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Crediamo sia urgente aprire in Italia ed in Europa un confronto sul tema dell’invecchiamento, per proporre strategie d’intervento e soluzioni in un’ottica integrata. In particolare crediamo che la valorizzazione delle competenze e delle potenzialità in ambito educativo, formativo e lavorativo costituisca una tematica di riflessione poco esplorata, ma di grande importanza anche rispetto alla dimensione dell’apprendimento-scambio intergenerazionale

Secondo il Rapporto sull’Invecchiamento e la Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (ottobre 2015) grazie ai progressi della medicina e della ricerca, la popolazione mondiale di età superiore ai 60 anni raddoppierà entro il 2050, passando dai 900 milioni di individui di oggi a quasi 2 miliardi, e supererà il numero dei bambini di età inferiore a 5 anni entro il 2020.

Questo Rapporto rivede lo stereotipo degli anziani come persone necessariamente fragili e dipendenti, mettendo in evidenza come spesso il loro contributo venga tenuto in poca considerazione. Infatti, mentre alcune persone anziane richiedono assistenza e sostegno, bisogna sottolineare che le caratteristiche della popolazione anziana sono molto diversificate e come questa sia capace di offrire molteplici contributi alle famiglie, alle comunità e alla società nel suo complesso. Contributi che, da quanto emerge nel Rapporto, superano di gran lunga tutti gli investimenti che potrebbero essere necessari per fornire i servizi sanitari, l’assistenza a lungo termine e la sicurezza sociale, che le popolazioni più anziane richiedono.

Papa Francesco, in occasione dell’udienza organizzata dall’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani (Anla) e dalla federazione Senior Italia di FederAnziani (15 ottobre del 2016), ha proposto un’interessante riflessione su questo tema, che vale la pena riprendere: “La Chiesa guarda alle persone anziane con affetto, riconoscenza e grande stima. Esse sono parte essenziale della comunità cristiana e della società, in particolare rappresentano le radici e la memoria di un popolo”.

“(…) Non lasciate che questa cultura dello scarto vada avanti, fate che ci sia sempre cultura inclusiva. C’è bisogno degli anziani per dare la saggezza. Parlate con i vostri nipotini, parlate. Lasciate che loro vi facciano domande. (…) Quanti nonni si prendono cura dei nipoti, trasmettendo con semplicità ai più piccoli l’esperienza della vita, i valori spirituali e culturali di una comunità e di un popolo!”

I responsabili pubblici, le realtà culturali, educative e religiose, come anche tutti gli uomini di buona volontà, sono chiamati a impegnarsi per costruire una società sempre più accogliente e inclusiva. E’ importante anche favorire il legame tra generazioni. Il futuro di un popolo richiede l’incontro tra giovani e anziani: i giovani sono la vitalità di un popolo in cammino e gli anziani rafforzano questa vitalità con la memoria e la saggezza”.

Queste considerazioni del Papa ci offrono degli spunti culturali interessanti, capaci di orientare l’azione sociale e politica. L’obbiettivo di questo nostro focus è quello di affrontare l’analisi della vecchiaia in una prospettiva nuova, per ripensare e contestualizzare le politiche per l’active aging; per immaginare soluzioni nuove, per modificare i nostri atteggiamenti, stili e contesti di vita e di lavoro.

Crediamo sia urgente aprire in Italia ed in Europa un confronto sul tema dell’invecchiamento, per proporre strategie d’intervento e soluzioni in un’ottica integrata e per non essere complici e vittime di politiche improvvisate e inadeguate. In particolare crediamo che la valorizzazione delle competenze e delle potenzialità in ambito educativo, formativo e lavorativo costituisca una tematica di riflessione poco esplorata, ma di grande importanza anche rispetto alla dimensione dell’apprendimento/scambio intergenerazionale. Se è vero infatti che le trasformazioni tecnologiche creano delle fratture intergenerazionali rispetto ad alcune competenze tecnico-professionali, rimane anche profondamente vero che nelle competenze di base, nelle soft skill e nel saper fare di tanti mestieri, lo scambio intergenerazionale è la più grande risorsa formativa di cui disponiamo.

