Il lavoro negato ai giovani sta diventando una delle principali fonti di ingiustizia sociale della nostra epoca. E’ quindi urgente operare su due livelli: da un lato favorire la nascita di lavoro e la transizione dei giovani, dall’altro valorizzazione le loro capacità e talenti anche per mezzo di tutele adeguate

Per le persone di una certa età il lavoro è un dato esistenziale scontato: non solo perché solitamente si ha un’occupazione, spesso associata a tutele e garanzie, benché sempre più fragili; ma anche perché il lavoro è stato a lungo e per intere generazioni l’orizzonte vitale per eccellenza, la leva, oltre che per vivere, per migliorare la propria condizione, la dimensione dove si apprendono il senso del dovere e le regole della convivenza, si contribuisce alla crescita collettiva e si ottengono, anche con dure battaglie, i diritti; non ultimo, il luogo dove si definisce la propria identità, si esprime se stessi, si diventa adulti. In questi termini, il lavoro è un’esperienza fondamentale, che porta con sé un patrimonio di valori e di competenze difficilmente acquisibili in altri ambiti.

Ebbene, per tanti dei nostri giovani il lavoro non rappresenta questo, perché manca e quando c’è spesso non ha le caratteristiche che lo rendono decente. Non che il lavoro non sia più saldamente al centro dell’interesse dei giovani – si illude chi lo crede e di recente lo ha smentito anche la bella indagine del Censis Lavoro Consapevole. Giovani e ascesso al mondo del lavoro: quale futuro – ; piuttosto è il lavoro a tradire le promesse all’interno dei progetti di vita delle giovani generazioni, per le quali esso è ancora un veicolo indispensabile per realizzare le proprie aspirazioni.

Scoraggiati e con una profonda sensazione di solitudine, i giovani accettano qualunque offerta lavorativa venga loro fatta pur di accedere ad un’occupazione o restano a lungo disoccupati. In Italia i giovani (15-24 anni) disoccupati di lunga durata sono 300mila, la quota più elevata in Europa.

È per questo vuoto di riconoscimento e di senso che molti giovani, anche con elevata istruzione, prendono la via dell’estero: si riducono per loro i luoghi e gli spazi in cui coltivare ambizioni e sogni. Tale situazione, oltre a limitare le loro prospettive– perché tali fragilità “contratte” in giovane età liaccompagneranno prevedibilmente tutta la vita –, ci sta facendo perdere il contributo di creatività, entusiasmo ed innovazione di cui i giovani sono capaci e di cui questo Paese ha disperatamente bisogno per risollevare le proprie sorti.

Il lavoro negato diventa la principale fonte di ingiustizia sociale secondo i giovani e l’accesso al lavoro, di conseguenza, tema fondamentale della nostra epoca. Pur consapevoli che il mondo è divenuto più complesso e che il lavoro ha subito profonde trasformazioni, non possiamo rassegnarci alla sua mesta scomparsa dalle traiettorie biografiche delle persone, ma dobbiamo puntare sui «contenuti che rendono il lavoro ancora attuale» (cfr. Manifesto Acli per il 50° Incontro Nazionale di Studi, 2017) e commisurare le soluzioni tecniche e culturali alle sfide del presente, nella convinzione checiò che avviene all’interno delle relazioni di lavoro contribuisce a definire la qualità di una civiltà.

Mi pare che sia urgente operare su due livelli: da un lato favorire la nascita di lavoro e la transizione dei giovani; dall’altro lato aumentare il senso e la valorizzazione di capacità e talenti, anche per mezzo di tutele adeguate. Sul primo fronte una novità importante è costituita dallo sviluppo delle start up innovative, imprese giovani fondate sulla ricchezza delle idee e le possibilità offerte dalla tecnologia digitale. Tali imprese si sono rapidamente diffuse nel nostro Paese (ad oggi sono circa 7.700), che ha consentito a molti giovani di avviare attività lavorative (anche a vocazione sociale) “sfruttando” la propria creatività e le proprie competenze per rispondere a bisogni emergenti o inappagati.La citata indagine del Censis conferma che molti under 35 individuano nel sostegno alle forme avanzate di imprenditoria giovanile (start up innovative)misure efficaci per contrastare la disoccupazione che interessa la loro fascia d’età. Questa può configurarsi come una valida opportunità, a patto di vigilare su come viene utilizzata, cioè a condizioneche sia davvero un volano di promozione e valorizzazione dei giovani e non un ulteriore elemento di instabilità e precarietà. La maggior parte delle start up digitali di Oltreoceano, ad esempio, fallisce dopo qualche hanno, il 90% di quelle che sopravvivono non va mai in attivo e, tranne rare eccezioni, impiegano poche persone e poche in modo stabile (Uber, per intenderci, è nata come start up digitale innovativa).

Sul secondo fronte occorre una riscossa culturale capace di respingereogni idea o soluzione che mini il patto sociale e il welfare state: si deve lavorare sull’inclusione e sulla tutela dei diritti, sull’innalzamento degli standard e delle retribuzioni, sull’arginare il peggioramento della qualità degli impieghi, sull’uguaglianza sul lavoro e dei lavori, su una strategia politica seria di lungo termine.

Di tutto questo discuteremo nel prossimo Incontro di studi, opportunità unica di confronto e di condivisione sullequestioni care all’associazione e quest’anno particolarmente sentito, non solo per la ricorrenza del cinquantesimo, ma per la scelta del tema al cuore delle preoccupazioni della società italiana di oggi. Come Dipartimento Lavoro abbiamo intrapreso un percorso di approfondimento e di azione lungo queste direttrici, sondando le problematiche e le aspirazioni dei giovani e studiando le iniziative generatrici di lavoro che possono essere proposte come buone pratiche, i cui primi riscontri confluiranno nei lavori del convegno. Siamo, dunque, pronti ad affrontare questa nuova sfida, avvertendo il senso del dovere e la reponsabilitài chi contribuisce ogni giorno a definire l’immagine del lavoro nel nostro Paese.

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  1. […] Santino Scirè (Membro di presidenza nazionale Acli, con delega al lavoro) sottolinea come “Il lavoro negato ai giovani stia diventando una delle principali fonti di ingiustizia sociale della nostra epoca. E’ quindi urgente operare su due livelli: da un lato favorire la nascita di lavoro e la transizione dei giovani, dall’altro valorizzazione le loro capacità e talenti anche per mezzo di tutele adeguate“. […]

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