L’Europa è in mezzo al guado. Ma l’attenzione delle autorità comunitarie e dei singoli governi dell’UE si concentra quasi esclusivamente sul rigore, a senso unico, che rischia di bruciare le possibilità di ripresa impedendo di cogliere le opportunità presenti. L’Europa deve legare la qualità e la quantità del suo sviluppo a una globalizzazione più equa e solidale attraverso la proposta di un modello coerente con i suoi valori e la sua cultura

L’Europa è oggi in mezzo al guado. Da un lato registriamo le difficoltà dell’euro, l’indebitamento pubblico che in alcuni paesi ha largamente superato il livello di guardia con il conseguente pericolo di insolvibilità su cui gioca la speculazione internazionale, la pesantezza delle misure di austerità che ridimensionano le politiche di welfare e deprimono i livelli di attività e di occupazione; dall’altro lato non possono però essere sottovalutate le enorme potenzialità di un continente che, non ostante tutto, presenta degli “atouts” unici al mondo.

Al presente l’attenzione delle Autorità comunitarie nonché dei singoli governi dell’Unione Europea si concentra quasi esclusivamente sul primo aspetto e il rigore, a senso unico, rischia di bruciare le possibilità di ripresa e soprattutto impedisce di cogliere le grandi opportunità insite nel secondo aspetto. È da queste opportunità che occorre partire per costruire il futuro dell’Europa. In altri termini occorre puntare sul futuro per risolvere i problemi del presente. In questa prospettiva richiamiamo, per memoria, alcuni punti di forza del nostro continente.

In primo luogo l’Europa è ricca per ciò che produce, per le sue imprese, le sue infrastrutture, il livello qualitativo dei suoi servizi. Con 500 milioni di consumatori ad alto reddito costituisce il crocevia del commercio internazionale. Né l’America né l’Asia possono prosperare senza l’Europa.

In secondo luogo l’Europa può fare giocare la forza della sua diversità
, la profondità della sua storia e della sua cultura che alimentano creatività e capacità di innovazione in tutti i campi.

In terzo luogo l’Europa presenta livelli molto elevati di qualità in tutti i comparti
. Dal capitale umano ai sistemi educativi, all’ambiente naturale, storico e artistico. La sua forza attrattiva non ha eguali.

In quarto luogo l’Europa conosce il senso e il valore della solidarietà
. La sua spesa pubblica in materia sanitaria, assistenziale, previdenziale, educativa, di promozione del lavoro, di tutela della famiglia, di lotta alla povertà, ancorché inadeguata di fronte alla gravità dei problemi, è di molto superiore rispetto a quanto si verifica altrove..

Qui sta l’eccezionalità dell’Europa ma anche la sua fragilità qualora il cammino intrapreso venisse in qualche modo frenato. È pertanto giocoforza proseguire con determinazione e speditezza, ben sapendo che l’unico sbocco possibile è quello dell’unione politica dell’Europa attraverso la realizzazione di un assetto federale. Unione politica vuol dire fiscalità sovranazionale, tesoro europeo, risorse proprie considerevolmente accresciute, eurobond, investimenti rilevanti in beni pubblici europei, aumento dei poteri della Banca Centrale a somiglianza della FED americana. Unione politica significa altresì che, in prospettiva, la cessione di sovranità da parte dei singoli stati non dovrà avvenire soltanto nell’economia ma anche nella politica estera e di difesa. Non si tratta di un gioco a somma zero bensì a somma largamente positiva.

Quanto sopra indicato presuppone un passaggio ulteriore, condizionante. L’Europa non può costruire se stessa ignorando gli altri. Su questo fronte l’Europa si pone oggi in una posizione di grande debolezza. Non si possono fare i conti con il futuro senza una lungimirante visione del mondo, capace di andare al di là dei problemi e degli interessi contingenti.

L’Europa cosa dunque può fare per gli altri? L’avvenire dell’Unione Europea dipende e dipenderà sempre più da quelle realtà umane, sociali, economiche che oggi si trovano al di fuori dell’Unione, ma dalle quali essa è drammaticamente interpellata. Con altre parole l’Europa deve legare la qualità e la quantità del suo sviluppo a una globalizzazione più equa e solidale, ciò attraverso la proposta di un modello coerente con i suoi valori e la sua cultura. Un modello capace di aiutare le diverse realtà locali ad essere protagoniste della loro crescita. In quest’ottica vanno collocati sia i trasferimenti bilaterali o multilaterali di tecnologia, la realizzazione di joint ventures, la fornitura di know how sia più in generale le questioni della remissione del debito, della realizzazione di una fiscalità internazionale, del riorientamento dei flussi finanziari passando da una logica speculativa di breve termine a una logica di promozione dello sviluppo reale.

L’Europa cosa può fare per gli altri? Occorre investire in consapevolezza globale e in responsabilità collettiva. Responsabilità e progettualità dei molteplici soggetti e istituzioni europee, che a vario titolo, possono dare il loro contributo. Di fronte all’esplosione delle differenze sociali, culturali ed etniche l’Europa ha una sola alternativa. Quella di essere spazio di riconciliazione e di dialogo. Spazio per ricostruire su basi nuove le mediazioni politiche e sociali tra economia e cultura. Spazio ove le molteplicità di appartenenza diventano fattore di arricchimento e di crescita.

In quest’ottica vanno collocati sia i trasferimenti bilaterali o multilaterali di tecnologia, la realizzazione di joint ventures, la fornitura di know how sia più in generale le questioni della remissione del debito, della realizzazione di una fiscalità internazionale, del riorientamento dei flussi finanziari passando da una logica speculativa di breve termine a una logica di promozione dello sviluppo reale.

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