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Il nostro Paese, l’Italia, tra tanti annosi problemi e notevoli risorse, talvolta sottovalutate, ha probabilmente nella condizione giovanile il suo vero, drammatico, tallone d’Achille. Eppure una perla, originale e preziosa, è tutta italiana, il Servizio civile nazionale. La questione giovanile e’ complessa e affonda le sue radici nel più basso tasso di natalità d’Europa (Eurostat, dato riferito al 2015), che […]

Il nostro Paese, l’Italia, tra tanti annosi problemi e notevoli risorse, talvolta sottovalutate, ha probabilmente nella condizione giovanile il suo vero, drammatico, tallone d’Achille. Eppure una perla, originale e preziosa, è tutta italiana, il Servizio civile nazionale.

La questione giovanile e’ complessa e affonda le sue radici nel più basso tasso di natalità d’Europa (Eurostat, dato riferito al 2015), che alla lunga sta facendo di noi un popolo di anziani, un popolo che tende a scegliere le sue priorità guardando soprattutto alle esigenze (senza dubbio legittime, ma parziali) delle generazioni più mature.

La poverta’ minorile, che si concentra soprattutto nelle famiglie numerose, e’ un’altra realtà dolorosa in sé e carica di conseguenze pesanti per il futuro di questi bambini e ragazzi, ma anche del Paese.

Un terzo elemento sicuramente critico consiste nel forte tasso di abbandono scolastico, che ci vede fare peggio della media europea ed essere ben lontani dall’obiettivo UE di scendere al di sotto del 10% entro il 2020. Discorso analogo vale per i livelli di istruzione: le percentuali di qualificati, diplomati e laureati sono critiche in Italia. Si tratta fenomeni collegati soprattutto ad un’insufficiente offerta di formazione professionalizzante: molto richiesta e apprezzata, ma ancora troppo limitata rispetto a quella scolastica.

Ma forse l’aspetto più evidente e critico della condizione giovanile nel nostro Paese consiste nell’alto tasso disoccupazione e soprattutto in quel numero impressionante di NEET che dobbiamo purtroppo registrare.

Questo sintetico quadro e’ certamente semplificato e non guarda alle tante eccezioni che per fortuna conosciamo rispetto alle medie della statistica; soprattutto non mette in risalto la quotidiana tenacia di tanti giovani che si impegnano, studiano, sono disposti alla mobilita’, inventano modi per lavorare nonostante disoccupazione e precarietà: giovani che combattono e…ce la fanno! Esso tende piuttosto a sottolineare come sia comprensibile che i giovani italiani abbiano difficoltà a conquistarsi un’autonomia, a recidere il cordone ombelicale con la famiglia di origine e ad inserirsi nella vita adulta, pur non essendo affatto quei bamboccioni di cui in modo inappropriato ed offensivo si è tanto parlato.

Molto si sta facendo per lottare contro i noti fenomeni sopra ricordati. Soprattutto in questi ultimi anni sono numerosi e significativi, sebbene migliorabili, i segnali di attenzione verso la condizione giovanile: da Garanzia giovani ai rinnovati investimenti sulla scuola, dal Fondo per la lotta alla povertà giovanile alla sperimentazione di un sistema duale italiano che permetta anche da noi di apprendere lavorando.

Ma un’esperienza tra tutte è davvero un’originalità italiana, un istituto di cui andare fieri e cui l’Europa guarda per prenderne esempio. Si tratta del Servizio civile nazionale, storicamente e idealmente legato al servizio civile sostitutivo di quello militare per gli obiettori di coscienza, quando la leva era obbligatoria per tutti giovani di sesso maschile.
Il nuovo Servizio civile nazionale, istituito con l. n. 64 del 2001 e recentemente riformato con la legge delega “per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale” (l. n. 106 del 2016), è stato in questi anni una straordinaria risposta a molte delle difficoltà sopra ricordate e una concreta, positiva esperienza per tanti giovani italiani, anche donne, spesso provenienti dal sud Italia, che si trovano a scontare i limiti di opportunità che il Paese offre loro.

La componente formativa del Servizio civile è sempre stata fondamentale; essa trascende le ore e giornate dedicate giustamente alla formazione generale e specifica: ha a che fare con l’esperienza di servizio continuativo e sensato per la Patria, che poi concretamente assume il volto di bambini, persone diversamente abili, anziani; si arricchisce della consapevolezza di un patrimonio artistico o ambientale da tutelare,valorizza la memoria, rende fruibile la cultura… Inutile sottolineare quanto sia importante che possano accedervi anche e forse soprattutto quei giovani che hanno avuto come si ricordava percorsi formativi accidentati, che non hanno raggiunto livelli dignitosi di formazione.

