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“La disuguaglianza è una violazione della dignità umana; è la negazione della possibilità che ciascuno possa sviluppare le proprie capacità. Prende molte forme e ha molte conseguenze: morte prematura, salute cattiva, umiliazione, subordinazione, discriminazione, esclusione dalla conoscenza e/o da dove si svolge prevalentemente la vita sociale, povertà, impotenza, mancanza di fiducia in se stessi e di opportunità e possibilità della vita” (Goran Therborn, The Killing Fields of Inequality, Polity Press, Cambridge 2013, p. 1).

La disuguaglianza è una violazione della dignità umana; è la negazione della possibilità che ciascuno possa sviluppare le proprie capacità. Prende molte forme e ha molte conseguenze: morte prematura, salute cattiva, umiliazione, subordinazione, discriminazione, esclusione dalla conoscenza e/o da dove si svolge prevalentemente la vita sociale, povertà, impotenza, mancanza di fiducia in se stessi e di opportunità e possibilità della vita” (Goran Therborn, The Killing Fields of Inequality, Polity Press, Cambridge 2013, p. 1).

Ho deciso di iniziare il mio editoriale con queste parole del sociologo svedese Goran Therborn perché ci consentono di dare al tema della disuguaglianza una prospettiva ampia, capace di cogliere la complessità di questo fenomeno che tocca dimensioni soggettive, sociali, economiche che riguardano le condizioni e le opportunità dei singoli individui a seconda del contesto in cui nascono e vivono.

Non è un caso che il primo importante studio sulla disuguaglianza sia stato quello dell’economista indiano Amartya Sen – premo Nobel dell’economia nel 1998 –  che nel suo libro La disuguaglianza. Un riesame critico, tradotto in Italia nel 1994 (l’edizione inglese è del 1992), parte da una riflessione sul tema delle opportunità e delle capacità, che Sen chiama capability (si veda la parola capacitazione). Il concetto di disuguaglianza non è quindi legato dall’economista alla sola disparità di reddito, ma anche e soprattutto alla disuguaglianza di opportunità, di possibilità di scelta, di libertà individuali.

Questo è un punto fondamentale che ha guidato la nostra ricerca di questi anni, orientando l’azione sociale e politica e i servizi delle Acli. In questa prospettiva l’associazione ha lanciato proposte e operato per offrire maggiori e migliori opportunità ai cittadini, offrendo servizi di varia natura grazie all’azione del Patronato, del Caf e dell’Enaip: da quelli fiscali a quelli sociali, da quelli relativi al sistema di welfare a quelli riferiti al lavoro e alla formazione professionale.

Da alcuni anni le Acli, osservando il crescente aumento delle situazioni di povertà e di disuguaglianza, si sono concentrate sul tema della povertà senza però tralasciare la questione di dare opportunità di crescita e sviluppo a tutte le persone che incontrano. Così nel 2010 hanno avanzato la proposta di un piano nazionale contro la povertà e poi, nel 2013, quella del Reddito di Inclusione Sociale (REIS) portata avanti all’interno dell’Alleanza conto la povertà in Italia, che più recentemente ha realizzato un lavoro finalizzato all’implementazione del Rei.

Le Acli, nella consapevolezza che la lotta alla povertà rappresenta solo la punta dell’iceberg, nella primavera del 2015 hanno anche lanciato la campagna nazionale “Nessuno escluso. Insieme per ridurre le disuguaglianze, eliminare la povertà e per riconciliarci con il futuro”: il focus della mobilitazione è la lotta alle diseguaglianze e alla povertà, come presupposto per uscire dalla crisi.

Nel luglio del 2015 il nostro sito propone la parola chiave disuguaglianza sociale ed economica – che è ad oggi l’articolo più letto di quest’anno ed in assoluto avendo superato le 13.500 visualizzazioni (nel 2018, 4.571 e nel 2019, fino ad oggi, 4.170) – dove si definisce il termine mettendo in evidenza come esistano svariate forme di disuguaglianza: sociale, economica, politica, digitale.

In vista del loro 48° Incontro nazionale di studi, tenutosi nel settembre del 2015, le Acli preparano un Manifesto che lancia questo evento, dal titolo “Giustizia e pace si baceranno. Ridurre le disuguaglianze per animare la democrazia”. In questo documento si analizzano le conseguenze della disuguaglianza sulla vita delle persone, sulla democrazia e sull’economia proponendo alcune piste di lavoro.

Nel febbraio 2018, dopo alcuni anni di lavoro preparatorio, viene lanciato pubblicamente il Forum Disuguaglianze Diversità nato da un’idea della Fondazione Lelio e Lisli Basso, che vede la partecipazione di otto organizzazioni di cittadinanza attiva (oltre la stessa Fondazione Basso, ne fanno parte ActionAid, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Dedalus Cooperativa sociale, Fondazione di Comunità di Messina, Legambiente, Uisp) e di un gruppo di ricercatori e accademici impegnati nello studio della disuguaglianza e delle sue conseguenze negative sullo sviluppo. Attraverso l’incontro e la collaborazione tra questi due mondi il Forum intende disegnare proposte generali per l’azione collettiva e pubblica tese a ridurre le disuguaglianze.

