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Tra due settimane, i cittadini dei 27 Stati dell’Unione Europea, saranno chiamati alle urne per decidere di procedere nel cammino verso una confederazione e poi una federazione degli Stati Uniti d’Europa. Parallelamente, in Italia 3.865 municipi, quasi la metà dei Comuni del paese, rinnoveranno le proprie amministrazioni. Il duplice obiettivo dell’appuntamento elettorale deI 26 Maggio, sarà quello di resistere al sovranismo nazionalista e populista e di iniziare a costruire una “Rete Civica Popolare” per un nuovo rinascimento italiano ed europeo…

Tra due settimane, i cittadini dei 27 Stati dell’Unione Europea, saranno chiamati alle urne per decidere di procedere nel cammino verso una confederazione e poi una federazione degli Stati Uniti d’Europa. Oppure iniziare il processo per dissolvere un sogno, una speranza ed ora, nell’era globale, la necessità di un’Europa sovrana e soggetto decisivo per la pace e la sostenibilità del pianeta.

Parallelamente, in Italia 3.865 municipi, quasi la metà dei Comuni del paese, rinnoveranno le proprie amministrazioni. La regione Piemonte eleggerà una nuova legislatura, ed il Trentino A.A. Svolgerà le elezioni suppletive dei suoi due collegi elettorali della camera dei deputati. Un appuntamento elettorale strategico, quello di fine mese, e di estrema importanza sia per il futuro scenario continentale e globale, sia per la buona e coerente amministrazione locale dei nostri territori.

In questo contesto politico, torna alla mente, l’imprescindibile, e sempre attuale slogan: “pensare globalmente ed agire localmente, più che mai, oggi da assumere come impegno per i cittadini attivi, responsabili e protagonisti consapevoli della società futura.

Sentinelle del territorio, ma con uno sguardo rivolto ad un sempre più largo scenario globale. La filiera della sostenibilità sociale economica ed ambientale, va declinata nei programmi Politici a tutti i livelli istituzionali in una dinamica relazionale che attui in modo concreto gli obiettivi dell’agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile con un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione, per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale dell’agenda per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

La meta dello Sviluppo Sostenibile globale, dà seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals) che li hanno preceduti, e rappresenta obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. ‘Obiettivi comuni’ significa che essi riguardano tutti i Paesi, le comunità locali e tutti le persone: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.

Tuttavia alcune analisi politiche che leggiamo sui mezzi d’informazione, c’inducono a forti preoccupazioni per un eventuale successo delle forze sovraniste, populiste, nazionaliste, xenofobe e razziste… insomma una sorta di generale vittoria reazionaria contro la visione positiva progressista e riformista della fine novecento.

La sinistra storica, davanti a questo scenario, si trova spaesata ed incapace di reagire con un nuovo progetto riformista che sappia infondere una nuova speranza collettiva e condivisa per un mondo migliore. Troppe sono state le contraddizioni ai vari livelli per potere in breve tempo recuperare credibilità da parte dei partiti storici. Troppe sono le strumentalizzazioni, le fake ed i “fuorigioco” che invadono il campo della politica democratica con lo scopo di screditarla.

Pochi sono i tentativi di far passare l’oggettivo messaggio che la politica è lo specchio della società. Una società liquida, che esprime una cultura debole, non può che determinare una politica istituzionale contraddittoria e confusa.

In questo scenario, sono davvero taglienti e centrate le parole del filosofo Kierkegaard, e sembrano scritte per la comunità sociale e politica odierna: “La nave è ormai in mano al cuoco di bordo, e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani”.

Il pressappochismo, la superficialità, la politica urlata, la rabbia del risentimento e del rancore, il linguaggio ruvido e violento, unitamente ad una disintermediazione aiutata dall’informazione dei social, rappresentano la dimensione degenerata dell’attuale dibattito politico. In questo contesto, ora più che mai vi è bisogno di un sano discernimento per riprendere un progetto che sappia davvero riunire i “liberi e forti” del terzo millennio per far fronte alle forze reazionarie e populiste.

Diversamente da questa degenerazione, il Popolarismo, fondato sui principi della solidarietà, sussidiarietà, personalismo comunitario e bene comune attuato a tutti i livelli potrà essere l’ispirazione di un programma Politico per solide e lungimiranti istituzioni.

Certamente è più facile iniziare dal livello locale. Per queste elezioni amministrative, sarebbe molto interessante fare un censimento dell’elevato numero di liste civiche che si presentano a livello comunale. Infatti nella confusione generale, è dalla Municipalità, dall’operare concretamente sui territori che può iniziare un grandissimo lavoro politico anche agli altri livelli. È da qui che il Popolarismo civico, può iniziare il lungo percorso di una società più coesa per un progetto Politico Europeo e Globale.

Il duplice obiettivo dell’appuntamento elettorale deI 26 maggio, sarà quello di resistere al sovranismo nazionalista e populista. Nel contempo iniziare a costruire una “Rete Civica Popolare” per un nuovo rinascimento italiano ed europeo capace di raggiungere la pace e lo sviluppo sostenibile del pianeta.

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