Ma il Servizio civile diventa anche occasione per incontrare (per la prima volta in tanti casi) organizzazioni sociali o istituzioni: da conoscere e nelle quali inserirsi, entrando in contatto con l’esperienza di relazioni strutturate e finalizzate ad obiettivi, con la complessità della vita organizzativa. E’ un’occasione per sperimentare una forma concreta di lavoro, mettendo a frutto le proprie competenze e sviluppandone di nuove, nell’orizzonte e con la consapevolezza della utilità sociale del proprio lavoro e del fatto che il contributo di ciascuno è indispensabile e insostituibile per la collettività e per il bene comune. Aver avuto occasioni di lavorare, aver sperimentato un lavoro è fondamentale per poi saper cercare e poter trovare lavoro! Obiettivo tanto arduo da raggiungere per i nostri giovani.

Ancora una questione, prima di lasciare la parola ai numerosi e qualificati interventi che qui presentiamo: il Servizio civile nazionale, che da sempre può essere svolto anche all’estero, ci è parso una sorta di “mobilità protetta”. Esso offre l’opportunità di fare un’esperienza formativa preziosissima in sé, ma anche in alcuni casi di mettersi alla prova e poter valutare, in un contesto tutelato e con un prezioso accompagnamento, una possibilità di vita e lavoro al di fuori dei confini nazionali, vocazione e desiderio, ma spesso anche necessità, di tanti giovani italiani.

Per questi motivi BeneComune.net ha deciso di dedicare l’approfondito focus di settembre al tema del Servizio civile, proponendosi di metterne in evidenza caratteristiche, valore, potenzialità, rischi, anche valorizzando l’esperienza di un importante e storico ente gestore, le Acli, e di alcuni giovani stessi che lo hanno vissuto.

Ai nostri interlocutori abbiamo chiesto di ragionare attorno ad alcune domande: come viene vissuta questa esperienza formativa ed educativa dai giovani? Come viene percepito il tema della mobilità? Il servizio civile universale quali opportunità può offrire anche nella prospettiva del lavoro? Come valorizzare questa esperienza evitando che si trasformi in un’occasione sprecata? Viene dedicata adeguata attenzione al tema dell’educazione alla pace e ai valori comuni?

Partiamo da Matteo Bracciali che descrive l’obiettivo dell’impegno educativo e formativo delle Acli: quello di creare cittadini che abbiano gli strumenti per saper leggere il contesto che li circonda, ne sappiano riconoscere le ingiustizie e siano in grado di cambiarlo.

Pasquale Pugliese ci offre un quadro del percorso che ha portato al Servizio civile nazionale, osservando come non sia sufficiente formare i giovani alla difesa non armata ed alla costruzione della pace con mezzi pacifici se prima, a questi valori non si forma anche la politica.

Francesco Spagnolo sottolinea la necessità di tornare a vedere il servizio civile come un sistema aperto ed accessibile, collegato ai mondi da cui passano i giovani, come ad esempio la scuola e l’Università, e che abbia al centro tutti, non solo quelli dotati già di opportunità ed occasioni.

Gianfranco Zucca ci racconta le motivazioni e le aspirazioni dei giovani impegnanti nei progetti di servizio civile all’estero promosso dalle Acli, il loro desiderio di vivere un’esperienza di volontariato in un contesto peculiare o, se si vuole, “speciale”.  E Simonetta De Fazi nel suo contributo dà voce ai ragazzi impegnati con le Acli nel servizio civile all’estero e nel progetto IVO4ALL.

Fiammetta Rastelli, una giovane impegnata nel servizio civile preso le Acli, ragiona sul tema delle competenze, sottolineando come i decreti attuativi della riforma del terzo settore e del servizio civile debbano prevederne il riconoscimento, trovando formule che agevolino i giovani nel mettere a disposizione della collettività le competenze acquisite all’interno di associazioni vocate al sociale.

Alberto Scarpitti e Mariella Luciani ci raccontano il senso della proposta formativa ed educativa che le Acli rivolgono ai giovani impegnati nel servizio civile.

Concludiamo con il Sottosegretario Luigi Bobba, intervistato da BeneComune.net, che mette in evidenza, tra gli altri aspetti, come la riforma del Terzo settore e del Servizio Civile intenda costruire un percorso dove i soggetti a cui guardiamo in modo preferenziale siano i giovani con meno opportunità.

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