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, Collana “Focus”
"Come il mercato non può svolgere contemporaneamente la funzione di campo e di regole del gioco, così lo stato non può essere arbitro e giocatore.
  È questo il principale problema nell’agenda del governo mondiale".
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Il dibattito sull’economia sociale di mercato, come soluzione alla crisi del  sistema italiano, è stato recentemente protagonista sulle principali testate giornalistiche. Autorevoli commentatori hanno argomentato pro o contro questo modello. Ma quali sono le caratteristiche e gli sviluppi storici e teorici che lo renderebbero proponibile nel contesto attuale?

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L’Autore ne ripercorre la genesi, a partire dal quel filone del liberalismo europeo chiamato ordoliberalismo, fino all’originale interpretazione di don Luigi Sturzo in Italia.

Basata su alcuni capisaldi quali l’economia di mercato, la libera iniziativa, la lotta ai monopoli (pubblici e privati) e la stabilità monetaria, l’economia sociale di mercato è distante sia dalle dottrine interventiste come dal capitalismo selvaggio. Al centro c’è l’idea che il sistema economico, per esprimere al meglio le proprie funzioni produttive-allocative, dovrebbe operare in conformità con una “costituzione economica” che lo stato stesso pone in essere.

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