Sulla base di queste considerazioni abbiamo chiesto ad alcuni esperti di rispondere ad una serie di domande: perché l’anziano viene percepito come un peso, un costo, uno “scarto”, piuttosto che come una risorsa preziosa per la società? Quali stereotipi sociali e culturali ostacolano il diffondersi di una cultura che torni a valorizzare il ruolo delle persone anziane, oggi così rilevanti in termini di “peso” demografico? Quali risorse può mettere in campo la popolazione anziana sul piano della cura dei minori, dell’educazione, della formazione e del lavoro? Su quali altri ambiti è possibile valorizzare gli anziani? Quali politiche di active aging mettere in campo in ambito europeo e italiano? Come costruire nuovi legami intergenerazionali, capaci di valorizzare la dimensione psicologica, culturale, antropologica e pedagogica di queste relazioni? E’ possibile sviluppare relazioni fatte di consegne e cura reciproca? Quale ruolo possono svolgere le realtà della società civile?

Iniziano con Serafino Zilio (Segretario nazionale Fap Acli) che sottolinea come “gli anziani deboli, non per ciò riguarda la salute, ma perché soli, vadano inseriti in un circuito di aggregazione sociale, promuovendo percorsi di riattivazione che puntino sulla partecipazione alla vita sociale. Qui si gioca il ruolo aggregativo e di cura delle relazioni, della vita buona, che la Fap svolge da anni e che è chiamata a svolgere con rinnovato impegno”.

Marco Bonarini (esperto di Bibbia) sottolinea come “nella Bibbia la sapienza dell’anziano non è un dato solo esperienziale, ma è correlato con il timore di Dio, cioè con la fedeltà di una vita alla parola di Dio ascoltata. E’ attraverso questo ascolto di Dio, messo poi in pratica, che nasce la sapienza che permette di dire bene e benedire un anziano sapiente, capace di portare vita, luce e conforto, là dove la vita è minacciata“.

Irene Gatti (Esperta di educazione che collabora con Enaip nazionale) osserva come “la società civile sia chiamata a elaborare proposte e soluzioni per la valorizzazione delle competenze e delle potenzialità in ambito educativo, formativo e lavorativo di cui sono portatori gli anziani, tematica di riflessione poco esplorata, ma di grande importanza anche rispetto alla dimensione dell’apprendimento/scambio intergenerazionale”.

Per  Claudia Montedoro (CompEU) “l’allungamento della vita lavorativa rende urgente una politica di riqualificazione e di promozione dell’attività lavorativa per i lavoratori maturi al fine di ridurre situazioni di grave marginalità socio-economica”.

Anna Maria Basile (Segreteria nazionale Azione Cattolica – area formazione) – il cui contributo verrà proposto nei prossimi giorni – racconta le attenzioni educative e formative che l’Azione Cattolica Italiana sta dedicando al tema degli anziani.

Chiudiamo con due interviste. Nella prima, Lucio Turra (Presidente IPAB di Vicenza) sottolinea come “gli anziani debbano acquisire un proprio protagonismo e come vannoeducati’ a mettere in campo tutti i loro talenti e le loro capacità a servizio della collettività. La loro vita non può solo fermarsi a godere dei propri interessi personali. Esiste un principio di restituzione che deve essere capito dagli anziani stessi e favorito dalla stessa società e dalla legislazione”.

Nella seconda, Edo Patriarca (Presidente Centro nazionale per il volontariato e deputato PD) sottolinea che “gli anziani sono una risorsa importante perché possono aiutare i giovani a leggere il tempo in cui vivono. Una persona anziana dovrebbe aiutare i ragazzi a guardare al futuro, ad intrepretare la realtà con la consapevolezza di quello che si ha”.

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