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L’anno europeo del volontariato, all’insegna dello slogan “fa la differenza”, può essere davvero una grande opportunità per le nostre organizzazioni tutte, di volontariato, ma anche sportive, di promozione sociale e infine per tutta la nostra società italiana. In un’epoca definita ormai da più parti di grande urgenza educativa, pensando allo smarrimento di genitori ed educatori di fronte alla “generazione Ruby”, alla difficoltà di trovare proposte forti su cui impegnare le energie sommerse ma anche alla necessità di rigenerare il più ampio tessuto dell’impegno civico per il bene comune, è necessario osare qualche proposta innovativa.
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Guardando alla storia del nostro paese, non possiamo non ricordare quanto, soprattutto negli anni ’70 e ’80 sia stata importante la partenza di tante persone per un servizio nel mondo, come missionari, come laici missionari e anche e soprattutto come volontari. Nei primi 25 anni di vita della sola FOCSIV avevamo allora censito oltre 15.000 volontari rientrati che avevano svolto un servizio nel Sud del mondo di almeno due anni continuativi. Sappiamo quanto questo movimento abbia finalmente arricchito lo stesso tessuto delle nostre comunità e rappresentato una riserva di classe dirigente indiscutibile per tanta e successiva azione e impegno per il bene comune in Italia. Purtroppo, per motivi diversi, dagli anni ’90 questo fenomeno si è progressivamente ridotto a nicchia e salvo qualche lodevole esperienza che si è rilanciata anche in collegamento con il Servizio civile volontario, siamo ben lungi dalla consistenza del fenomeno di quegli anni lontani.
Io rimango convinto che proprio in un tempo di crisi complessiva come quello che viviamo, osare proposte forti e di alto valore, che ci spingono lontano, “fuori le mura” come diceva un tempo un felice slogan dei missionari saveriani, possa rappresentare un ritorno decuplicato di energie e passioni vitali per il nostro paese.
Ed ecco allora la proposta, guardando a quell’incredibile fenomeno che ha travolto tutti noi in poche settimane e che vede ribollire le piazze di tutto il mondo arabo, con un protagonismo inedito dei giovani, delle donne e di tante persone. E’ un fenomeno vitale, straordinario, che rilancia il metodo della nonviolenza attiva per rilanciare la democrazia e si investe sul futuro.
Propongo che il volontariato italiano si impegni da subito per lanciare un corpo di Volontari del Mediterraneo, composto di almeno 2000 persone per cominciare, metà europei, metà provenienti dalla sponda sud del Mediterraneo. Che in questo progetto vengano coinvolti anche come protagonisti attivi i tanti immigrati che vivono e lavorano nel nostro paese e che vengono dal Mediterraneo. Che si sviluppino concreti progetti di solidarietà, di scambio culturale, di impegno nello sport, nella ricreazione, nella azione civica e democratica, nell’organizzazione di microimprese per i giovani e per le tante persone che non hanno un lavoro o lo hanno perso a causa della crisi economica. Che questo diventi un segno concreto di un modo di stare dentro un processo di rinnovamento democratico che in un modo o nell’altro cambierà gli scenari alle porte di casa nostra, come è stato per la caduta del muro nel 1989.
Io credo che si possa fare, che il volontariato italiano abbia competenze, risorse e generosità sufficiente per assumere una leadership di questo progetto e possa da subito trovare interlocutori attenti. Per esempio nel Presidente del CNEL Marzano, che a dicembre ha ospitato e presieduto insieme al CESE il varo di un importante e nuovo organismo di collegamento e concertazione dei Comitati Economici e sociali del Mediterraneo, come spazio di dialogo civile. Per esempio, nel Ministro degli Esteri Frattini, che ha appena sollecitato l’UE ad un piano Marshall per il Mediterraneo, capace di accompagnare un buona transizione democratica. Per esempio nel Presidente Napolitano, che da sempre guarda fuori le mura e credo non avrà certo paura di spendersi per un progetto che scommetta sul protagonismo dei giovani e dei volontari di tutte le età.
Due sole annotazioni perché una simile proposta possa rapidamente camminare. Primo, non ci si faccia prendere dal solito vizio di chiedere una decisione del governo e nuovi fondi prima di poter partire. Ci sono i fondi, pochi, del servizio civile, credo si possano chiedere fondi alle tante Fondazioni e penso che un progetto del genere potrebbe trovare un largo consenso di opinione pubblica e quindi di fund raising specifico e forse anche un investimento personale diretto di tanti volontari e associazioni locali. Secondo, non ci si attardi troppo a voler definire per filo e per segno strutture, responsabilità e segreterie. Le principali organizzazioni di volontariato stabiliscano da subito un gruppo promotore, un appello e si parta.
Può essere davvero una grande occasione di dare uno sbocco concreto a questo anno europeo del volontariato, mettendo in gioco tutta la ben nota creatività italiana.

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