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La crisi del Partito Democratico è sotto gli occhi di tutti. E ha dimostrato ancora una volta quello che sappiamo da tempo: che il Paese è bloccato, è in crisi, e che al momento nulla e nessuno – neanche un re taumaturgo, verrebbe da dire, come Veltroni- sembra avere la forza di scuoterlo.

Il Paese è sfibrato, sfiduciato, senza coscienza. Il tenore di vita che crolla, l’innovazione e la ricerca che scelgono altre terre dove produrre crescita e sviluppo, la regressione culturale e sociale che si diffonde.rn

Insomma, i motivi sono tanti, ma da qualche parte bisogna pur cominciare ad aggredire un sistema politico che è tanto ingessato quanto incapace di pensare al futuro.

Le dimissioni di Veltroni sono un’ottima occasione per cominciare. Sono uno shock importante, da non sottovalutare, da non disperdere, proprio per intaccare sonoramente quella specie di melassa che ci imbriglia e che ci impedisce di risvegliare dal torpore il nostro Paese, dando fiato e coraggio a chi vuole davvero un futuro per questo Paese: una nuova generazione. Una nuova generazione che guarda al futuro e che vuole –perché lo vive quotidianamente- impegnarsi per costruire il bene comune, per sé e per i propri figli.

Questo può farlo soltanto la prima generazione de-ideologizzata, che crede nella politica e nella sua capacità di governare – ma in modo non totalizzante! – la società.

Le dimissioni di Veltroni, dunque, sono un fantastico assist per iniziare a rompere il pak.

Approfittiamo della finestra che è stata offerta e, partendo dal Partito Democratico (poi immagino toccherà anche altri schieramenti, più monolitici e fedeli…), chiamiamo la società a raccolta, tutte quei giovani che quotidianamente in silenzio pensano e operano al bene comune, facendo semplicemente il proprio lavoro.

Insomma, partire dal Pd per intaccare e rompere il blocco di marmo nel quale questo Paese è imbrigliato, umiliato e racchiuso dentro. C’è soltanto un “piccolo” problema: che per fare ciò serve uno strumento tecnico-giuridico, che evidentemente il “blocco oligarchico e generazionalmente ostile” non vuole, ossia le elezioni primarie.

A mio avviso, oggi, impegnarsi perché vi siano vere elezioni primarie nel Partito democratico è la prima occasione concreta per invertire il segno di questo Paese e pensare tutti insieme –a partire da coloro che hanno un futuro, perché sono giovani, perché vogliono formarsi una famiglia, perché hanno a cuore il loro domani- a come costruire il bene comune.

Responsabilità delle scelte vuol dire innanzitutto scegliere responsabilmente. E se (anche) questo viene negato, beh davvero non c’è altro da fare che prenotare un bel biglietto aereo.

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