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Le Acli in diverse occasioni, hanno riflettuto sul rapporto tra fraternità e democrazia. Una questione che oggi appare sempre più cruciale per ripensare la politica. Dire che la fraternità può e deve diventare un nuovo paradigma dell’agire politico non significa far riferimento ad un nuovo modello quanto piuttosto ad una forma del nostro agire e pensare. In questo senso la fraternità non è il fine dell’agire politico ma può diventare la forma specifica di un’azione politica orientata finalmente al bene comune

«La fraternità non è solo il risultato di condizioni di rispetto per le libertà individuali, e nemmeno di una certa regolata equità. Benché queste siano condizioni di possibilità, non bastano perché essa ne derivi come risultato necessario. La fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza. Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori? Succede che la libertà si restringe, risultando così piuttosto una condizione di solitudine, di pura autonomia per appartenere a qualcuno o a qualcosa, o solo per possedere e godere. Questo non esaurisce affatto la ricchezza della libertà, che è orientata soprattutto all’amore» (Papa Francesco, Lettera Enciclica Fratelli tutti. Sulla fraternità e l’amicizia sociale, n. 103).

Ho deciso di iniziare il mio editoriale facendo riferimento al n. 103 dell’enciclica “Fratelli tutti” in quanto esso spiega molto bene l’accezione di fraternità a cui fa riferimento Papa Francesco, mostrando come la fraternità sia un paradigma con cui è possibile ripensare la politica, l’economia, la società, il rapporto tra le religioni.

Seguendo l’ispirazione di San Francesco – l’enciclica è uscita il 3 ottobre ed è stata firmata sulla tomba del santo di Assisi – ma anche di Martin Luther King, di Desmond Tutu, del Mahatma Gandhi e di molti altri, il Papa rilancia il sogno della fraternità. L’Enciclica si conclude con un appello alla pace, alla giustizia e alla fraternità, rivolto a tutte le persone di buona volontà, che riprende il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi insieme ad Ahmad al-Tayyib, Grande Imam di Al-Azhar, la moschea-università del Cairo, con cui nell’enciclica Francesco rinnova il dialogo. Questo appello -così urgente per il nostro mondo – è una scelta chiara, che mostra la ferma convinzione del Santo Padre che le religioni possono giocare un ruolo fondamentale per la costruzione di un mondo più fraterno.

Questo sogno della fraternità ha preso corpo con “Economy of Francesco”, evento che si è svolto dal 19 al 21 novembre scorso. Il Papa ha voluto ancora una volta dare un segnale al mondo interno, suscitare energie, dare voce ad esperienze, che mostrano come sia possibile e necessario rivedere il paradigma economico dominante per avviare un processo capace di rigenerare l’economia e darle un volto fraterno.

Le Acli, poi, in diverse occasioni, hanno riflettuto sul rapporto tra fraternità e democrazia. Una questione che oggi appare sempre più cruciale per ripensare la politica. Dire che la fraternità può e deve diventare un nuovo paradigma dell’agire politico non significa far riferimento ad un nuovo modello quanto piuttosto ad una forma del nostro agire e pensare. In questo senso la fraternità non è il fine dell’agire politico ma può diventare la forma specifica di un’azione politica orientata finalmente al bene comune.

In questa prospettiva con questo focus abbiamo chiesto ad alcuni esperti di ragionare attorno ad alle seguenti questioni: in che senso la fraternità è una categoria per ripensare la politica? Perché la fraternità ci consente di andare oltre il concetto di libertà e uguaglianza? Può essere una risposta alla crisi delle moderne democrazie? La fraternità è una categoria che può consentire di rigenerare l’economia? Quali principi e valori può introdurre nel contesto economico odierno? In che modo la fraternità può rappresentare la cifra del dialogo tra le religioni?

Iniziamo con il nostro direttore Leonardo Becchetti (Docente di Economia Politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata”) che nella prima parte del suo contributo si pone una domanda fondamentale: “Perché e come la mancanza del principio di fraternità si fa sentire nella nostra vita sociale ed economica? La questione è molto semplice. Siamo esseri relazionali e la soddisfazione e la ricchezza di senso del nostro vivere dipendono dalla qualità della nostra vita di relazioni e dalla nostra generatività, ovvero dalla capacità delle nostre vite di contribuire positivamente alla soddisfazione e ricchezza di senso delle vite di altri esseri umani. La generatività non è altro che un principio di fraternità non solo spaziale ma anche intertemporale perché se siamo generativi creiamo le premesse per migliorare la vita non solo presente ma anche futura (ed è per questo che la transizione ecologica ha a che fare e come con il principio di fraternità). “Chi pensa che la fraternità – prosegue Becchetti- sia qualcosa di accessorio o aspirazione velleitaria di anime pie non ha capito il segreto della fecondità della vita sociale ed economica che ha molto a che fare con essa”.

Stefano Zamagni (Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali) ci ricorda che “la fraternità consente a persone che sono eguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali di esprimere diversamente il loro piano di vita, o il loro carisma, cioè la loro singolarità. Questa compresenza di uguaglianza e singolarità è ciò che caratterizza in modo unico il principio di fraternità”. A suo avviso “l’ordine sociale che chiamiamo capitalismo deve rispettare pienamente il diritto di ciascun individuo a decidere da sé come dare valore alla propria vita”. In questo senso per il noto economista “prendere atto che il capitalismo rischia oggi la paralisi, o, peggio, il collasso, perché sta diventando più capitalistico di quanto gli sia utile, è il primo passo per avviare un progetto credibile di trasformazione dell’esistente ordine sociale”.

