così, la misura appare colma e la gerarchia della CEI, grazie anche al sopravvenuto avvicendamento del suo vertice, ha rotto il silenzio. Alla invadenza politica, con buona pace della laicità, da parte della gerarchia ha corrisposto il ritagliarsi nello spazio sociale del laicato e delle comunità di base a cui non rimaneva altra possibilità che la presenza nella società attraverso le esperienze di volontariato, l’impegno in favore degli immigrati, le mense della Caritas. L’azione politica dei vertici della Chiesa appariva priva della dimensione spirituale, evangelica e conciliare, mentre quella sociale del laicato rischiava di apparire sganciata dalla visione evangelizzatrice e l’azione appiattita sull’unica dimensione ‘orizzontale’, comunque meritoria. La gerarchia è responsabile ‘per competenza’ della cura della fede mediante la liturgia e l’evangelizzazione; il laicato è responsabile ‘per competenza’ della traduzione in opere finalizzate alla santificazione del mondo. La distinzione dei ‘campi’ e dei ‘compiti’ descrive, secondo il Concilio, la definizione di laicità al cui rispetto sono tenuti la stessa Chiesa, lo Stato, la società e tutti i soggetti che vi operano. In questo contesto si svolge il comune impegno di credenti- laici e di laici-non credenti per la costruzione del bene comune. La sovraesposizione della gerarchia nell’ambito politico e la dimensione esclusivamente ‘orizzontale’ dell’azione dei laici sono entrate in crisi e la consapevolezza di esse ha indotto l’una e gli altri a rivedere le posizioni. Il raduno del Forum di Todi forse voleva avviare una nuova (o rinnovata) cultura e prassi dell’essere Chiesa “insieme”, Popolo di Dio dai carismi differenziati del clero e del laico. Al card. Bagnasco, a nome degli altri vescovi e dei preti, è toccato rientrare nei ranghi propri della funzione ministeriale di guida spirituale, assolvendola egregiamente; al laicato cattolico è toccato di riflettere sulla propria vocazione di mediazione” e di traduzione della fede nel linguaggio e nella prassi politica e sociale. Forse si torna a intraprendere il cammino “laico” di separazione delle sfere avviato dal Concilio Vaticano II. Todi è stata una tappa. Forse!

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