La relazione tra pace, cambiamenti demografici e climatici è uno dei temi più complessi e interconnessi del nostro tempo. A livello globale, gli effetti combinati della crescita demografica (sebbene non impetuosa come nell’ultimo secolo) e dei cambiamenti climatici stanno esercitando una pressione crescente sulle risorse naturali, sui sistemi economici e sociali, nonché sulle istituzioni politiche. Questi fattori, a loro volta, influenzano profondamente la stabilità e la pace in diverse regioni del mondo.
Cambiamenti demografici: una sfida per la stabilità
La crescita demografica è un fenomeno che non ha distribuzione uniforme. Mentre alcune regioni, come l’Europa e l’Asia orientale, stanno affrontando il declino della popolazione e l’invecchiamento, altre aree, come l’Africa subsahariana e il Sud-est asiatico, vedono una crescita sostenuta. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale potrebbe raggiungere i 9,7 miliardi entro il 2050, con una concentrazione significativa nei paesi in via di sviluppo.
Questo squilibrio demografico ha implicazioni importanti per la pace e la stabilità. Nelle regioni dove la popolazione cresce rapidamente, aumenta anche la domanda di risorse come acqua, cibo e alloggio. In assenza di infrastrutture adeguate e di politiche sostenibili, la competizione per queste risorse può alimentare tensioni sociali e conflitti. Le giovani popolazioni, in particolare, se non trovano opportunità economiche o sbocchi sociali, possono essere più vulnerabili – come prescrive il fenomeno denominato “youth bulge” – al richiamo di movimenti estremisti o a focolai di violenza.
Dunque, mentre alcuni paesi invecchiano, altri sono invece in piena fase di crescita e altri ancora saranno protagonisti del prossimo boom demografico, segnatamente in Africa Sub-sahariana. Si tratta di un fenomeno demografico globale, in mutamento e in maniera molto differenziata, come mai accaduto prima. Se ne deriva, quindi, che il mondo sta sperimentando la più grande rivoluzione geo-demografica che la storia umana abbia mai conosciuto. Una rivoluzione lenta e sotterranea che avrà conseguenze potenzialmente enormi sia per il pianeta nel suo complesso sia per molti paesi singolarmente considerati. Di cruciale importanza sono anche i tempi e la velocità dei processi demografici che stanno cambiando gli equilibri strategici, geopolitici ed economici nelle varie aree del mondo. E poiché queste dinamiche si stanno sviluppando in maniera temporalmente e spazialmente diversificata, l’ordine e l’organizzazione spaziale delle attività umane ne risulteranno sempre più modificati.
Cambiamenti climatici: un amplificatore di conflitti
I cambiamenti climatici agiscono come amplificatori di vulnerabilità esistenti. Fenomeni come siccità prolungata, inondazioni, tempeste e l’innalzamento del livello del mare stanno diventando sempre più frequenti e intensi a causa del riscaldamento globale. Questi eventi non solo colpiscono le economie locali, ma mettono a dura prova anche le capacità di governance e di gestione delle emergenze, soprattutto nei paesi più poveri e fragili.
Uno degli esempi più emblematici dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla pace è la crisi siriana. Prima dello scoppio della guerra civile nel 2011, la Siria aveva vissuto una delle peggiori siccità della sua storia. La scarsità d’acqua ha colpito duramente le aree rurali, causando l’emigrazione di massa verso le città. Questa pressione sociale, combinata con problemi economici e politici già esistenti, ha contribuito a innescare la rivolta. Sebbene la siccità non sia stata la causa principale del conflitto, è stata uno dei fattori che hanno alimentato il malcontento e la destabilizzazione.
In altre parti del mondo, come il Sahel africano, la desertificazione e la diminuzione delle risorse idriche stanno spingendo comunità agricole e pastorali a entrare in competizione per terre fertili e riserve d’acqua, innescando conflitti tra gruppi etnici e tribali. Questi conflitti locali, se non gestiti, possono facilmente degenerare in crisi regionali.
Migrazioni e conflitti: una relazione complessa
I cambiamenti climatici e demografici stanno anche alimentando le migrazioni, un fenomeno che può avere implicazioni significative per la pace e la stabilità internazionale. Le migrazioni forzate, in particolare, sono spesso una conseguenza diretta di crisi ambientali e conflitti armati. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), nel 2020 ci sono stati oltre 30 milioni di nuovi sfollati interni a causa di disastri naturali.
Le migrazioni possono essere un fattore destabilizzante sia per i paesi di origine che per quelli di destinazione. Nei paesi di origine, la fuga di masse di persone può svuotare le aree rurali di risorse umane vitali, lasciando le economie locali ancora più vulnerabili. Nei paesi di destinazione, l’arrivo improvviso di un gran numero di migranti può generare tensioni sociali, soprattutto se le risorse sono già scarse o se esistono già problemi economici e sociali.
