L’avvio della XVI legislatura pare essere di buon auspicio per l’Italia. Il dibattito svoltosi in parlamento sulla fiducia al nuovo governo Berlusconi si è svolto all’insegna del rispetto e del riconoscimento reciproco tra maggioranza e opposizione.

Il Premier pare indirizzarsi a svolgere il suo mandato democratico nel segno di un’apertura alle ragioni dell’intero arco parlamentare, provando a fare della soluzione dei problemi italiani il vero centro del confronto politico. Del resto, dopo la campagna elettorale, i cittadini si aspettavano qualche atto di responsabilità da chiunque avesse vinto la competizione. Concretezza e buon senso per superare la difficile fase del Paese sono gli ingredienti minimi che ci si aspettano in questi primi mesi dal Palazzo. Dai banchi dell’opposizione tutto sommato (con la sola eccezione della pattuglia-Di Pietro) i toni sono stati improntati alla moderazione e tendenti a qualche apertura di credito.
Alcuni analisti hanno parlato addirittura di rischio consociativo, e altri molto ottimisticamente d’inizio della terza Repubblica. Entrambe queste letture mi paiono eccessive: non credo ci possano essere margini per consociativismi (oltre a quelli fisiologici), anche perché il Partito Democratico ha tutto l’interesse, in vista delle occasioni future, ad accreditarsi sempre più come compagine alternativa al Pdl, attraverso una piattaforma programmatica differente sul piano del progetto di società. Anche parlare di terza Repubblica mi pare prematuro, siamo ancora in una fase di assestamento dopo il ciclone elettorale che ha letteralmente scomposto il quadro politico. Di certo serve superare il bipolarismo imperfetto e muscolare che ha contrassegnato gli ultimi quindici anni e con esso il conflitto permanente che l’ha accompagnato. Tutto ciò non si ottiene con enunciazioni ed esternazione di buone intenzioni. Serve avviare una prassi dialogica che, nel riconoscimento del ruolo e delle responsabilità degli attori istituzionali, ponga maggioranza e opposizione in una reale tensione cooperativa. A chi ha vinto le elezioni, va lasciato l’onore e la responsabilità delle scelte e, allo stesso tempo, all’opposizione il dovere di promuovere cambiamento e soluzioni alternative in un quadro istituzionalmente corretto.
Gli italiani si aspettano serietà dalla politica e ritrovata autorevolezza. Ci si aspetta una nuova stagione costituente fatta di riforme strutturali condivise. Se vogliamo salvaguardare la vita stessa del sistema, sulle regole del gioco non si può intervenire con logiche di parte. Una politica alta da parte sua dovrebbe chiedere alla società civile un vaglio critico permanente e un dibattito pubblico profondo sulle ragioni e le modalità della convivenza, nonché sui fattori di promozione del Bene Comune. Credo che solo attraverso una matura fase di unità nazionale potremo incamminarci sulla vie del cambiamento e del risanamento traguardato sulle nuove generazioni. Rimaniamo in attesa delle prime scelte e dei primi provvedimenti, segnalando la positività di questo clima iniziale.
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