Dopo un decennio di crisi l’apprendistato è arrivato ad una svolta: o una profonda innovazione ne potrà garantire il futuro oppure bisognerà prendere atto dell’impossibilità di costruire anche in Italia un sistema duale. La formazione professionale potrebbe già essere l’ambito dove sperimentare percorsi di successo nell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, dando gambe alla realizzazione di questo sistema

Si sta progressivamente consolidando un sostanziale cambiamento delle preferenze di giovani e famiglie verso l’offerta tradizionale della scuola secondaria superiore. Sono oggi infatti oltre 300 mila i giovani iscritti che hanno scelto la IeFP evidenziando una crescita ininterrotta dall’avvio delle sperimentazioni nel 2003 fino alle ultime iscrizioni del 2014.

E’ questo uno degli indicatori del cambiamento, probabilmente accelerato dalla crisi economica ed occupazionale, che evidenzia una rimodulazione delle scelte nella direzione di rafforzare le competenze professionali dei giovani per facilitarne l’inserimento nel mercato del lavoro, scegliendo quelle filiere che danno maggiori opportunità occupazionali.

Secondo le previsioni del Cedefop per il 2020, il peso della cosiddetta occupazione “sostitutiva” si concentrerà nei prossimi anni su qualificazioni di natura tecnica e professionale. E’ proprio a questa logica che risponde la filiera dell’Istruzione e Formazione Professionale che, nei quasi 10 anni dalle prime sperimentazioni, ha potuto crescere ininterrottamente dimostrando una notevole vitalità, in un panorama segnato da scarse variazioni di iscrizioni nelle filiere scolastiche del secondo ciclo.

Con queste caratteristiche si presenta oggi la filiera dell’IeFP che rappresenta la prima e fondamentale gamba di ogni sistema duale; l’altra è l’apprendistato. Tuttavia la dinamica di questi due attori, che sono chiamati a cooperare sempre più sinergicamente per dare una marcia in più al difficile percorso del rilancio dell’occupazione giovanile in Italia, è stata divaricante. Al crescere della prima, corrisponde oggi un forte calo dell’apprendistato che va ben oltre all’andamento congiunturalmente negativo del mercato del lavoro giovanile, evidenziando elementi strutturali di crisi. Parlare quindi della costruzione di un sistema duale italiano significa implicitamente affrontare le ragioni di debolezza dei due sistemi che ne caratterizzano l’esistenza.

I dati relativi ai rapporti di lavoro in apprendistato di questi ultimi anni evidenziano con chiarezza la strutturale riduzione di consenso verso questa forma contrattuale che oggi raggiunge appena 469.855 apprendisti di cui un insignificante numero di 3.842 minori. Nel volgere di pochi anni l’apprendistato ha perso oltre il 40% di addetti nonostante il ripetuto intervento normativo che ne ha aggiornato il profilo (soprattutto con l’introduzione dell’apprendistato per la qualifica ed il diploma). Ma ciò non ne ha invertito la tendenza fallimentare.

La disamina delle ragioni per cui non ha messo radici una coraggiosa innovazione ed anzi l’intero sistema mostri gravi crepe, è sicuramente molto lunga e complessa. Noi qui ci limitiamo ad alcune criticità e riflessioni. Al primo posto delle criticità va messo sicuramente il frastagliamento delle norme sulle formazione, che le Regioni hanno posto sui propri territori, differenziandosi fortemente. Le imprese, particolarmente quelle piccole, si sono trovate a fronteggiare ostacoli e complicazioni che hanno scoraggiato il ricorso a questa forma contrattuale.

Le procedure di svolgimento della formazione sono sembrate agli occhi degli imprenditori più complicate e difficili proprio per la mancanza di una tradizione consolidata di relazioni tra sistemi formativi e imprese. Inoltre è risultato pesante l’aggravio dei costi della retribuzione soprattutto nelle tipologie di apprendistato che richiedono più lunghi percorsi di formazione.
La politica, dal canto suo, non ha saputo declinare unitariamente le politiche per lo sviluppo dell’apprendistato con un parallelo rafforzamento della formazione.

Dopo un decennio di crisi l’apprendistato, e quindi lo stessa possibilità di costruire un sistema duale in Italia, è arrivato ad una svolta ineludibile. O una profonda innovazione ne potrà garantire il futuro, oppure bisognerà prendere atto dell’inesorabile sconfitta di ogni disegno italiano sulla costruzione di un sistema duale. Scontiamo infatti l’anomalia italiana di aver fatto dell’apprendistato un contratto di lavoro, anziché come nei paesi del centro Europa, una peculiarità dei percorsi formativi.

In attesa di far maturare un percorso nuovo che costruisca un vero sistema duale tra formazione e impresa, non resta che sperimentare qualche nuova formula innovativa. Il MIUR ha messo in campo una intesa con ENEL per la realizzazione di percorsi duali in formazione e apprendistato per 150 giovani che lavorando conseguiranno il diploma in alta formazione. La formazione professionale potrebbe lanciare la sfida di sperimentare percorsi di successo nell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale. Ancora qualche spazio per cercare di invertire una pericolosa tendenza al declino c’è e va utilizzato.

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