Non sono le reazioni istintive alle alternanze di rialzi e ribassi che devono guidare la riflessione su quanto sta accadendo nei mercati finanziari globali. Oggi più che mai è opportuno tenere il timone fisso verso l’obiettivo (condiviso dai maggiori paesi ad alto reddito, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla società civile) di una riforma delle regole.

Il sistema finanziario globale in alcuni dei suoi snodi vitali non è né competitivo (l’oligopolio delle società di rating, quello dei credit default swaps dove cinque grandi intermediari internazionali controllano il 78 percento del mercato), né trasparente (la stragrande maggioranza dei derivati non è scambiata in mercati regolamentati dove gli investitori sono costretti a versare depositi a garanzia delle posizioni aperte. Gli intermediari finanziari non bancari che hanno oggi risorse ingenti non sono soggetti alle stesse regole di trasparenza e di contabilità degli intermediari bancari).

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I politici, la società civile e tutto il sistema dell’economia reale (e con loro il nostro sistema bancario che ha saputo evitare al nostro paese onerose operazioni di salvataggio e l’aggravamento del debito pubblico) cominciano a manifestare con chiarezza il desiderio di metterci alle spalle questa fase di “capitalismo finanziario anarchico”.  
Non dobbiamo in questo frangente dimenticare l’importanza delle regole di “etica macro” (la correttezza dei bilanci, la disciplina della finanza pubblica, la lotta agli sprechi e il patto fiscale tra cittadini e stati) e del miglioramento nella capacità di creare valore economico, ma sappiamo benissimo che il problema non è soltanto lì. La soluzione alla crisi dei debiti sovrani non può essere soltanto l’ennesima stretta sulle risorse disponibili per beni e servizi pubblici penalizzando per la seconda volta i più vulnerabili e i contribuenti in genere che già hanno pagato e pagheranno per la crisi finanziaria globale.
Se il bagnino (stati nazionali e banche centrali) si pone in condizioni di debolezza per salvare chi sta per affogare (i grandi intermediari internazionali) ed ora rischia di essere trascinato a fondo dai “salvati” la colpa non può essere sua. Come governi, istituzioni internazionali e società civile hanno lucidamente indicato, una via logica e razionale da intraprendere secondo un principio di corresponsabilità è quella di tassare le transazioni finanziarie internazionali per raccogliere risorse in grado di migliorare i bilanci nazionali e finanziare i beni pubblici globali. E’ essenziale adottare una delle tre proposte sul tappeto – la Financial Stability Contribution e la Tassa sulle attività finanziarie (una sorta di IVA sulle istituzioni finanziarie) proposte entrambe dal Fondo Monetario e la Financial Transaction Tax proposta dalla società civile internazionale.
Non è più possibile sentire ancora una volta gli obesi prescrivere una cura dimagrante ai denutriti perché in media si mangia troppo. Stavolta la cura dimagrante deve toccare anche a loro.
 
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