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La campagna 005 si pone l’obiettivo di riformare la finanza a partire da quattro temi: lotta ai paradisi fiscali; evasione ed elusione fiscale; regolamentazione e registrazione dei derivati; separazione delle banche d’affari dalle quelle commerciali; istituzione di un tetto massimo ai compensi dei manager delle società di capitali. La riforma della finanza rappresenta la madre di tutte le riforme: il primo gradino per ridurre le diseguaglianze e orientare l’economia alla promozione umana.

Nel mondo siamo 7 miliardi, produciamo oltre 70 mila miliardi di dollari di ricchezza ogni anno e cibo sufficiente per 12 miliardi di persone, mentre oltre 1 miliardo vive in povertà estrema… Invece è di quasi 700 mila miliardi di dollari la ricchezza sottostante i derivati; derivati in gran parte appannaggio di poche possenti banche, più ricche di tante nazioni, che si proclamano troppo grandi per essere lasciate fallire anche nei casi peggiori e che influenzano pesantemente il governo del mondo.

Riflettere su queste cifre potrebbe bastare per associarsi alle parole della Evangelii gaudium (202) di Papa Francesco: “Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’inequità é la radice dei mali sociali“.

Oltre 50 organizzazioni della società civile italiana (sindacati, associazioni, reti di ong, organizzazioni del terzo settore e della finanza etica) si sono mobilitate con la Campagna ZeroZeroCinque, inizialmente con un duplice obiettivo: contrastare la speculazione e recuperare risorse (se pienamente attuata si tratterebbe di 200 miliardi nella sola Europa) per lo sviluppo sociale, la lotta alla povertà, la tutela dell’ambiente e dei beni comuni. La campagna ZeroZeroCinque sostiene l’applicazione della Tassa sulle Transazioni Finanziarie, una imposta minima, pari appunto allo 0,05%, sulla compravendita di strumenti finanziari.
La TTF è limitata alle attività finanziarie e diviene progressivamente più importante per chi compra e vende in pochi secondi, andando così a scoraggiare e limitare la finanza speculativa. Non si condanna la finanza, ma l’attuale finanza globale senza trasparenza e senza regole.
La campagna in questo senso si allarga ad altri 4 temi determinanti per una riforma autentica: la lotta ai paradisi fiscali; all’evasione e all’elusione fiscale; la regolamentazione e la registrazione dei derivati; la separazione delle banche d’affari dalle banche commerciali consentendo ai risparmiatori di essere pienamente cittadini dei propri risparmi; l’istituzione di un tetto massimo ai compensi e ai manager delle società di capitali.
A distanza di anni dal disastro col quale la finanza speculativa ci ha portati nella crisi qualcosa si muove partendo dalla battaglia condotta dal Presidente Obama negli Stati Uniti dove finalmente prende il via la Volcker Rule, la norma che in particolare impedisce alle banche di deposito di investire per più del 3% capitali propri in transazioni in borsa, derivati, hedge funds.
E in questi mesi si giocano appuntamenti e scadenze importanti. In Europa ci si relaziona in rete con altre sigle e campagne, in particolare sui negoziati per implementare una TTF che riguarderà 11 Paesi dell’Unione Europea (5 per diecimila sulle azioni e solo 5 per centomila sui derivati). L’Italia ne fa parte, ma con un atteggiamento timido, che si evince anche dalla presunta Tobin tax varata dal Governo Monti che ha prodotto un gettito di soli 159 milioni (meno di 1/6 del previsto) e che riguarda solo le transazioni su azioni e si applica solo ai saldi a fine giornata.
Per questo la campagna oltre a raccogliere le firme ha fatto pressione per sostenere nei recenti interventi sulla legge di stabilità l’emendamento “Bobba” (dal nome del suo primo firmatario, Luigi Bobba), che avrebbe allargato a tutte le transazioni, prevedendo un 1 per 10.000. L’emendamento è stato momentanemente fermato, ma continua la nostra azione perché l’Italia maturi una posizione più forte.
La riforma della finanza rappresenta la madre di tutte le riforme. É il primo gradino per svelare che è possibile un mondo migliore se si guarda a una riduzione delle diseguaglianze e a una economia nuova, più intelligente e meno sprecona, più orientata alla promozione umana.
Del resto i venti di crisi soffiano ormai ovunque mettendo in luce, oltre alle contraddizioni umane e civili di nuove potenze come la Cina, anche la precaria sostenibilità economica del loro modello. E proprio l’Europa può e deve dare prova dei suoi sogni migliori proponendosi come sostenitrice di quel salto di civiltà che il nuovo mondo globale attende ormai da troppo tempo.
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