Claudio Gentili (Direttore de “La Società”) propone una lettura del tema della fraternità collegata ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa, soffermandosi in particolare sulle riflessioni che Benedetto XVI prima e Papa Francesco poi avanzano sul tema di fraternità. A suo avviso “la Dottrina sociale, che ha ispirato la Costituzione repubblicana e l’economia sociale di mercato, la cooperazione e le banche etiche, ponendo al centro la dignità della persona, la solidarietà, la sussidiarietà, il bene comune, è una bussola per la fraternità universale”. Per Gentili esiste “un legame ontologico fra fraternità e dignità della persona. Nell’emergenza epidemica, ad esempio, dignità significa combattere il virus con tutte le forze, assicurare ai malati cure dignitose, senza scartare i più fragili. Il direttore de “La Società” conclude: “per essere fratelli tutti, per una sostenibilità davvero umana, c’è bisogno di una metafisica delle relazioni. E qui torniamo alla differenza tra fraternità e fratellanza. La prima aperta al destino trascendente dell’essere umano, la buona notizia del Vangelo. La seconda chiusa in un orizzonte immanentistico che preclude il Mistero. Fratelli tutti è un invito ad ascoltare il grido dei poveri e della terra. La fraternità che ci insegna il Vangelo da senso alla vita e illumina il mondo”.

Oreste Bazzichi (Docente di Sociologia alla Pontificia Facoltà Teologica S. Bonaventura – Seraphicum di Roma) dopo aver ricordato come “l’impegno francescano per lo sviluppo di istituzioni precapitalistiche era finalizzato non solo a non rigettare l’economia, ma a viverla in un orizzonte di sobrietà e di sostenibilità e nella logica della promozione del bene comune” osserva che “la fraternità universale della Fratelli tutti è un richiamo forte alla costruzione di un mondo dove ci si prenda cura l’uno dell’altro. Questa consapevolezza di base, che si è perduta da lungo tempo, permetterebbe lo sviluppo di nuove proposte per uscire dalla crisi e ricostruire su basi nuove il rapporto tra economia, politica e società”.

Giuseppe Laganà (Psicologo e Psicoterapeuta che collabora con la Caritas Italiana) propone una lettura del tema della fratellanza intrecciando alcuni riferimenti biblici con la prospettiva psicologica e osservando come “stia nelle vicissitudini della fraternità reale o vissuta nell’immaginario, il primo apprendistato per vivere una fratellanza armoniosa, che non può prescindere dalle vicissitudini dell’Edipo e di Narciso”. Insomma “portiamo dentro di noi, per sempre, l’intreccio tra amore ed odio, gli effetti di traumi che a volte trovano espressione nelle nostre parole; ma siamo chiamati a prestare attenzione al nostro inconscio, a non sottovalutare la sua importanza, a farci amicizia ed è un processo che dura tutta la vita”. Laganà conclude il suo contributo con un riferimento esplicito alla “Fratelli tutti” che a suo avviso è un “presupposto teologico e culturale in senso ampio, per dare slancio e nuova progettualità politica all’intera triade ‘giustizia, uguaglianza, fraternità’ che tuttavia non basta a sé stessa perché ha bisogno di una quarta sorella, la Misericordia che non è espressione di sterile buonismo, ma colei che ci ricorda che chi è senza peccato scagli per primo la pietra”.

Nella parte finale del nostro focus riproponiamo un articolo di Padre Giacomo Costa ed un’intervista a suor Alessandra Smerilli.

Secondo padre Giacomo Costa (Direttore responsabile di Aggiornamenti sociali) “c’è il desiderio di condividere un sogno alla radice dell’enciclica Fratelli tutti (FT): «un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole» (n. 6), un sogno da fare insieme «come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» (n. 8). Quella del sogno è una categoria molto cara a papa Francesco. Non si tratta certo dell’evasione che fa perdere il contatto con la realtà della vita quotidiana, ma della visione capace di orientare, di indicare la direzione di marcia, di spingere al cambiamento”.

Per suor Alessandra Smerilli (Consigliere di Stato della Città del Vaticano docente di Economia politica alla Pontificia facoltà di scienze dell’educazione Auxilium di Roma) il Papa nella Fratelli tutti “evidenzia i rischi di un mercato che non è più come deve essere, per questo parla di neoliberismo. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una progressiva penetrazione del mercato anche in ambiti dove tradizionalmente la gestione di alcuni beni comuni era fatta appunto in comune. Queste derive sono condannate dal Papa che ci mostra al contempo come proprio la pandemia abbia fatto venire in luce quello che prima si faceva fatica a capire: il mercato da solo non può risolvere tutto”. “Nella Fratelli tutticonclude la Smerilli – il Papa ci dice che se noi teniamo al bene comune non possiamo adottare solo i criteri di efficienza e la pandemia ce l’ha dimostrato. Il mercato funziona bene quando è civile, cioè costruisce civiltà, e quando è coordinato anche a livello politico”.

Concludere con il pensiero di una donna ci permette di cogliere l’occasione per impegnarci, il prossimo anno, a dare più voce nei Focus di Benecomune alle sorelle tutte che animano la vita sociale, che interpretano le relazioni economiche, che sostanziano la dinamica democratica con un punto vista diverso e uno stile peculiare, spesso da posizioni subalterne, anche nella Chiesa. Probabilmente le nostre comunità hanno bisogno di valorizzare maggiormente anche i loro carismi perché maturi quella radicale conversione che auspichiamo. Con questo impegno, grati a tutte le Collaboratrici ed a tutti i Collaboratori del nostro sito, rinnoviamo i più cordiali auguri di Buon 2021!

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