La migrazione non è solo una questione di persone che fuggono da conflitti o disastri naturali. In molte regioni, i cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più difficile la vita per le comunità agricole e costiere, spingendo le persone a cercare nuove opportunità in aree urbane o in altri paesi. Questo tipo di migrazione, nota come migrazione ambientale, sta diventando una delle grandi sfide del XXI secolo. Le proiezioni indicano che milioni di persone potrebbero essere costrette a spostarsi nei prossimi decenni a causa dell’innalzamento del livello del mare, della desertificazione e di eventi climatici estremi.
Le risorse naturali: causa o soluzione?
La competizione per le risorse naturali, in particolare l’acqua e il cibo, è strettamente legata ai cambiamenti demografici e climatici. In molte parti del mondo, le risorse idriche stanno diventando sempre più scarse a causa delle pratiche agricole non sostenibili, dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici. La gestione delle risorse idriche è cruciale per mantenere la pace in regioni già instabili.
L’Africa, ad esempio, è uno dei continenti più vulnerabili ai cambiamenti climatici, e molti dei suoi conflitti sono legati alla gestione delle risorse naturali. Il bacino del Lago Ciad, che fornisce acqua a milioni di persone in Nigeria, Niger, Ciad e Camerun, si è ridotto drasticamente negli ultimi decenni a causa di una combinazione di cambiamenti climatici, uso non sostenibile dell’acqua e crescita demografica. Questa riduzione ha alimentato tensioni tra agricoltori, pastori e pescatori, oltre a facilitare l’espansione di gruppi armati come Boko Haram.
D’altra parte, la gestione sostenibile delle risorse naturali può essere una via per prevenire conflitti e promuovere la pace. La cooperazione internazionale nella gestione di risorse condivise, come i fiumi transfrontalieri, può rafforzare le relazioni tra paesi e ridurre le tensioni. Un esempio positivo è la gestione del fiume Mekong, dove i paesi del Sud-est asiatico hanno lavorato insieme per sviluppare piani condivisi per l’uso delle risorse idriche, nonostante le sfide legate ai cambiamenti climatici e alla crescita demografica.
Governance e istituzioni: il ruolo chiave
La capacità delle istituzioni politiche di gestire le sfide poste dai cambiamenti demografici e climatici è fondamentale per garantire la pace. Governi deboli o corrotti, con istituzioni fragili, hanno meno probabilità di rispondere in modo efficace alle crisi legate ai cambiamenti climatici, alla scarsità di risorse o alla crescita demografica incontrollata. Ciò può portare a una spirale di instabilità, conflitti e migrazioni forzate.
Tuttavia, ci sono anche esempi di paesi che hanno saputo affrontare queste sfide con successo. La Costa Rica, ad esempio, ha investito nella protezione ambientale e nella sostenibilità, adottando politiche innovative per ridurre la deforestazione e promuovere l’uso di energie rinnovabili. Questi sforzi hanno non solo migliorato la qualità della vita della popolazione, ma hanno anche contribuito a creare un ambiente di pace e stabilità.
In sintesi, la relazione tra pace, cambiamenti socio-demografici e climatici è estremamente complessa e interdipendente. I cambiamenti climatici amplificano le vulnerabilità sociali ed economiche, mentre la crescita demografica mette a dura prova le risorse naturali e le istituzioni politiche. Tuttavia, con una governance efficace, politiche sostenibili e cooperazione internazionale, è possibile mitigare questi rischi e promuovere un futuro di pace e stabilità in un mondo in rapida trasformazione.
Per approfondire
Giordano A. (2023), “Cambiamenti climatici, dinamiche demografiche e sicurezza ambientale”, in Ferrara A. (ed.), Le conseguenze economiche delle crisi globali. Interazioni tra ambiente, salute, economia, Agora & CO, pp. 7-41.
Giordano A. (2021), “Youth Bulge Dynamics in the Mediterranean Region: The Geopolitical Implications of Human Capital on Security and Stability”, in Corrao F.M., Redaelli R., (eds.), States, Actors and Geopolitical Drivers in the Mediterranean: Perspectives on the New Centrality in a Changing Region, London: Palgrave Macmillan, pp. 107-127.
Giordano A., Baldinelli G.M., Pagano A. (2019), “Vulnerabilità ambientale e flussi migratori nel Mediterraneo”, in Rapporto sulle Economie del Mediterraneo, ISSM-CNR, Bologna: Il Mulino, pp. 261-290.
Giordano A. (2017), “Mondialisation et révolution géodémographique”, Outre-Terre, Revue Européenne de Géopolitique, n. 50, pp. 60-75.
Tags: Clima cooperazione internazionale demografia migrazioni