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“Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo”

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(Lev Tolstoj, Anna Karenina, 1877)

Nel tempo in cui niente è più al suo posto e le certezze vacillano si assiste un po’ increduli a una sovversione che di fatto è già avvenuta. Il discorso della scienza e il discorso del neo-capitalismo la fanno da padroni. La governance combinata dei due discorsi è cresciuta a dismisura e ha fatto cadere i fondamenti della tradizione. Jacques Lacan, nel 1938, preannuncia la caduta della famiglia patriarcale. Caduta che mette in questione il rapporto tra i sessi, viene meno la prevalenza del principio maschile e appare ciò che stava in ombra, il principio femminile.

La donna non coincide più con la madre. Alla fine degli anni Sessanta la diffusione dei metodi contraccettivi introduce la disgiunzione tra sessualità e procreazione. Le riforme degli anni Settanta modificano profondamente l’ordine della famiglia: divorzio, aborto, eguaglianza del figlio naturale e del figlio legittimo, adozione, deistituzione del pater familias e istituzione della responsabilità genitoriale.

Nella seconda metà degli anni Settanta le biotecnologie irrompono, sovvertono il rapporto tra sessualità e generazione, e tra generazione e gestazione. Mater non più certa est. Si delinea un’opposizione tra fecondazione naturale e fecondazione artificiale. Se da un lato le tecniche di fecondazione assistita appaiono sulla scena per far fronte alla sterilità, e si rivelano in alcuni casi utili strumenti terapeutici, dall’altro allargano le possibilità di generazione. Ciò che un tempo era dell’ordine della natura viene meno. Dunque tutti possono procreare. Donne sole, uomini soli, coppie eterosessuali, coppie gay, coppie lesbiche.

L’avvento della medicina moderna rompe la totalità dell’organismo e lo parcellizza. Si moltiplicano le competenze e il corpo viene ridotto in pezzi. La biologia contemporanea riduce la riproduzione a tre elementi: ovulo, spermatozoo, utero. Il laboratorio diviene luogo di fecondazione. Si costruiscono le banche dello sperma e degli ovuli, e non ultimo si può “affittare l’utero”. Gli elementi utili alla procreazione si possono donare o in altri casi addirittura comprare. Oggi non si può più parlare solo di famiglia al singolare. La famiglia si pluralizza. Monoparentali, allargate, ricomposte, adottive, omosessuali etc. Una serie di questioni etiche, politiche e antropologiche si palesano.

In Italia la legge Cirinnà sulle Unioni civili ha dato il via a una bagarre mediatica. Tante parole vuote intrise di ideologie e di pre-giudizi o di oscurantismo fanno eco. Tutti credono di avere la risposta giusta. Schieramenti opposti si fanno la guerra. Propongo di fare un passo indietro e di aprire un tempo per comprendere. Ripartiamo dalla legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita (PMA). Possono accedere alla tecnica solo le coppie eterosessuali coniugate o conviventi in età fertile. La PMA è vietata ai single, alle coppie omosessuali e alle “mamme-nonne” e si possono impiantare non più di tre embrioni. Donne sole, coppie omo ed etero vanno all’estero, le procedure sono più semplici e si può accedere alla fecondazione eterologa o alla gestazione per altri. E già in Italia ci sono figli nati “fuori legge”, per dirla con Freud “fuori dall’Edipo”. Siamo nell’era dell’al di là dell’Edipo.

Ma veniamo al nocciolo. Il punto della legge Cirinnà che divide è la stepchildadoption. C’è chi urla all’omofobia, c’è chi rivendica la famiglia tradizionale. Sospesi tra il non più e il non ancora, in una sorta di interregno, assistiamo di fatto a un dibattito acceso sulla maternità surrogata. Ci sono movimenti di donne che indicano il pericolo dell’uso improprio del corpo delle donne, dello sfruttamento delle donne. Ci sono coloro che si interrogano sulle conseguenze psicologiche sulle donne e sui bambini. La psicoanalisi non può essere utilizzata come strumento di conservazione sociale né tanto meno come pratica che autorizza l’entusiasmo e la volontà di procreare a tutti i costi oltrepassando ogni limite. A tal proposito necessitiamo di una legge che istituisca un quadro normativo. Oggi non si può più parlare solo del desiderio di un figlio, ma di diritto ad avere un figlio e non ultimo dei diritti dei bambini nati “fuori legge” che di fatto già abitano il nostro paese.

La psicoanalisi ci permette di leggere ciò che accade, e di porre degli interrogativi. Lacan afferma: “Siete nati da due germi che non avevano nessun motivo di unirsi a parte questa strana cosa che si è convenuto chiamare amore” (Lacan, 1998). Ciascun essere parlante si trova a dover fare i conti con l’enigma della sua venuta al mondo e nel corso della vita cercherà delle risposte. Al di là della volontà cosciente di generare un figlio, si tratta di introdurre il desiderio inconscio che anima la coppia. E nelle Due note sul bambino (Lacan, Altri scritti, 2013) aggiunge che è necessario che questo desiderio non sia anonimo e che ci sia dal lato materno “un interesse particolareggiato” per il nuovo nato, e dal lato paterno “il suo nome è il vettore di un’incarnazione della Legge nel desiderio”.

Dunque per l’essere parlante il padre e la madre non coincidono con la mera funzione biologica, ma sono funzioni simboliche che possono essere esercitate da chiunque, al di là del genere. Il bambino è già inscritto in un discorso familiare prima della nascita, in una trama che attraversa più generazioni. Lacan nelle Allocuzioni sulle psicosi (Altri scritti, 2013) ribadisce che “ogni formazione umana ha per essenza e non per accidente di porre un freno al godimento”. E questo freno viene posto dal padre, padre che non coincide con il genitore. La funzione paterna introduce una inter-dizione tra la madre e il bambino, estrae il bambino dalla posizione di oggetto della madre, una separazione vitale che permette al bambino di situarsi come soggetto. Jacques Alain Miller (2012) indica che la famiglia si sostiene sul malinteso, sul segreto e sul non detto.

Quali destini dei figli nati “fuori legge”, dove ci sono madri biologiche, madri che portano avanti la gestazione, madri adottive, padri anonimi, padri adottivi? Alle porte degli psicoanalisti busseranno soggetti con nuovi segreti, nuovi malintesi, nuovi non detti. Li sapremo leggere? Si certo, saremo sempre pronti ad accogliere la sofferenza di coloro che domandano, di inventare e re-inventare risposte per far fronte al disagio della civiltà, al di là di qualsiasi modello di famiglia ideale, di madre ideale, di padre ideale, di figlio ideale.

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