Questa esperienza ci sembra molto importante perché si pone l’obiettivo, che condividiamo, di introdurre delle misure in grado di ridurre la disuguaglianza nel nostro Paese. Le 15 proposte di giustizia sociale presentate dal Forum DD lo scorso mese di marzo sono un buon punto di partenza che merita di essere approfondito, discusso e implementato.

Recentemente le Acli hanno aderito alla CampagnaChiudiamo la forbice. Dalla disuguaglianza al bene comune: una sola famiglia umana” promossa da diverse realtà del mondo cattolico, lanciata in occasione del terzo anniversario dell’uscita della Laudato Si’, nel luglio 2018. Un’iniziativa ambiziosa che vuole assumere come priorità il garantire ad ogni donna e ogni uomo che vive su questo pianeta la possibilità di vivere una vita dignitosa e piena, libera dalla paura e dal bisogno, in questa generazione e nelle generazioni future, affinché le migrazioni siano una scelta libera.

Si tratta di una prospettiva complementare con quella sviluppata da chi approfondisce l’esigenza di un dibattito sulla diseguaglianza centrato sulla situazione nel nostro paese come il “Forum Disuguaglianze Diversità”.

Per questi motivi abbiamo deciso di incentrare il nostro focus non solo sull’analisi delle varie forme di disuguaglianza e sulle loro cause, ma anche su come sia possibile ridurre le varie forme di disuguaglianza.

Iniziamo con il nostro direttore, Leonardo Becchetti (Docente di Economia Politica presso l’Università Tor Vergata) che afferma: “Se vogliamo risolvere il problema della diseguaglianza dobbiamo pertanto lavorare in due direzioni fondamentali. Primo, trovare ricette “a prova di globalizzazione” ovvero capaci di evitare l’innesco di un’ulteriore corsa al ribasso con delocalizzazioni e perdita di lavoro e di valore economico nei nostri territori. Secondo, comunicarle efficacemente. (…) Il contrasto alla diseguaglianza in un sistema economico profondamente mutato dopo la globalizzazione richiede intelligenza e fantasia. E deve trovare soluzioni a prova di delocalizzazione”.

Per Gianluca Budano (Consigliere di Presidenza Nazionale Acli con delega alle Politiche della Famiglia e della Salute e Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare) “il senso d’ingiustizia, ormai molto diffuso tra i cittadini italiani, trova delle robuste conferme empiriche anche in altre dimensioni dell’agire sociale diverse da quelle economiche.  Negli ultimi anni si registra un indebolimento di alcuni diritti universali. In particolare, preoccupa la difficoltà di accesso ai servizi sanitari gratuiti, che ha generato un aumento della spesa delle famiglie italiane costrette a rivolgersi a strutture private”.

Fabio Cucculelli (Dipartimento Studi e Ricerche Acli nazionali e redattore del sito Benecomune.net) osserva come “l’esistenza di condizioni che determinano un costante aumento della disuguaglianze se non vengono affrontate, mina la sopravvivenza stessa della democrazia, o quanto meno porta ad una crisi di quei governi o partiti che secondo i cittadini non sono stati in grado di affrontare la questione della disuguaglianza, che, non va dimenticato, è una questione di giustizia”.

Patrizia Luongo (Economista Forum Disuguaglianze Diversità) sottolinea come “in Italia, come altrove, disuguaglianze crescenti hanno generato diffusa ingiustizia sociale. Paura, risentimento e rabbia sono cresciuti nelle fasce più vulnerabili della società dando vita a una dinamica autoritaria. Seguendo l’insegnamento di Anthony Atkinson, il Forum Disuguaglianze Diversità – un’alleanza tra cittadinanza attiva e ricercatori coordinata da Fabrizio Barca – ritiene che questo stato di cose non sia inevitabile. Esso è piuttosto il risultato dell’inversione di marcia politica e culturale che ha avuto luogo negli ultimi trent’anni. Dobbiamo di nuovo cambiare direzione

Per Lorenzo Sacconi (Forum DD e docente di politica economica presso l’Università di Milano) “finche’ il lavoratore è solo un fornitore di mezzi, egli non rientra tra coloro che possono stabilire i fini dell’impresa, e non può dunque esercitare autonomia nel senso di partecipare a stabilire gli scopi della forma di cooperazione sociale cui partecipa. Al contrario la democrazia economica nella forma dei Consigli del Lavoro e della Cittadinanza, cioè assai vicina alle concrete condizioni di vita e lavoro, farebbe sì che gli scopi dei diversi stakeholder si compongano nella definizione degli obbiettivi dell’impresa”.

Andrea Michieli (Campagna Chiudiamo la Forbice e Centro Studi Azione Cattolica Italiana) osserva come “l’obiettivo posto con la campagna Chiudiamo la forbice sia alto e inedito; reso ancora più complesso dall’ambizione di non guardare ad un singolo aspetto della questione, ma dal tentativo di guardare alla complessità delle cause delle diseguaglianze. Non poteva che essere così visto che il nostro fondamento è prendere sul serio le sfide che Laudato si’ ci ha posto”.

Nel mese di giugno proporremo i contributi di: Elena Granaglia (Forum DD e docente di Scienza delle finanze presso l’Università di Roma “Sapienza”),  e Mikhail Maslennikov (Policy advisor di Oxfam Italia).

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